Tre medaglie ricordano il “no” coraggioso al nazifascismo: Siena omaggia gli internati militari
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“Questa vicenda lo ha segnato per tutta la vita… La cosa brutta è che purtroppo queste esperienze non fanno scuola”.
Cristiana Battini ha ricordato così suo padre Raffaello, aviere di leva classe 1923, internato nel campo di concentramento di Thorn e sopravvissuto per miracolo a pleurite e privazioni.
La sua storia, insieme a quella di Galileo Caselli e di Nando Malacarne, è stata al centro della “Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi”, celebrata questa mattina in Prefettura.
Un appuntamento solenne, istituito quest’anno con una legge, per conservare la memoria di militari e civili italiani che rifiutarono di aderire alla Repubblica sociale e furono deportati nei lager nazisti.
Tre le medaglie d onore consegnate ai familiari, conferite dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con decreto dell’8 luglio scorso.
A ricevere l’onorificenza per Galileo Caselli è stato il nipote Luca: “Mio padre aveva iniziato a raccogliere la documentazione, poi non era riuscito a portarla a termine. Con mio fratello abbiamo voluto riprendere il percorso: oggi si rende finalmente giustizia a chi ebbe il coraggio di opporsi al nazifascismo”.
Caselli, catturato a Trieste nel settembre 1943, rifiutò di combattere per l’Asse e venne deportato nello Stalag IIIB, dove sopravvisse lavorando in modo coatto come manovale in un birrificio, patendo gelo e maltrattamenti.
La testimonianza di Paolo Malacarne ha restituito la voce del padre Nando, ventenne torritese catturato in Grecia e deportato in Cecoslovacchia: “L’ufficiale intimò ai soldati di passare con i tedeschi, ma tutti fecero un passo avanti per rifiutare. Mio babbo arrivò a pesare 39 chili, debilitato dal freddo e dalla fame. È importante ricordare che non furono prigionieri di guerra, ma internati militari, privati di ogni tutela e sopravvissuti solo con mezzi di fortuna. La memoria di quella scelta antifascista deve restare viva”.
Liberato dalle truppe russe l’8 maggio 1945, Malacarne iniziò il lento ritorno verso casa a piedi o con mezzi di fortuna, fino ad arrivare, il 13 giugno 1945, in Piazza del Campo dove riabbracciò il padre, venuto a recuperarlo finalmente con una moto.
Infine, la figlia di Raffaello Battini ha ricordato il padre che, tornato a casa dopo due anni di lager, si è sempre sentito “in debito” verso chi non era riuscito a sopravvivere.