
“Rimbocchiamoci le maniche”: è stato l’invito che il nuovo presidente del tribunale di Siena Gianmarco Marinai, che si è insediato stamani, ha fatto al personale presente ad accoglierlo. Marinai, cinquantaquattrenne originario di Pisa, proviene da Livorno, dove era presidente della sezione civile.
“Abbiamo davanti problemi rilevanti: dalla digitalizzazione alla gestione dei programmi, dai processi civili e penali telematici alla carenza di personale amministrativo”, ha aggiunto, mostrando consapevolezza sulle criticità del tribunale senese. “Siamo in una situazione difficile, ma chi ha scelto di affrontarla lo fa per rendere il servizio giustizia più vicino al cittadino, più aderente alla vita reale – ha proseguito – . Il lavoro del magistrato consiste nell’applicare le norme, ma non in modo astratto: dobbiamo calarle nella quotidianità, senza mai dimenticare che esse incidono concretamente sulla vita delle persone. Dobbiamo sentirci responsabili non solo verso i cittadini di Siena e della sua provincia, ma verso tutti coloro che si affidano alla giustizia”. Quindi l’appello finale: “possiamo affrontare questo percorso e raggiungere nuovi traguardi solo tutti insieme: magistratura, procura, forze dell’ordine. Serve una sinergia che vada oltre gli interessi di parte, superando ogni chiusura individuale o istituzionale. Da parte mia, la porta è aperta. A tutti coloro che vorranno proporre soluzioni, idee, miglioramenti per il nostro servizio”.
“Lascio questo incarico a Marinai, nella certezza che la sua guida sarà sicura e serena – è l’incipit dell’intervento di Fabio Frangini, che è stato fino a stamani il presidente facente funzioni del tribunale – . Ha doti umane rare: ascolta, comprende, unisce. Le auguro che questa sia un’esperienza positiva, sia sul piano professionale che umano. Offro la mia piena disponibilità per ogni problematica che dovesse incontrare”.
“Il nostro mondo è piccolo, e la sua fama lo ha preceduto, come studioso e come organizzatore. Le aspettative sono alte, anche in una situazione oggettivamente svantaggiosa”, la riflessione del procuratore Andrea Boni. “I problemi della giustizia hanno carattere generale, e gli uffici, da soli, possono fare poco. Un nodo strutturale è la cronica carenza di personale amministrativo, che colpisce duramente la Procura. Da due anni lavoriamo con una scopertura del 50%, senza prospettive di miglioramento – ha proseguito – . Occorre poi rivedere il sistema delle pene, perché oggi non funziona più. La pena ha perso la sua funzione preventiva e rieducativa. Nessuno ha più paura del processo o della sanzione. I nostri spazi poi sono insufficienti e i problemi per gli uffici della Procura sono gravi. Il processo di acquisto dell’immobile adiacente è incagliato. Un intervento deciso a Roma potrebbe finalmente sbloccare una situazione diventata insostenibile”.
“Come avvocato, sono pronto alla piena collaborazione. Dobbiamo essere attenti a ciò che accade: noi resteremo vigili, ma sereni. Siamo, in fondo, una grande famiglia: può capitare di litigare, ma l’importante è guardare ai risultati”, le parole del presidente dell’ordine degli avvocati di Siena Antonio Ciacci.
MC