
Dalla Vernaccia fino al Brunello, passando dal Chianti e da Montepulciano: Verona chiama e le Terre di Siena rispondono all’appuntamento più importante del vino con stand e produttori.
Torna Vinitaly, con un’edizione che sarà – a causa dei dazi Usa – ancor di più crocevia del settore. Tre i giorni per capire quali saranno le reazioni alle tariffe del mandato Trump. I compratori a stelle e strisce attesi in Veneto sono tremila, saranno loro a confrontarsi con gli addetti.
“I dazi? Sì, influiscono, è innegabile – afferma Elena D’Aquanno, presidente Enoteca Italiana-. Speriamo in una contrattazione tra il nostro Governo e gli Stati interessati. Ma, devo essere sincera — come lo sono sempre stata — fino a oggi non abbiamo registrato effetti particolarmente negativi. I player sono venuti, gli americani sono presenti, e gli acquisti, penso e spero, non subiranno un calo significativo. Il mercato tiene, ma se si riuscisse ad attenuare l’impatto di questi dazi, per noi sarebbe fondamentale”.
Tra le etichette più esposte per l’export oltre oceano, secondo un’analisi dell’Osservatorio Unione Italia Vino, ci sono Chianti classico e Brunello
“Sono convinto — commenta Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio del Brunello di Montalcino — che, vista la passione che gli americani hanno per il Brunello e considerato che il nostro pubblico è composto da consumatori alto-spendenti, dobbiamo lavorare in sinergia con gli importatori. L’obiettivo è condividere il peso dei dazi, evitando che ricada sul consumatore finale. Il prezzo deve restare quello attuale”.
Dal mondo dei consorzi traspare comunque ottimismo. “È il momento di portare avanti un’azione corale – le parole del presidente del Consorzio della Vernaccia Irina Strozzi – . Dobbiamo dimostrare quanto l’unione e il lavoro di squadra possano fare la differenza. Siamo pronti a collaborare per il bene del nostro territorio e confidiamo di ricevere presto risposte positive”.