Quando un libro che riunisce prose e fotografie viene concepito e strutturato in maniera tale che, alla fine, le prime appaiono al lettore parziali senza le seconde e viceversa, allora significa che la scommessa è stata vinta, che il proposito di far dialogare le immagini e le parole è stato pienamente realizzato. È quanto accade con l’ultimo lavoro di Annalisa Coppolaro, intitolato “Luoghi Arcani” e corredato delle bellissime fotografie di Göran Söderberg.
Infatti, ciascuno dei sei capitoli (Siena, il Chianti, Murlo, Buonconvento, Monteroni d’Arbia, Sovicille) viene avvertito essere una narrazione fortemente unitaria, nella quale, cioè, l’occhio di chi legge passa in continuazione e con naturalezza dalle righe del testo alle figure, senza che si produca alcun contrasto. Ad esempio, nel terzo capitolo – o stazione o sosta o tappa – le informazioni relative alla storia di Murlo e alle periodiche apparizioni di un fantasma (l’arcano evocato dal titolo) nell’abitazione di Luciano Scali si fondono alla perfezione con le fotografie che ritraggono il borgo toscano, la Porta di Ferro, l’interno della casa dell’artista.
E lo stesso vale anche per il castello di Brolio, per quello di Grotti, per il Palazzo dei Diavoli, per Villa Cetinale, per la Rondinella, nel comune di Buonconvento, una delle migliori espressioni di architettura liberty nella provincia di Siena. Il passo che segue è tratto dal prologo che, assieme all’epilogo (“Fine del tour…”), incornicia i sei capitoli, chiarendo bene l’obiettivo che si è prefissata con questo libro Annalisa Coppolaro. “Luoghi Arcani” è impreziosito dalla prefazione di Massimo Biliorsi.
“Fine estate. Via delle Rose, Murlo. Ho parcheggiato la 500 rossa per strada, sotto casa. Göran è atterrato qualche ora fa da Stoccolma. Mi ha chiamato, sta arrivando, ha un bagaglio a mano e una macchina fotografica nell’unico zaino che come sempre porta con sé. Lo sento camminare per la strada e poco dopo suonare alla porta della mia vecchia casa di paese. Qui ho una stanza dove riesco a scrivere, una specie di soggiorno con mobili anni Sessanta e una vetrinetta, una libreria, un tavolo con un centro fatto a mano da mia zia Maria. Le giornate sono ancora abbastanza lunghe, così ho potuto terminare il libro a cui stavo lavorando. Appena arrivato, Göran appoggia lo zaino sul vecchio tavolino, sospirando. Sono felice di informarlo che un altro lavoro fatto insieme è appena giunto al termine. “Ho appena mandato tutto all’editore”, gli dico. “Bene. Ora però c’è altro da fare.” Da tempo aleggia nell’aria l’idea dei luoghi arcani di Siena e provincia. Ci piace questo aggettivo, “arcani”, che rimanda ai tarocchi, ai misteri, alle cose inspiegate, a luoghi intorno a Siena di cui abbiamo sentito parlare o che abbiamo già visitato, ma mai alla ricerca di leggende e sensazioni, di presenze e storie intriganti. È da un po’ che abbiamo in testa di fare questo tour, alla ricerca di ville, castelli, giardini che via via ho appuntato nel bloc notes. L’idea è di prendere la mia vecchia 500 e, proprio come facevano a fine Ottocento i poeti e gli artisti inglesi e americani, partire alla volta di un “Piccolo tour” dei luoghi più misteriosi della provincia senese”.
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