Chiara Bennati, Come crisalidi

Il vero protagonista di “Come crisalidi” di Chiara Bennati è il tempo, il tempo che fa e disfa le nostre vite, il tempo che occulta e rivela i diversi fili che, intrecciandosi, le disegnano, le tessono, le rendono quello che sono. L’impianto del romanzo – di studiata e perfetta simmetria – conferma suddetta centralità tematica. Nel primo capitolo, infatti, è presentato al lettore il personaggio di Lorenzo, un ingegnere, nel secondo quello di Caterina, sua sorella, un’attrice di teatro, nel terzo sono mostrati in azione insieme, mentre accolgono nella casa di famiglia, a Milano, gli amici e i conoscenti che si recano a esprimere il loro cordoglio per la morte del padre, Valerio. Poi, dal quarto al decimo capitolo, attraverso la lettura di una lunghissima lettera (“Cari figli miei, non so se avrete la voglia e il tempo di leggere quello che sto per scrivervi, ma so che devo provare a essere completamente me stesso con voi”), la narrazione risale indietro nel tempo, soffermandosi sugli snodi fondamentali dell’esistenza del defunto, a partire da quando era un bellissimo ventenne.

Infine, con l’undicesimo e col dodicesimo capitolo si torna al tempo presente, mentre quello conclusivo, il tredicesimo, si sporge in maniera decisa sul futuro tanto di Lorenzo quanto di Caterina. Ora, questa salda architettonica narrativa non risponde ad altra finalità che non sia quella di contenere il trascorrere del tempo, il fluire magmatico della vita. Finché quest’ultima, infatti, viene vissuta, a causa anche del ruolo decisivo svolto in essa dal desiderio, che è sempre una potenza che decentra e destabilizza, ogni incontro – come accade a Valerio – assume, o può assumere, l’aspetto di fattore che mina alle basi l’edificio a fatica e con entusiasmo costruito: la famiglia, il lavoro, il prestigio sociale, ciò che, insomma, è generato da un atto di volontà, laddove il desiderio in questione, giova ricordarlo, non è (invece) una proprietà del soggetto.

Da questo punto di vista, soltanto in punto di morte la vita si lascia ricapitolare e, in quanto ormai arrestata, ferma, bloccata, forse anche spiegare e giudicare. Tuttavia, finché si resta all’interno del perimetro della ricerca a tutti i costi di un significato e di una valutazione di condanna o di assoluzione – anche questa è una delle tante gabbie del vivere in società –, si rischia di perdere di vista ciò che è veramente essenziale, vale a dire che il senso del vivere, se un senso lo possiede, si trova sempre ed esclusivamente nel vivere stesso: qualunque altra considerazione su chi non c’è più, finisce inevitabilmente col dirci più cose sul conto di chi l’ha fatta che non sul conto di chi ne è l’oggetto. equation.pdf questo che Valerio ha imparato, ed è in questa sua lezione, figlia dell’esperienza, che Lorenzo e Caterina rinvengono non solo lo strumento per un rapporto finalmente sereno tra di loro, ma anche la spinta per un’esistenza nel segno dell’autenticità e della profondità. Il passo che segue è tratto dal capitolo iniziale.              

“Bussarono alla porta. ‘Ingegnere Cribari, mi scusi, è tutto pronto per la conferenza stampa. I giornalisti la stanno aspettando di là nel salone’. La figura longilinea della segretaria riportò Lorenzo alla realtà. ‘Grazie, Flavia, arrivo subito’. Si alzò e raccolse le carte dalla sua scrivania. Erano anni che aspettava quel giorno. C’era voluto tanto per arrivare alla realizzazione di quel prototipo di auto. L’aveva sognata da bambino, se l’era immaginata, aveva iniziato a pensarla con più realismo durante gli anni dell’università e ora finalmente era diventata una cosa vera e tangibile: la prima auto ad aria compressa. Una svolta. Aveva lottato contro tanti ostacoli per arrivare a quel giorno; ostacoli tecnici, ostacoli politici, ostacoli burocratici. Ma finalmente ce l’aveva fatta e ora poteva presentarla al mondo. Era un’invenzione che gli avrebbe cambiato la vita, già lo sapeva. Aveva ricevuto una miriade di proposte lavorative: dalla Germania, dagli Stati Uniti. I giorni precedenti a quello si era inebriato di tutto questo successo. Forse atteso, ma comunque inaspettato. Eppure in quel momento era altrove. La telefonata dell’assistente sociale ricevuta qualche minuto prima lo aveva catapultato in un’altra dimensione. Lui e sua moglie erano finalmente stati dichiarati idonei, potevano adottare un bambino”.

 

Chiara Bennati, Come crisalidi, Porto Seguro, Firenze 2022

 

a cura di Francesco Ricci