
Il peso che possiede nelle vicende umane l’errore è messo bene in evidenza da Diego Consales già a partire dal titolo del suo delizioso libro, “Per forza e per errore”, pubblicato da extempora. Dove, però, la parola all’apparenza (immediata) sbagliata, vale a dire “errore”, nel rimandare a quella corretta, ovvero, come sa ogni senese, “amore”, suggerisce obliquamente al lettore una verità: non di rado è la forza del sentimento che ci induce a errare. E ciò che il titolo evoca trova puntuale conferma nella vicenda narrata, la quale, giova precisarlo sin da subito, viene a poggiare sopra una saldissima base storica e documentaria, al punto da risultare inconcepibile senza l’attento e paziente studio dei documenti d’archivio condotto da Diego Consales.
È vero, infatti, che il pomeriggio del 19 agosto del 1996 un gruppo di contradaioli del Bruco, freschi di vittoria, scambiarono un monaco statunitense, Padre John Battista Giuliani (nato a Greenwich nel 1932), per l’artista inglese Joe Tilson (nato a Londra nel 1928), al quale il Comune di Siena aveva conferito l’incarico di realizzare il drappellone per la carriera del 16 agosto 1996. Così come è ugualmente vero che, cinque anni più tardi, dunque nel 2001, Padre John Battista Giuliani dipinse il drappellone per il palio del 2 luglio, vinto dalla contrada del Leocorno. Così come autentici, e dunque veri, sono le lettere, le mail, le immagini, le schermate di messanger presenti nel volume. Due destini umani e artistici, quelli di Joe Tilson e di Padre John Battista Giuliani, che s’intrecciano con quello di Diego Consales allorché quest’ultimo concepisce il progetto di scrivere “In Hoc Palio Vinces” (2022), che prevede ed esige l’incontro di persona con i pittori dei drappelloni del palio di Siena di questo secolo, tra i quali figura, ovviamente, anche Padre John Battista Giuliani. Ma nessuno sembra sapere che fine abbia fatto il religioso e, soprattutto, se sia ancora vivo. Ecco, allora, che quello che al principio pareva il resoconto, letterariamente trasfigurato, di una commedia degli equivoci poco alla volta diviene qualcosa di diverso: un atto di amore, da parte dell’autore, nei confronti della ricerca e della ricostruzione storica, le quali necessitano di acribia, serietà, passione, specie se la materia affrontata è legata a Siena e alle sue tradizioni. Il brano che segue è tratto dal capitolo d’apertura e segue la riproduzione del comunicato stampa del Comune di Siena relativo all’affidamento dell’incarico di dipingere il drappellone a Joe Tilson.
“12 agosto. Ore 18.00. Un sole rovente rendeva quasi tangibile l’aria in Piazza del Campo. Come se lo stesso tufo, adagiato per il Palio sul bordo esterno, si fosse polverizzato e nebulizzato. Forse quello stesso sole rovente aveva indotto senesi e turisti a riempire il Cortile del podestà prima del solito. Riempirlo di caldo, brusio e attesa. Il primo rito paliesco stava per compiersi. A breve sarebbe stato svelato il drappo della vittoria. Il “cencio” che sarebbe stato consegnato alla Contrada vittoriosa del Palio di agosto. La trepidazione era tangibile. Così come l’aria. Così come il caldo, il brusio, l’attesa. L’incarico di dipingere il drappellone, affidato dal Comune ad un artista straniero celebre rappresentante della pop-art britannica, aveva suscitato quella che molti chiamavano curiosità, per evitare di dire diffidenza. E, ascoltando il brusio, si potevano scoprire inediti sinonimi di pop-art appena coniati dalla estemporanea interpretazione popolare. Molti gesticolavano roteando le mani per meglio spiegare come pop-art potesse significare bizzarria. Altri con il dito indice disegnavano quadrati nell’aria per far visualizzare come pop-art significasse geometria”
Diego Consales, Per forza e per errore, extempora, Siena 2025
a cura di Francesco Ricci