Due a me paiono i temi di fondo del primo romanzo di Dino Marchese: il viaggio e l’amore per quelle che Anna Maria Ortese, con infinita delicatezza, chiamava le Piccole Persone. Il primo tema – il viaggio – è tanto un viaggio reale, lungo il percorso del Cammino di Santiago di Compostela, quanto un viaggio interiore, che consente, lontano dalla vita consueta, anonima, impersonale, di approfondire la conoscenza di sé. Da questo punto di vista, il viaggio che è al centro di “Libera nel vento” è anche un “viaggio di formazione”, con la conseguenza che la narrazione che ne viene fatta è ascrivibile al sottogenere del “Bildungsroman” (“Romanzo di formazione”). E in tale itinerario, reale ed esistenziale, naturalmente la dimensione pubblica e quella privata, quella collettiva e quella individuale, si fondono insieme e concorrono alla definizione dell’identità della voce narrante (che è interna): noi siamo fatti essenzialmente di ciò che ci donano gli altri.
Il secondo tema, come lascia intendere già il sottotitolo – A cavallo verso Santiago di Compostela – è costituito dal rapporto che unisce il protagonista e voce narrante alla sua cavalla, Calypso. Calypso appartiene alla famiglia delle Piccole Persone, espressione con la quale la scrittrice Anna Maria Ortese designava gli animali, “che racchiudono nello sguardo tanta bontà e dolore” e che ci sono fratelli e compagni. Dino Marchese è bravissimo nel mostrare l’intensità e la centralità, nella propria esistenza, del suo legame con la cavalla Calypso, il loro “parlarsi” e intendersi: “Calypso ama queste attenzioni mattutine, è il suo modo di sentire che le voglio bene: mi accoglie con un nitrito basso, battendo con lo zoccolo per terra, come una signora contenta di andare dal parrucchiere”. E l’eufemismo impiegato in apertura di Introduzione per indicare la morte della stessa (“è venuta a mancare”) conferma ed esprime tutto ciò più di tante parole. Il passo che segue è tratto proprio dall’Introduzione, a firma dell’autore. L a Prefazione, documentata e preziosa, è invece a cura di Vincenzo Coli.
“Questo romanzo è dedicato a un essere speciale: la mia cavala Calypso, che è stata la mia compagna per trent’anni ed è venuta a mancare pochi mesi fa. Il suo nome è quello della ninfa che ha sofferto per amore di Odisseo; lei, invece, ha vissuto a lungo, e assieme abbiamo trascorso tante avventure. Questo è un romanzo di rimpianti. Il rimpianto c’è sempre, quando perdi qualcuno di speciale, qualcuno che ti è stato vicino per tanto tempo; ti chiedi sempre se avresti potuto fargli sentire di più il tuo affetto e la tua riconoscenza, per tutto ciò che ti ha dato. È inevitabile, quando il legame è stato forte. Il rimpianto, però, non fa parte delle debolezze: è semmai il segno della possibilità della tua anima. Il rimpianto non è rimorso. Al contrario, può aprire la porta di risorse emotive e umane che non credevi di avere. Questo è un romanzo di “nostalgia”, intesa però nel senso etimologico della prima parte del termine: il greco nòstos, ritorno, ma non della seconda: àlgos, dolore. Questa nostalgia, infatti, non è triste; è semmai la possibilità, offerta dalla scrittura e dalla fantasia, di riavvolgere il filo, per tornare ad avere quello che non si può più rivivere”
Dino Marchese, Libera nel vento, europa edizioni, Roma 2022
a cura di Francesco Ricci
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