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Gino Turchi, Dino Rofi e le Antiche Fornaci di Santa Lucia a Siena

Lo stupore che afferra i turisti e li inchioda davanti a una delle tante vetrine che, in via di Città, espongono vasi, placchette policrome, piatti, mattonelle, piccole statue – ma anche stampe, cartoline, manifesti, disegni – costituisce la prova dell’interesse che ancora sa suscitare il “manufatto” (alla lettera “ciò che è fatto a mano”, “ciò che è fatto con arnesi manuali”). È un ambito, quello della manifattura, nel quale labilissimi appaiono i confini tra l’artigianato e l’arte, tra ciò che ha primariamente una funzione pratica e ciò che, invece, possiede una finalità squisitamente estetica.

Una conferma in tal senso ci è offerta dall’opera del ceramista senese Dino Rofi, nato in via San Pietro il 21 giugno del 1896 e morto il 16 dicembre del 1963, al quale si deve la messa a punto della decorazione detta “decoro Siena”, alla cui genesi possono avere contribuito tanto i lavori xilografici di Dario Neri, quanto i disegni del giovane Escher e  le tesi avanzate da Bargagli Petrucci e poi riprese da Misciattelli su “La Diana”, il periodico fondato nel 1926, miranti a rilanciare la produzione artigiana per mezzo dell’utilizzo di immagini appartenenti all’immenso patrimonio artistico cittadino.

E proprio a Dino Rofi è dedicato il bel libro di Gino Turchi, edito da “il Leccio”, prefato da Ezio Pollai e dotato di un ricco apparato fotografico (non poche sono le foto d’epoca), che consente non solo di fare luce su questo grande pittore e ceramista, ma anche di immergersi nella storia della nostra città in un’epoca di grande vitalità culturale, fortemente segnata dalla personalità del Conte Guido Chigi Saracini.

Il brano che segue, tratto dalla premessa, consente, allo stesso tempo, di inquadrare cronologicamente la figura di Dino Rofi e di dar conto delle difficoltà incontrate da Gino Turchi nella raccolta di informazioni concernenti l’esistenza e l’opera di questo artista.

“Descrivere la storia di Dino Rofi e della sua Manifattura “Antiche Fornaci di Santa Lucia” non è stato semplice per la difficoltà di reperire informazioni e documenti originali relativi alla sua persona ed alla Manifattura. Dino Rofi, figlio unico, muore celibe, pertanto non c’è stata una famiglia o figli che hanno preservato e conservato la sua memoria costituita da appunti, scritti, diari, disegni, opere, comunque testimonianze. Ho avuto la possibilità di raccogliere due testimonianze dirette di quel periodo, quella di Celso Moreno Ermini e quella di Ezio Pollai, che in tempi diversi, Ermini dal 1939 e Pollai dal 1946, collaborarono con Rofi nella decorazione di manufatti della Manifattura di Santa Lucia. Quando nel 1963 Rofi venne a mancare, Ezio Pollai con il giovane Fabrizio Fabbrini, figlio di Camillo Fabbrini socio accomandante del Rofi sin dalla costituzione della Manifattura, tentarono di mantenere in piedi l’attività. Su richiesta degli eredi Rofi, Laudemia e Raffaello Giotti, venne effettuato un dettagliato inventario sui beni relativi alla eredità del fu Dino Rofi, condotto dal Cancelliere della Pretura di Siena iniziato, come da verbale, il 15 gennaio e concluso il 20 gennaio del 1964 (Documento fornito da Fabbrini Alessio). Successivamente in data 23 ottobre 1964 viene ricostituita una Società in Accomandita Semplice, per la durata di anni due, con capitale sociale “quello della società si è succeduta (Lire 89.707)” aventi come soci Giotti Raffaello ed il giovane Fabrizio Fabbrini (Denuncia di costituzione di Società, Archivio Camera di Commercio di Siena). Dopo circa due anni il tentativo fallì e la fabbrica, con l’accordo congiunto dei due soci, fu messa in liquidazione e chiusa definitivamente il 18 ottobre 1967”.

 

Gino Turchi, Dino Rofi e le Antiche Fornaci di Santa Lucia a Siena, Siena, il Leccio, 2016

 

a cura di Francesco Ricci

Francesco Laezza

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