A volte basta un titolo, gli editori lo sanno bene, a catturare l’attenzione del lettore. In questo caso, però, il titolo “Con le donne monologo spesso” è tratto direttamente da un aforisma di Karl Kraus, giornalista, poeta, saggista, nato in Boemia nel 1874 e morto a Vienna nel 1936. D’altra parte, che la questione femminile costituisca un tema di fondo della letteratura (anche di quella giuridica, anche di quella medica) dell’epoca di Kraus è cosa fin troppo nota perché ci si debba tornare sopra: i nomi di Otto Weininger, di Peter Altenberg, di Leopold von Sacher-Masoch, di Sigmund Freud, di Ivan Bloch stanno lì a ricordarcelo.
Per Kraus, e qui risiede la sua specificità, parlare intorno alla donna – non senza apparenti contraddizioni, se è vero che oscilla tra la misoginia e la difesa della libertà del sesso femminile – rappresenta sempre l’occasione per portare alla luce le contraddizioni del proprio tempo e, in particolare, per attaccare la “doppia morale” piccolo borghese, che emerge nitidamente specie nel caso della prostituzione, dell’aborto, dell’omosessualità. Sotto questo aspetto, l’aforisma che segue può considerarsi un esempio emblematico della scrittura krausiana dello smascheramento: “La società borghese è costituita da due specie di uomini: quelli che annunciano che da qualche parte è stato scoperto un covo di vizi, e quelli a cui dispiace averne appreso l’indirizzo troppo tardi”.
Ed è proprio la volontà dell’autore boemo di accordare uno spazio maggiore al momento della critica rispetto a quello dell’elaborazione di una tesi originale, a rendere consigliabile la lettura di un libro come “Con le donne monologo spesso”. Infatti, da quando a governare l’Italia è un Esecutivo che si definisce di centro-sinistra, si contano sulle dita della mano gli uomini di cultura che, ciascuno a modo suo, hanno il coraggio di portare alla luce le ipocrisie che appartengono tanto a chi il potere lo gestisce quanto a chi il potere lo subisce. Il tempo dei girotondi, delle raccolte di firme, dei “Non ci sto” e dei “Resistere”, pare ormai finito, complice la stanchezza, il disincanto, l’abitudine a ricevere, a cadenza mensile o prima di qualche appuntamento elettorale, una mancia di qualche decina di euro. Ecco allora che tornare a leggersi qualche articolo di Kraus può provocare uno sussulto di dignità nei lacchè di regime e un moto di salutare ribellione e rabbia nei cittadini. Il passo che segue è tratto dal capitolo intitolato “La persecuzione delle donne”, e mostra bene quanto fossero duri a morire, ancora agli inizi del Novecento, alcuni pregiudizi, come quello che non ammetteva che una donna rispettabile nel proprio appartamento potesse ricevere degli uomini esclusivamente per diletto e non già per prostituirsi.
Karl Kraus, Con le donne monologo spesso, Roma, Lit Edizioni, 2015
a cura di Francesco Ricci