Cos’è che sta per abbattersi su Londra e su tutti i suoi abitanti? Un incubo, un’incertezza, un senso di vuoto. Il sonno finisce, arriva il mattino e il futuro è sbiadito, lontano, fuggente.
Immobile, tutto appariva immobile per il quartiere di Londra. Earls Court era silenzioso, tutti i negozi erano ormai chiusi da ore e le eleganti abitazioni dell’Inner London sembravano racchiudere le strade in una cartolina perfetta e idilliaca.
Gli alberi, stretti nelle loro piccole aiuole per il marciapiede, costeggiavano la strada sgombra. Gli abitanti erano ormai avvolti dai loro sogni e quegli importanti musicisti che avevano reso famosa la zona in tutta Europa non sarebbero tornati alle proprie dimore prima della mattina successiva. Quel piccolo ritaglio di mondo, decorato dalle luci calde dei lampioni in ferro battuto, appariva come un paradiso inquietante, dove neanche il vento trovava la tonalità di voce adatta per parlare, e frusciava fra le foglie senza produrre un suono. Nessuno, arrotolato all’interno delle calde coperte del proprio letto, poteva immaginare cosa stesse accadendo, cosa si stesse consumando poco distante dalla tranquillità cristallizzata del quartiere.
Non la piccola Lucy Browning, la cui mente si era affollata di bei sogni, dove gli unicorni saltellavano felici insieme a lei lungo le coste del Tamigi, non l’anziana Mrs. Carroll, che si era assopita sulla poltrona di fronte al camino scoppiettante, con fra le braccia uno dei tanti album di famiglia, che finalmente, nel buio della notte, poteva riassaporare la vista del suo amato Mr. Carroll ancora forte e giovane, nello splendore della sua esistenza, quando era tornato da lei festeggiando il termine della guerra a Trafalgar Square, non il povero Tony Caputo, l’immigrato che per riuscire a vivere si era dovuto trovare un posto in un ostello, condividendo la stessa stanza con altre nove persone pur di fare la cresta sul misero stipendio da lavapiatti che il suo capo al Chicken Kingdom gli dava ogni settimana, e proprio il “Re del Pollo” era il protagonista del sogno che riusciva a farlo sorridere, infilzato in uno spiedo a rosolare sul fuoco e insozzare il pavimento.
Nessuno di loro o degli altri abitanti del tranquillo paradiso residenziale poteva sapere cosa fosse in atto appena più ad est, qualche via più lontano, fra il monumento ad Albert e la statua del bambino che non voleva crescere.
I Kensington Gardens erano decisamente più attivi, pieni di suoni e fragranze che non avrebbero permesso a nessuno di provare anche solo ad appisolarsi. Pressati in quel giardino incantato gli alberi, i laghi e le fontane spruzzavano ovunque la propria armonia, una melodia di natura che accompagnava ogni notte come quella, un’opera così pregiata che sarebbe stato normale metterla in scena al poco lontano Royal Albert Hall.
Ma in realtà nessuno poteva replicare quella magia, perché sembrava che nessuno potesse realmente coglierla, la natura si risvegliava solo quando tutti se ne stavano rinchiusi nei propri letti e forse proprio per questo gli scoiattoli si bloccarono al percepire un movimento sospetto. Come a Earls Court il vento parve fermarsi in mezzo agli alberi rigogliosi e quietare il proprio respiro melodioso. Ancora una volta, in un’altra parte di Londra, il silenzio cadde sovrano quella notte, il buio parve avvolgere tutto e riuscire a zittire anche quell’Eden che non riposava mai ma anzi si risvegliava quando il resto della città andava a dormire, trasformando i sogni in realtà.
Un passo, poi un altro, e il rimbombare degli stivali che battevano a terra si diffuse per tutta Kensington, superando il parco e buttandosi dentro le finestre delle case, raggiungendo il confinante rifugio degli artisti, spingendosi più in basso fino a Chelsea e perdendosi così lungo ogni piccolo angolo della City. Da Notting Hill fino a Camden, da Soho fino a Greenwich, il passo degli stivali si fece un crescendo, trasformandosi in un rombo, come quello di un treno, come quello di un aereo, così forte da far tremare le pareti, così potente da scuotere le fondamenta dei palazzi, da far impaurire Buckingham Palace e far correre ai ripari il Palace of Westminster.
Qualcosa era calato sulla capitale inglese, qualcosa aveva messo piede su di lei senza che nessuno dei suoi abitanti potesse rendersi conto di nulla, troppo perso nei propri sogni per accorgersi dell’incubo che risalendo il Tamigi era spuntato in superficie, ripulendosi il fango sulla riva e sui battelli per strisciare lungo ogni strada, perdendosi per Piccadilly fino a issarsi come fosse King Kong sul pennone che faceva da cappello al Big Ben.
L’incubo era arrivato e non se ne sarebbe andato, la piaga era stata rilasciata e nessun profeta era riuscito a evitarla, nessun messia era giunto a salvare la Gran Bretagna dal suo destino, sarebbe stata sola a combattere contro il mondo, e i suoi cittadini lo avrebbero scoperto solo al mattino.
C’era ancora tempo prima che i sogni notturni potessero scoprire l’incubo del giorno, che la piccola Lucy vedesse sfumare il suo futuro, che l’anziana Mrs. Carroll iniziasse a rimpiangere il suo passato, che il povero Tony potesse chiedersi cosa ne sarebbe stato del suo presente. Già il velo nero aveva intrappolato Londra nella sua morsa oscura, ma Londra ancora non lo sapeva.
Francesca Bonelli *
*Francesca Bonelli, Senese di 22 anni.
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