Quante sono le vite di un fantino del Palio di Siena? Rispondere che anche lui, al pari di qualunque altra persona, ha a disposizione una vita soltanto, scandita dalla data di nascita e dalla data di morte, è dire qualcosa di vero e di incontestabile. Così io posso dire che l’esistenza di Andrea Mari, detto Brio, è un’esistenza oramai conclusa – non ce n’è né ce ne sarà un’altra –, contenuta, come è, tra gli estremi del 13 ottobre 1977 (data di nascita) e il 17 maggio 2021 (data di morte). Nessuno potrebbe dire che le mie parole suonano false e bugiarde. Ma chi la nostra Festa la conosce bene e la vive con ogni più intima fibra del suo corpo, sa bene che Andrea Mari ha vissuto tante vite e non una sola. E il grande merito del libro di Luca Trippi “Lo chiamavano Brio” (extempora edizioni) è quello di ricordarcelo e, nel ricordarcelo, di dimostrarcelo. Il ritratto del fantino, deceduto quattro anni fa in seguito a un incidente stradale, a Bolgheri, infatti, è a tutti gli effetti un ritratto dall’interno. Attraverso interviste e filmati l’autore, che non ha mai conosciuto di persona Andrea Mari, ne ricostruisce non tanto il percorso professionale, che rinviene i suoi momenti più alti nelle vittorie in Piazza del 2 luglio 2006 (Pantera), 16 agosto 2009 (Civetta), 16 agosto 2011 (Giraffa), 16 agosto 2014 (Civetta), 2 luglio 2015 (Torre), 2 luglio 2018 (Drago), quanto le oscillazioni, le incrinature, le trasformazioni patite dal suo animo, le quali, quando si parla di un fantino del Palio, si configurano come vere e proprie morti e rinascite. La perdita di fiducia in se stessi, la convinzione che ci sono dei limiti nel proprio modo di correre che non potranno mai venire superati, la percezione di un’ostilità diffusa e irrimediabile intorno a sé, sono in grado di assassinare un fantino più di una sconfitta all’ultimo giro, all’ultima curva. Tutto ciò Andrea Mari, che portava nel cuore Siena e la sua Festa (“Seno senese e il Palio ce l’ho nel sangue, mi passa nel sangue come ognuno di noi che è nato qui”), lo sapeva bene, al punto da confessare, rispondendo a una domanda di Laura Valdesi subito dopo avere trionfato, per l’ultima volta, il 2 luglio 2018, col cavallo esordiente Rocco Nice: “Ho vinto un Palio fondamentale per la mia carriera. Prima rischiavo che mi facessero smettere, ora invece smetto quando lo decido io. Posso lasciare quando mi pare”. Il passo che segue è tratto dal capitolo iniziale, intitolato “A cavallo!”.
“Vista dall’alto, nella prospettiva instagrammabile che può regalare un volo di drone, piazza del Campo nei giorni di Palio è una conchiglia che sobbolle di vita. La caratteristica forma di una D maiuscola, il cui tratto esterno è marcato dalla severa striscia di tufo, racchiude a fatica la folla incontinente. Vista dal basso, invece, piazza del Campo è una variopinta foresta di gambe. Gambe con tanti peli, gambe con pochi peli, gambe depilate. Gambe muscolosa, flaccide e scheletriche. Nude o vestite di pantaloni, magari di lino. Centinaia, migliaia di gambe che si producono in un tramestio stanco. Nei pressi del casato, quattro bambini stanno seduti in cerchio, il sedere a contatto con i mattoni di cotto. Giocano con le carte da Pokemon rifugiati sotto le terga dei genitori, che sono in piedi e che hanno smesso di parlottare da almeno venti minuti; adesso, perlopiù, sbuffano. Non è noia, è nervosismo. La testa di riccioli rossi di Mattia, fazzoletto dell’Onda al collo, è picchiettata da una mascherina chirurgica che fuoriesce dalla borsa della madre, la quale si dondola avanti e indietro per alleviare il mal di schiena. Tutto d’un tratto la foresta è scossa da una violenta folata di vento tropicale: ginocchia che saltellano, caviglie che si allungano. Sbocciano cellulari al sole. Un brusio crescente si diffonde come una ola da San Martino. Sul tufo fanno ingresso i Carabinieri a cavallo. Millesessantuno giorni dopo l’ultima volta, superata la pandemia di Covid, Siena può ammirare la carica dei Carabinieri che precede, da consuetudine, la prova generale”

Luca Trippi, Lo chiamavano Brio, extempora edizioni, Siena 2025
a cura di Francesco Ricci