Il genere romanzo, nel corso della sua storia secolare, ha visto nascere numerosi sottogeneri: il romanzo gotico, il romanzo storico, il romanzo sociale, il romanzo psicologico, il noir, il romanzo d’avventura, il romanzo di formazione, il romanzo di fantascienza. E tuttavia, al di là del condizionamento esercitato dalle diverse tipologie (a livello di costruzione dell’intreccio, caratterizzazione dei personaggi, rappresentazione dello spazio e del tempo, stile, finalità dell’opera), il romanzo resta, fondamentalmente, un discorso sull’uomo, colto nella sua dimensione individuale e sociale.
Ecco perché il successo negli ultimi anni del cosiddetto “giallo finanziario” – un sottogenere del sottogenere “giallo” – non sembra cambiare più di tanto le carte in tavola: a mutare può essere l’angolo visuale scelto, ma ogni romanzo rimane uno sguardo gettato, con la voglia di conoscerlo e, se possibile, di comprenderlo, sull’universo umano. Come Stephen Frey, Paul Erdman, Linda Davies, il senese Marco Parlangeli individua proprio nel “giallo finanziario” lo strumento più adatto sia per indagare il mondo della banca sia per scandagliare esistenze private (d’altra parte, al pari degli autori ricordati, anche Parlangeli possiede una vasta conoscenza/esperienza del mondo degli affari e dell’economia).
E lo fa con un libro riuscitissimo, “La truffa del mare”, ambientato a Ravenna, in Romagna, che presenta al centro della vicenda narrata l’indagine che Giovanni Barbero, dirigente ormai prossimo alla pensione, conduce, su richiesta dell’Autorità di vigilanza, su una compagnia di navigazione, l’Adricarat. Un po’ alla volta il lettore si trova al cospetto, al pari del protagonista del romanzo, di truffe, riciclaggio di denaro sporco, gestione spregiudicata dei finanziamenti, vite rovinate, solitudine, indifferenza, rapporti strumentali e d’interesse con le persone, debordante etica del profitto, che costituiscono nel loro complesso uno specchio fedele dei nostri tempi. Il passo che segue è tratto dal primo dei dieci capitoli che compongono “La truffa del mare”.
“Di rientro dal suo appuntamento in centro, l’amministratore delegato della Banca Lombarda di Sconto, camminando con il suo solito passo svelto e silenzioso nel corridoio deserto, rifletteva sul colloquio appena terminato. Era in carica da solo un anno ma si era presto ambientato alla nuova situazione e, passando dall’ufficio della segretaria, si fece chiamare il direttore generale, o meglio la direttrice generale, dato che da un paio d’anni la prestigiosa carica era ricoperta da una donna, chiuse la porta del suo ufficio e si sedette in attesa. Nella storia ormai secolare della banca, era la prima volta che una donna giungeva al massimo grado dirigenziale: al momento della scelta, in verità, non era stato quello il motivo che aveva fatto preferire Stefania Montanari agli altri candidati. C’era stato ben poco da discutere in consiglio di amministrazione; una volta deciso per la soluzione interna, era venuto naturale preferire la più brillante degli alti dirigenti, giovane ma già esperta e, soprattutto, affidabile. Come responsabile del settore commerciale era riuscita a far crescere la quota di mercato della banca nell’area tradizionale, la Lombardia, e a far crescere l’istituto in zone di insediamento più recenti, in primo luogo l’Emilia Romagna, grazie anche alla sua origina bolognese che lasciava tuttora tracce evidenti nell’accento e soprattutto nell’intercalare e nelle espressioni”.
Bruno Alfonsi, Novelle per il Terzo Millennio, Betti, Siena, 2016
a cura di Francesco Ricci