Sara, Edda, Ginevra, tre donne, tre esistenze profondamente diverse tra di loro, a partire dalla condizione sociale, tre sguardi sul mondo – il mondo dei sentimenti, il mondo della Storia – che poche volte disegnano e percorrono la stessa traiettoria. Le luci della ribalta e l’ombra di chi si trova ai margini (ai margini dell’amore, ai margini della società); la vita che si è ormai fatta destino (Sara) e la vita alla quale si chiede di regalare un’inversione di rotta (Edda) o di lasciarsi afferrare e piegare al proprio desiderio (Ginevra); il mutamento, l’imprevisto, lo schiudersi di un nuovo orizzonte e i giorni che si succedono tutti uguali e segnati come lo è il tram dalla rotaia. L’elemento che maggiormente colpisce nell’ultimo lavoro di Marina Berti, I segreti di Villa Esmeralda, da pochi giorni in libreria, è la costruzione di una storia nella quale la volontà di strutturare una trama appassionante – volontà evidente nel caso della vicenda di Sara – procede di pari passo con la cura riposta nel tratteggiare i personaggi, considerati come altrettante opportunità (Alfonso Berardinelli parlerebbe di personaggio-mediatore) offerte al lettore di venire introdotto in mondi e realtà inconsueti o, in ogni caso, accostati secondo un nuovo punto di vista, insolito.
Vero è che intreccio e personaggio si sostengono a vicenda nei Segreti di Villa Esmeralda, al punto che l’epilogo della storia diviene anche illuminazione del singolo carattere (Sara, Edda, Ginevra), dei rapporti che intercorrono fra le tre donne, degli invisibili ma saldissimi legami che le uniscono. E a questo punto – quando, cioè, la vita vissuta diviene vita raccontata, vita rivelata – appare evidente che, al di là delle apparenze, nel destino di queste creature più forte delle differenze sono le analogie: il mescolarsi di gioia e di sofferenza, la forza d’animo nell’affrontare la perdita e il distacco, la percezione del debito che si ha non soltanto verso noi stessi – verso la nostra dignità – ma anche verso gli altri, l’idea della letteratura come dono e incontro. Il passo che segue, tratto dal quarto capitolo, descrive l’opportunità che finalmente si offre a Ginevra, studentessa della Facoltà di Lettere di Siena, di incontrare di persona la sua scrittrice preferita, Sara.
Nonostante i primi tentativi di “assalto” a Sara fossero andati a vuoto, Ginevra non si era persa d’animo. Pochi giorni dopo era tornata a Villa Esmeralda e, mentre stava in sella al suo motorino, cercando di farsi venire in mente un’idea per incontrare la scrittrice, aveva visto giungere Roberto, fidanzato storico della sua migliore amica. Sapeva che lui era un agente immobiliare, ma non poteva immaginare che Sara avesse fissato con lui un appuntamento proprio quella mattina. I due si erano salutati e, vistolo varcare il cancello, Ginevra lo aveva afferrato per la manica della giacca e implorato affinché le permettesse di unirsi a lui. “Ti prego, non so perché stai per essere ricevuto, ma permettimi di entrare qui dentro insieme a te… Sara R***** è il mio idolo. Non sai che il mio sogno, da anni, è quello di conoscere quella donna? Ho finito in fretta tutti gli esami all’università perché da quando ho cominciato a leggere i suoi romanzi, e li ho letti tutti, ho una certezza sola: intervistarla! La voglio conoscere per scrivere la tesi su di lei. Purtroppo non permette a nessuno di scrivere nulla sulla sua vita… Non si può contattare personalmente. L’ho fatto attraverso la sua casa editrice, ma c’è un vero muro di gomma, intorno a lei, che respinge chiunque voglia conoscerla da vicino. Ti prego, permettimi di entrare con te…”. “Non sapevo che tu avessi tutto questo interesse per lei. È una cara amica di mio padre e mi ha contattato per lavoro. Tutto qui! Se vuoi posso portarti con me. Ovviamente non dovrai dirle che vuoi scrivere una tesi su di lei, visto che non permette a nessuno di conoscerla. Cerca di essere furba! Ti presenterò come mia collaboratrice occasionale. Poi te la giocherai da sola… d’accordo?”. “Più che d’accordo! Ti sarò debitrice per sempre…”.
Marina Berti, I segreti di Villa Esmeralda, Siena, Betti, 2017
a cura di Francesco Ricci