C’è molto pudore e c’è molta delicatezza nella “Guida Erotica di Siena” di Massimo Biliorsi. Nonostante alcuni dei disegni, tutti molto belli, che ritraggono dei nudi, realizzati dagli allievi della Scuola di Fumetto e Scrittura di Siena, guidati e coordinati da Daniele Marotta. Nonostante le storie narrate, che rinvengono nella passione e nel desiderio erotico il tema di fondo. Nonostante il fatto che esse siano tutte ambientate a Siena, città di rara femminilità e seduzione, dove l’incrociarsi dei vicoli e delle stradine evoca di continuo l’immagine dell’intrecciarsi di corpi golosi e gaudenti, mentre l’improvviso mostrarsi di una piazza – si pensi al Campo per chi scende da via del Casato – suggerisce l’idea di gambe che si aprono pronte e disponibili ad accogliere nella stretta il corpo dell’innamorato.
Infatti, i personaggi che vengono incontro al lettore, ora coperti dall’anonimato, ora indicati con un nome o un soprannome (la Sora Balda, la Tripolina, Veronica, Maria di Torrita, Gina Parrini, Giulia Paolina Ugurgieri, Teresa Regoli Mocenni), difficilmente riusciremmo a immaginarli al di fuori del nostro contesto cittadino, nel quale un occhio attento riesce a cogliere con facilità, sotto la superficie di operosità, solidità, rispettabilità borghese, il fondo anarchico e dionisiaco della vita. Eppure, la “Guida Erotica di Siena” rimane un libro pudico e delicato. È una questione di sguardo. In fondo, ogni rapporto umano alla fine altro non è che una questione di sguardo. Cosa vedo io nell’altro? Cosa osservo? Su quale dettaglio appunto la mia attenzione? E da quale tratto – somatico, psicologico – la distolgo? Se ciò vale per ogni persona, vale ancora di più per lo scrittore, sia quando contempla la realtà che lo circonda sia quando si concentra sui personaggi che popolano il suo universo letterario. Non c’è niente di morboso, niente di stancamente voyeuristico in questo libro di Massimo Biliorsi.
L’eros è mostrato come una delle possibilità che si offrono all’uomo nel suo transito terrestre, sicuramente una delle più piacevoli e delle meno colpevoli, dal momento che tutti noi nasciamo “naturalmente desideranti” e la nostra felicità non può prescindere dalla soddisfazione del sesso. L’importante è non farne una ragione di vita e, ancor di più, non dimenticare quell’ideale di medietà (in greco metriotes) che, se ignorato, come ci insegna la saggezza degli antichi, determina la rovina dell’individuo. E poi tra la materia e il lettore c’è sempre il diaframma della scrittura, assumendo questo termine nel senso più ampio del termine, al punto da farvi rientrare anche il concetto di struttura del libro, di impianto del libro. Ad esempio, i ventitré racconti sono inseriti in quattro itinerari e ciascuno di essi contiene non solo delle storie (quattro nel primo, sei nel secondo, otto nel terzo, cinque nel quarto), ma ognuna è accompagnata anche da una scheda storico-topografica e da un monologo o una sequenza narrativa che rimandano, a livello temporale, all’epoca della storia, finendo così col fare del narratore un contemporaneo dei protagonisti delle vicende (il XVI secolo per la fiera Laudomia, la seconda metà del XVIII secolo per Teresa) la prima metà del XIX secolo per Clelia). A restare deluso può essere solamente lo sciocco, che si aspetta di trovare in questa “guida della città” l’indicazione (l’indirizzo) di case, ville, angiporti – eco catulliana – dove il sesso si offre e si prende, si vende e si acquista; sarà contento, invece, e grato a Massimo Biliorsi, chi desidera percorrere a ritroso la storia di Siena seguendo il filo della passione e del sentimento. Il passo che segue è tratto dal primo capitolo del primo itinerario (“I luoghi del sentimento”).
“Un primo itinerario insolito che ci permette di vivere angoli romantici della città, panorami incantevoli destinati a sottolineare momenti di splendida intimità. Dopo avere lasciato l’auto nei parcheggi che si estendono attorno al quartiere di San Prospero, il nostro viaggio in amore inizia dalla Fortezza Medicea che dalla seconda metà del XVI secolo guarda la città. Sono secoli che gli innamorati senesi si ritrovano in questo luogo appartato e di grande fascino, dove i suoi angoli sono sicuri luoghi di abbandono. L’ingresso della Fortezza si trova vicino ai giardini della Lizza e i suoi bastioni, che misurano oltre mille metri, sono l’ideale per una passeggiata cuore a cuore, occasione per ammirare gli scorci stupendi che non riguardano soltanto la città ma anche i suoi dintorni, con una visuale della campagna che ci fa indovinare i profili di Monte Maggio e in lontananza del Monte Amiata. Una struttura composta a quadrilatero e che ci riporta al punto di partenza dopo aver attraversato i quattro baluardi che sono collegati attraverso passaggi alberati, che non mancano di comode panchine. Prendendo a sinistra dopo il cancello all’ingresso si sorpassa il primo bastione, chiamato la Madonna, si arriva dopo uno splendido e ampio viale a quello denominato San Domenico, che guarda verso la basilica omonima e, soprattutto, alla città. Questo è dunque il luogo ideale per una appassionata dichiarazione di amore: la luce della sera, il dolce vento, le case che ad una ad una si illuminano, non possono che essere il luogo ideale per far scoprire un sentimento. Proseguendo il cammino si arriva all’altro baluardo, chiamato San Francesco. È quello più riparato, meno frequentato rivolto al quartiere di San Prospero e più avanti alla collina dei Cappuccini. Il luogo più adatto per scambiarsi qualche attimo di intimità e, non a caso, le ragazze che un tempo si facevano portare in questo angolo della Fortezza venivano considerate più “ardite” e consapevoli di ricevere carezze più intime”.
Massimo Biliorsi, Guida Erotica di Siena, il Leccio, Siena 2020
a cura di Francesco Ricci