Una volta il grande poeta santaluciano Derek Walcott, Premio Nobel per la letteratura nel 1992, ha scritto: “Metà dei miei amici sono morti. / Di nuovi te ne do, disse la terra. / No, ridammeli invece come erano, / con i difetti e tutto, io gridai”.
Mi sono ritornati in mente questi quattro versi dopo avere finito di leggere il volume collettaneo “Mauro Barni, una vita per Siena”, edito da Betti. A scriverlo, infatti, sono stati alcuni dei più cari amici di quella che è stata, e resta, una delle figure più importanti della vita della nostra città. E se Roberto Barzanti, nel capitolo iniziale, offre un ritratto sfaccettato di Mauro Barni, Giuliano Catoni si sofferma in particolare sulla sua attività di storico, Vinicio Serino su quella di “filosofo socratico” che non si stanca mai di dialogare intorno ai temi della libertà e della dignità dell’uomo, Alessandra Masti su quella di medico legale, Cosimo Scaglioso su quella di Rettore (dell’Università di Siena prima, dell’Università per Stranieri di Siena poi). Spetta a don Floriano, correttore della Tartuca, ricordare nelle note conclusive il profondo amore di Mauro Barni per la contrada di Castelvecchio.
Eppure, l’impressione più forte che rimane in me dopo avere terminato la lettura di questo libro poco ha a che fare con quelli che sono stati la professione o la produzione scientifica o l’impegno politico di Mauro Barni. Piuttosto, sono le qualità della persona, di cui io stesso ho avuto la fortuna e il privilegio di essere testimone diretto, sebbene per un breve periodo, a suscitare emozioni e memorie a distanza di quasi due anni dalla sua scomparsa. L’intelligenza, la cordialità di modi, la sincerità, la disponibilità all’ascolto di chi sosteneva una tesi diversa o contraria: sono stati questi i tratti distintivi di Mauro Barni, i quali, non a caso, costituiscono anche il filo rosso che unisce i differenti contributi del volume.
E, accanto a questi, specie negli ultimi anni, la tenacia sia nel ricordare ai suoi concittadini che un’esistenza può dirsi piena solamente se sa contemperare la dimensione privata con quella pubblica sia nel far presente agli amministratori di Siena che conservazione e novità devono procedere insieme, ma anche che quando tradizione e innovazione vengono a contatto, è assai probabile che sia la prima ad avere la peggio. Da qui il suo monito a “non snaturare la città murata”. Il passo che segue è tratto dalla premessa di Folco Giusti e Marcello Merolli, che mettono in evidenza l’attività svolta da Mauro Barni anche all’interno del Lions Club di Siena, del quale fu socio fondatore.
“Il titolo di questa premessa, suggerito da quello che l’amico Cosimo ha dato al paragrafo finale del suo contributo, vuole esprimere quanto ha motivato il nostro past presidente Florio Faccendi e l’attuale Franco Stanghellini ad accogliere l’idea, venuti a molti nel Club, di dedicare una raccolta di scritti in ricordo di Mauro Barni. E non solo per rendergli onore, ma anche per impedire, a beneficio di tutti, che il tempo vorace cancellasse la memoria, occultasse nel sepolcro non solo il corpo ma anche quanto Mauro ha fatto, nell’arco della sua intensa vita, per la scienza, la cultura, il progresso della comunità senese e di quella nazionale. E…per il nostro Club. Sì, visto che Mauro, socio fondatore e presidente nel 2006/2007, ha continuato a lungo ad esserne uno dei membri più presenti e attivi, contribuendo, così, a conferire al Club parte del prestigio che unanimemente gli viene riconosciuto dalla comunità lionistica e che, di riflesso, ricade su ciascuno di noi che ancora ne facciamo parte e su quanti domani vorranno aderirvi. Ci hanno egregiamente aiutato nell’impresa – lo verificherete nei loro rispettivi contributi – amici del Club (Alessandra Masti, Cosimo Scaglioso, Vinicio Serino) e amici di vita (Roberto Barzanti, Giuliano Catoni, don Floriano Vassalluzzo) tutti pronti a collaborare non solo perché consapevoli dell’importanza dell’iniziativa, ma anche perché motivati da stima e da amicizia sincere, nonostante tra loro e Mauro sussistessero, talvolta, barriere ideologiche profonde”.