Riccardo Castellana-Ilaria Muoio-Laura Perrini, Sulle tracce di Federigo Tozzi

All’alba del 21 marzo 1920 Federigo Tozzi moriva nella sua casa romana. Era la domenica di Passione. Qualche giorno dopo la sua salma veniva trasportata in treno a Siena, al cimitero del Laterino, e tumulata accanto alla tomba del padre. Nella capitale Tozzi si era trasferito nel 1914, dopo che “La Torre”, la rivista da lui fondata insieme all’amico Domenico Giuliotti, aveva chiuso i battenti. Anche di questo, e di molte altre cose, si è parlato nel corso degli incontri e degli eventi che si sono succeduti nel centenario della morte del grande scrittore senese.

Ed è per me motivo di piacere scoprire che anche il 2021 si apre nel segno di Federigo Tozzi, come dimostra il volume curato da Riccardo Castellana, Maria Muoio, Laura Perrini, e pubblicato da Betti. L’opera, che “unisce il digitale e il cartaceo”, come osserva nella sua prefazione Carlo Rossi, Presidente della Fondazione Monte dei Paschi, la quale ha concesso l’utilizzo della Collezione Malandrini di fotografia senese, è strutturata in sette percorsi: “Con gli occhi chiusi”, “Tre croci”, “Il Podere”, “Adele”, “Novelle”, “Bestie”, “Dai ‘Taccuini’ dell’autore”. Chiudono il libro una breve biografia dell’autore, un’agile presentazione delle sue opere, un’essenziale bibliografia.  All’interno di ciascun percorso – ed è questo elemento a giustificare e spiegare il titolo dato al libro, vale a dire “Sulle tracce di Federigo Tozzi” – i curatori hanno riunito e riportato i passi, presenti nel romanzo o nella raccolta di novelle in questione, dedicati alla città di Siena.

Ad esempio, in “Con gli occhi chiusi” (dunque nel percorso di apertura) troviamo: 1.1 Porta Camollia 1.2 Piazza del Campo – Palazzo Comunale – Torre del Mangia 1.3 Via dei Rossi – ristorante ‘Il Sasso’ 1.4 Arco dei Rossi 1.5 Palazzo dei Diavoli – Vico Bello 1.6 Castagneto: podere dei Tozzi in Poggio al Vento 1.7 Strada dei Cappuccini – Convento di Poggio al Vento 1.8 Via Vallerozzi – Chiesa di Santa Maria in Provenzano 1.9 Via Camporegio. Tredici fotografie, molte delle quali appartenenti all’Archivio Luca Betti, corredano e completano il percorso che prende il nome (“Con gli occhi chiusi”) dal romanzo che Tozzi scrisse a Siena nel 1913, ma che pubblicò solamente sei anni più tardi a Roma. Il passo che segue chiarisce molto bene il fine di “Sulle tracce di Federigo Tozzi” (offrendo, nella seconda parte, anche un significativo esempio della prosa tozziana), che si colloca a metà strada, partecipando dei tratti caratteristici dell’uno e dell’altra, tra il libro di letteratura e la guida turistica.       

“La narrativa di Federigo Tozzi è ricchissima di descrizioni di Siena: dalle vie e i vicoli del centro storico alle fonti, dai luoghi di culto alle piazze, dalle botteghe artigiane alle dimore signorili, e sino all’immediata periferia. Queste descrizioni ritraggono non solo una Siena a cavallo tra i due secoli per molti aspetti diversa da quella odierna, ma possiedono anche una forte carica evocativa, con effetti spesso espressionistici e deformanti. Ricostruire la rete dei luoghi tozziani significa da un lato raccontare la storia di quegli stessi luoghi, dall’altro rileggerli attraverso il filtro della letteratura e dell’invenzione narrativa, per restituirli infine, in tutta la loro profondità, alla cittadinanza, agli studenti delle scuole e dell’Università, agli utenti di un turismo culturale esigente che chiede forse qualcosa in più di un rapido tour dei luoghi e dei monumenti più noti della città. Il progetto è risultato vincitore del bando SIENAindivenire – consacrato alla valorizzazione dei luoghi identitari di Siena e del suo territorio – e gode pertanto del finanziamento della Fondazione Monte dei Paschi. ‘[…] È breve la distanza tra la mole rude e rossiccia di San Domenico e le case che s’arrampicano alla rinfusa, un’altra volta, in ogni direzione attorno al Duomo, fermandovisi sotto a pena che lo toccano: ma, a guardare di là la profondità vuota di Fontebranda, ci si sente mozzare il respiro. L’Ospedale, alto su le mura, rosso sangue, lo vedeva diventare del colore della terra bruciata; il turchino del cielo, bigio. E poi le prime stelle, qua e là, così sparse che gli facevano angoscia. I vicoli, simili a spaccature e a cretti enormi, s’anneravano. Tra i giardini e gli orti, l’uno più alto dell’altro, chiusi dentro i muri rettangolari, che spesso hanno a comune, nelle insenature o nelle sporgenze delle colline, e seguendo i loro pendii diseguali, il barlume della notte gli sembrava che cadesse come quando piove a dirotto’”

 

Riccardo Castellana-Ilaria Muoio-Laura Perrini, Sulle tracce di Federigo Tozzi, Betti, Siena 2021

a cura di Francesco Ricci