La letteratura del XIX secolo è stata testimone, ora con preoccupazione, ora con entusiasmo, delle trasformazioni subite dai maggiori centri urbani della vecchia Europa, a partire da Parigi. La rete viaria, le insegne dei negozi e quelle della pubblicità, i lampioni, i viali alberati, la volumetria degli edifici, le facciate delle abitazioni rivelano l’avvenuto passaggio da una società ancora premoderna a una società industriale, come l’opera di Baudelaire e di Zola, per quanto attiene alla Francia, mostrano ampiamente. Nel corso del XX secolo, poi, le città non solo assistono alla trasformazione di interi spazi e quartieri antichi, ma anche all’ampliamento della superficie complessiva attraverso la costruzione di nuovi quartieri periferici. In Italia, ad esempio, cioè si è verificato su larga scala nel secondo dopoguerra, quando l’immigrazione interna, sulla direttrice sud-nord, incentivata dallo sviluppo economico conosciuto dal nostro Paese, ha profondamento ridisegnato la fisionomia di numerosi centri urbani. Ciò è accaduto anche nella città di Siena.
Petriccio, Acquacalda, Chiarenna, Uncinello, Marciano, Poggiarello, Scacciapensieri, Palazzetto, Vico Alto, infatti, sono creazioni recenti, rimandano, a livello di pianificazione e di progettazione, al piano regolatore , il cosiddetto Piano Piccinato (dal nome del docente, Luigi Piccinato, che insieme a Piero Bottoni e Aldo Luchini lo concepì), definitivamente approvato nel 1959, alla base del quale vi era la volontà di creare una “costellazione di piccoli satelliti” – i quartieri sopra menzionati –, ciascuno dei quali fosse un paese autosufficiente distante dal centro cittadino. Ora Sara Bardini, nell’agile volume “C’era una volta il Petriccio”, prefato dal professor Stefano Maggi, ripercorre con affetto la storia del Petriccio, che venne inaugurato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Amintore Fanfani nel luglio 1961. Impiegando materiale d’archivio, bellissime e numerose fotografie, testimonianze dei residenti e interviste agli abitanti, l’autrice ricostruisce con grande scrupolo i sessant’anni di vita del quartiere situato nella zona nord di Siena, il quale, fin dagli inizi, fu in grado di esercitare un forte potere di attrazione tanto su chi viveva in campagna quanto su chi viveva in centro e mal sopportava l’invasione di automobili e di moto.
Alla fine, resta nel lettore l’impressione di avere ritrovato, grazie a questo libro, un “piccolo mondo antico”, che Sara Bardini si guarda bene da idealizzare, anzi, non nasconde affatto le situazioni di disagio e i problemi che si sono vissuti nel Petriccio. Ma c’era quella socialità, quella voglia di stare insieme – in parrocchia, per la strada, alla festa del partito –, quella coralità, che oggi paiono rinvenire sempre minor spazio nelle nostre vite. E ciò genera, pagina dopo pagina, una sottile nostalgia. Il passo che segue è tratto dall’Introduzione.
“La verità è che questo progetto di ricerca ha avuto inizio tanto tempo fa, restando poi come congelato, bloccato, dimenticato in un angolo non per disinteresse ma, semplicemente, per il continuo cambiamento di prospettive e priorità che è la vita: tutti i documenti di archivio e le interviste ad alcuni abitanti del quartiere Petriccio raccolte tra il 2003 ed il 2004 sono rimasti silenziosi per un lungo periodo. Inizialmente questa indagine faceva parte di un più ampio progetto che aveva come tema il rapporto tra partecipazione sociale e progettazione urbana, studiato da un punto di vista antropologico: quest’idea, che avrei voluto portare avanti per un dottorato, non trovò strade percorribili e, nonostante numerosi tentativi, terminò sul nascere, sfumando piano piano. Non si spense però la convinzione che il portare avanti una ricerca sulla storia del Petriccio potesse andare oltre ad un mio personale interesse, oltre il legame personale: anche io ero cresciuta lì, nella casa dei nonni materni. Sentivo nelle persone con cui ne parlavo o che intervistavo, un sincero interesse ed entusiasmo nel riconoscere l’importanza della storia del quartiere”
Sara Bardini, C’era una volta il Petriccio, Betti, Siena 2024
a cura di Francesco Ricci