Simona Merlo, Attraverso Siena

Simona Merlo, Attraverso Siena. Emozioni interattive, Siena, Betti, 2016

Solamente chi ha conosciuto lo strappo di un addio, dovrebbe parlare dell’incanto del possesso, della presenza, della comunione. Vale per gli uomini, vale per i luoghi. Finché la nostra esistenza trascorre perfettamente inscritta entro l’orizzonte disegnato da un genitore, un compagno, un amico, un maestro, oppure da un paesaggio di campagna, un quartiere cittadino, un tratto di spiaggia, il coinvolgimento è tale da generare inconsapevolezza.

Come le piante appartengono alle rive del fiume che le ha viste nascere, così succede che anche noi, giorno dopo giorno, trascorriamo le nostre ore, come fosse la cosa più naturale e che meno induce a porci domande, all’interno di un angolo di mondo. Poi succede, può succedere. Quello strappo che rende la vita un lungo congedo, da un volto disperatamente amato, da un’aia contadina, da un rione, da una casa dalle cui finestre per anni abbiamo osservato, a sera, il sole tuffarsi nel mare. Solamente a quel punto è possibile capire cosa ha realmente rappresentato e cosa continua a rappresentare per noi una persona o un luogo. Senza perdita, senza distanza, ci è preclusa la possibilità della conoscenza autentica, della conoscenza profonda: l’incanto della radura lo assaporiamo in pieno non mentre vi sostiamo, ma una volta che ci ritroviamo nel folto del bosco. E’ per questo che le migliori pagine della letteratura di viaggio e della letteratura d’amore si scrivono sempre alla fine.

Quando da un luogo e da una storia siamo stati cacciati, quando da un luogo e da una storia ci siamo allontanati. Perché succede, perché può succedere. Taglio netto, cesura. La bellezza di un libro come “Attraverso Siena” di Simona Merlo discende (anche) dal fatto che i sensi, di continuo sollecitati e catturati dalla bellezza della nostra città – ininterrotta sinestesia –, sono i sensi di una donna che non vi risiede stabilmente. Nessuna abitudine, di conseguenza, può attenuare in lei lo stupore che nasce ad ogni nuovo incontro, traducendosi, sul momento, in appunto, fotografia, schizzo, memoria, i quali, poi, una volta che Siena è lontana, fisicamente lontana, – lo strappo dell’addio – si fanno tappe di una deliziosa “passeggiata letteraria”, dove le emozioni e i colori contano più del disegno. Il brano che segue contiene gli indispensabile “avvisi ai viaggiatori”, oltre che costituire un buon esempio della levità e dell’ironia della scrittura di Simona Merlo.

“Sono stata a Siena molte volte in anni diversi della mia vita, eppure, ad ogni mio ritorno, mi sembra di cogliere nuovi particolari e di non sentirmi mai del tutto a casa, nel senso di sapere a occhi chiusi dove andare senza sbattere. Ciò che vi chiedo, lettori fiduciosi, è di abbandonare con me il concetto di guida “contenente le indicazioni necessarie alla visita di un museo o complesso monumentale, di una città, di un’intera regione o stato” (definizione Treccani online) e di provare a immaginare Siena fotogramma per parole: prendete le mie frasi, saltellate da un paragrafo all’altro, e fantasticate. Se siete ancora nella fase “pianificazione” spulciate anche altri libri, sbirciate online alcuni dettagli, ma soprattutto preparatevi un buon caffè e fotografate nella mente la sequenza di emozioni che la preparazione ad un viaggio comporta. Dopo di che controllate il meteo. Eh sì, la Toscana è bella, ma umida quindi a seconda della stagione occorre: vestirsi a strati, coprirsi bene, scoprirsi velocemente, avere delle scarpe molto, ma molto, comode. Si è sviluppata in collina e tra salite e discese e look medievale i tacchi alti rappresentano un vero e proprio atto di sfida e di coraggio. Non dico di disdegnare una mise più elegante o “cool”, ma di avere una certa lungimiranza (non inserisco le foto delle mie defunte scarpe per non spaventarvi). Ovviamente i suggerimenti sul tacco riguardano anche gli uomini: scherzo!”.

Simona Merlo, Attraverso Siena. Emozioni interattive, Siena, Betti, 2016

Simona Merlo, Attraverso Siena. Emozioni interattive, Siena, Betti, 2016

 

a cura di Francesco Ricci