È possibile fare della buona divulgazione? Certamente. Ed è possibile fare anche della buona divulgazione scientifica? La risposta, anche in questo caso affermativa, è affidata a un libro, edito da Raffaello Cortina e intitolato “L’uomo artificiale. Neuroscienze e robot da indossare”. Gli autori sono Simone Rossi e Domenico Prattichizzo, vale a dire un neurologo e neurofisiologo clinico, il primo, e un docente di Robotica, il secondo. Un saggio, il loro, che costituisce un ottimo esempio di “contaminazione”, parola che, in ambito scientifico, sta a indicare proprio lo scambio di conoscenze tra discipline differenti. Uno scambio, questo, sempre utile nel campo delle scienze, soprattutto ora che viviamo in un’epoca – come scrivono gli autori nel Prologo – “dove l’evoluzione della specie umana sarà inevitabilmente influenzata dall’evoluzione dei sistemi artificiali, con un impatto enorme in tutti i settori della nostra vita”; ma ancor più proficuo, se alla base vi è la stima reciproca e il sentimento di amicizia.
Come accade tra Simone Rossi e Domenico Prattichizzo. D’altra parte, i risultati che il costante dialogo tra le neuroscienze e l’ingegneria produce iniziano a essere non pochi per chi ha subito danni cerebrali e soffre di deficit neurologici. Si pensi, come esempi di robotica indossabile o leggera, al sesto dito nei pazienti con paralisi della mano, alle cavigliere vibranti per chi è affetto da malattia di Parkinson, al dispositivo vibrante comandato da smartphone per chi soffre di acufene cronico, vale a dire per quelle persone – circa il 15% della popolazione mondiale – che avvertono un incessante fischio o un rumore nel cervello, fischio e rumore che non trovano riscontro nell’ambiente esterno. In tutti questi tre casi, le neuroscienze hanno permesso di comprendere come il cervello avrebbe reagito, riadattandosi plasticamente, a quei componenti del corpo completamente nuovi che l’ingegneria robotica veniva concependo e realizzando. Del libro, che è corredato anche di disegni illustrativi e fotografie, si parlerà, presenti gli autori, martedì 11 giugno, a partire dalle ore 18.30, presso il Giardino Segreto (Area Verde Camollia 85).
“Cosa si è potuto mai fare in questi anni di pandemia, semiconfinati al proprio domicilio? Sicuramente, rispettare le variegate norme gialle, arancioni o rosse che ci sono state giustamente imposte. Poi, magari, cercare di sfruttare al meglio quei benefici del lockdown che la situazione mondiale, nostro malgrado, ci ha inaspettatamente offerto. Primo fra tutti, la riappropriazione di parte del nostro tempo, soprattutto nei periodi arancio-rossi, che si dilatava come non mai. A proposito di percezione e riappropriazione del tempo: i vecchi cavallai della maremma alla guida del barroccio (o calesse che dir si voglia, nell’accezione più borghese e moderna del mezzo), e con le redini in mano, ogni tanto fermavano il cavallo esclamando “Leeehhh”. Io ho avuto la fortuna di conoscere a fondo qualcuno di loro, e di condividerci il sedile rialzato alla guida del barroccio. E quando i cavallai tiravano a sé le redini, e fermavano il cavallo con il “Leeehhh”, il tempo sembrava all’improvviso rallentare davvero e poi fermarsi, in mezzo a una nuvola di polvere e allo stridio delle ruote frenate sulla strada bianca. Anche il cavallo sembrava apprezzare, recuperare anch’esso il suo tempo: nitriva spesso di soddisfazione. A volte, con una delle zampe davanti raspava anche il terreno tre o quattro volte, scuotendo la testa dall’alto in basso, proprio come si vedeva negli spaghetti western degli anni Settanta girati in cinemascope nell’Agro Pontino, o giù di lì. Era il momento giusto per ricordare che il tempo non è – fortunatamente – un prodotto, e quindi non è acquistabile”
Simone Rossi – Domenico Prattichizzo, Il corpo artificiale, Raffaello Cortina, Milano 2023