I dati (la fonte sono i bilanci di esercizio 2010 degli Estav) parlano chiaro: nel 2010 la Asl 7 di Siena ha accumulato un debito con le ditte fornitrici pari a 24.410.277,23 euro, a cui si sommano 87.577.404,46 euro di mancati pagamenti da parte dell´Azienda ospedaliero-universitaria senese, ovvero il policlinico delle Scotte. Tutto qui? No, perché le aziende di fornitura del senese sono afflitte anche da una porzione dei mancati pagamenti dell´Estav Sud Est. Non poca cosa.
Pochi giorni fa i fornitori ospedalieri hanno annunciato che, nell´estremo tentativo di sbloccare la situazione, sono decisi a passare alle vie legali. Anche la politica, però, deve prendere posizioni chiare. Mugnai e Marignani lo fanno, nella consapevolezza che questi imprenditori operano entro una tenaglia burocratica che, se da un lato per ottenere i pagamenti li costringe ad attese che in area senese sono di 240 giorni, dall´altro li obbliga a non sospendere l´erogazione di beni sanitari onde evitare di commettere interruzione di pubblico servizio, reato penale in quanto delitto contro la pubblica amministrazione. Insomma, già qui non se ne esce. Ma c´è di più: «In Toscana i fornitori sono già messi in difficoltà anche dal regime di Iva ad esigibilità immediata che li penalizza rispetto a quanto accade nelle altre regioni italiane. Infatti – spiegano Mugnai e Marignani – in Toscana i pagamenti ai fornitori transitano quasi totalmente dagli Estav, gli enti di approvvigionamento di area vasta nati nel 2004 come invenzione autonoma della Regione Toscana. Che però li ha pensati pro domo sua, senza valutare l´impatto che la creazione di questa ennesima sovrastruttura, funzionale alla creazione di nuovi spazi burocratici, avrebbe avuto sugli operatori. Mentre infatti le Asl, in quanto soggetti che prestano servizi sanitari, secondo la normativa nazionale del 1972 rientrano in una categoria che non prevede l´Iva ad esigibilità immediata, gli Estav, la cui funzione è prevalentemente commerciale, non vi possono rientrare affatto. In sostanza: da noi i fornitori non solo non vengono pagati, ma addirittura si trovano a dover anticipare l´Iva».
La situazione, per le aziende, è dunque completamente a rimessa. E, come se non bastasse, a ciò si aggiungono le complicazioni della burocrazia: «Gli operatori lamentano di essere oggetto di continui rimpalli di responsabilità – denunciano Mugnai e Marignani – in un sistema di scatole cinesi che frustra la loro attività e, con essa, le competenze di un settore d´impresa caratterizzato da un alto grado di specializzazione, esperienza e qualità del servizio. I fornitori dovrebbero rappresentare un valore aggiunto per la tutela della salute del cittadino. La Regione, anche in questo caso, scegliendo l´apparato non fa che impoverire e svilire la capacità di garantire servizio sanitario».
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