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Istituto tecnico Bandini non dimentica la sua storia in rapporto con quella delle leggi razziali e delle deportazioni

Mentre centinaia di studenti senesi – tra cui 130 dell’Istituto Tecnico “Bandini” – ricordano la Shoah grazie all’iniziative organizzate a Firenze dalla Regione Toscana, la Giornata della Memoria 2012, al “Bandini”, è sicuramente vissuta diversamente rispetto al passato. Grazie alla ricerca storica sui 100 anni della scuola – pubblicata nel volume “Il glorioso Istituto Tecnico di Siena” di Juri Guerranti – il “Bandini” ha compreso molto bene quale sia stato il rapporto tra il mondo scolastico e le leggi razziali (compresa l’orrenda pagina delle deportazioni verso i lager). La micro storia del “Bandini” si intreccia infatti con la macro storia dell’antisemitismo fascista e nazista.

Nel 1938 il “Bandini” applica – come tutte le istituzioni – le leggi razziali. Il ministro dell’Educazione nazionale, Giuseppe Bottai, addirittura anticipa di qualche settimana quelle disposizioni generali che obbligheranno alunni e insegnanti ebrei a lasciare le scuole del Regno. Possiamo confermarlo, andando a leggere il Registro del protocollo del “Bandini”, che testimonia come dall’agosto al dicembre 1938 arrivino decine di circolari che impartiscono ordini vari per “ripulire” la scuola italiana dagli ebrei. Una circolare del provveditorato, datata 29 agosto (l’8 settembre ne seguirà un’altra, sempre sul medesimo argomento), dispone il cosiddetto “censimento del personale di razza ebraica”. Giunge poi, il 14 settembre, un’ulteriore lettera sulle disposizioni per la difesa della razza in ambito scolastico. Interessante è segnalare come al “Bandini”, il 20 settembre, arrivi una circolare del provveditorato che chiede di sapere se un professore in servizio presso l’Istituto sia o meno ebreo. Lo stesso giorno la scuola risponde negativamente. Con una nuova comunicazione del 27 settembre, il provveditore torna sul divieto di iscrizione anche agli alunni stranieri ebrei. Il 6 ottobre giunge al “Bandini” un’ulteriore nota in merito ai “libri di testo di autori di razza ebraica” (il 7 ottobre i quotidiani riportano la lista di 114 scrittori ebrei, le cui opere sono proibite nelle scuole). Undici giorni dopo viene protocollata la circolare del provveditorato di Siena (datata 14 ottobre) che informa del divieto di iscrizione degli alunni ebrei. L’Istituto invia una lettera al provveditore agli Studi il 21 ottobre 1938, riportante l’elenco dei libri di testo “ora adottati in sostituzione dei testi di autori ebrei”. Sempre su questo fronte, il “Bandini” invia una lettera il 22 ottobre 1938 al Sindacato fascista commercianti del libro, presso l’Unione commercianti di Siena, per ottenere alcuni libri in sostituzione di quelli proibiti di scrittori ebrei. Come vediamo, in poche settimane, spinto da varie circolari, il preside del “Bandini” compie una vergognosa opera di “bonifica”, che toccherà l’apice con l’espulsione di uno studente. C’è massima attenzione sugli insegnanti, come testimonia una lettera dell’8 novembre 1938, inviata al “Bandini” dall’Istituto Tecnico di Viareggio, che chiede la scheda razziale di un docente che da Siena si è trasferito in quella scuola in Versilia. Dalle carte esaminate, non risulta nessun ebreo dipendente di ruolo in servizio al “Bandini”.

Tuttavia, possiamo soffermarci sul caso di Mario Geremia Castelnuovo, ex studente del “Bandini” che nell’anno scolastico 1937-1938 presta servizio come assistente di segreteria. Diplomatosi ragioniere, in attesa di conseguire la laurea in economia e commercio a Firenze, Castelnuovo lavora infatti per alcuni mesi all’Istituto. Nel 1938 impartisce anche alcune lezioni di ragioneria al corso commerciale. Dall’anno scolastico 1938-1939 cessa di collaborare con la scuola. L’ultimo mandato di pagamento in suo favore, dell’importo di 439,65 lire, è datato 25 novembre 1938. Da quel mese il suo nome non figura più tra il personale incaricato in servizio al “Bandini”. Di carte ufficiali che dimostrino il suo allontanamento perché ebreo non sono state trovate. Soffermandoci però sulla data dell’ultimo pagamento – lo stesso mese in cui il re firma le leggi razziali – possiamo comunque ipotizzare che Castelnuovo abbia cessato di collaborare con la scuola perché ebreo. Non essendo un dipendente di ruolo, è probabile che la sua espulsione dall’Istituto sia avvenuta semplicemente con il non rinnovo del contratto.

Nell’archivio della scuola, nel registro riferito al 1938, figura il fascicolo personale dell’alunno Alessandro Foligno, classe 1921. Nella copertina ingiallita dal tempo è ancora ben visibile la scritta obliqua in matita rossa: “Ebreo”. Nel 1938 anche il “Bandini” ha infatti il compito di espellere dalle classi chi appartiene alla “razza ebraica”. Alessandro Foligno, convittore al Convitto nazionale “Tolomei” di Siena (dove si trasferisce dalla provincia di Roma), dal dicembre 1935 frequenta il corso commerciale dell’Istituto “Bandini”. Nell’estate 1938, quando vengono emanati i regi decreti che proibiscono agli ebrei di frequentare le scuole, Foligno è in procinto di iniziare l’ultimo anno di Ragioneria. Il 9 ottobre 1938 il rettore del Convitto “Tolomei” presenta la domanda di iscrizione del giovane. Nella scheda da compilare, sotto la voce “Annotazioni diverse” viene dichiarato che l’alunno è iscritto alla comunità israelitica, che professa la religione ebraica, che il padre è di razza ebraica mentre la madre no. Ancora con matita rossa il preside del “Bandini” scrive sul foglio della richiesta: “si respinge”. Qualche giorno prima, il 29 settembre 1938, il padre del giovane indirizza una lettera al preside, in cui leggiamo: “Dichiaro sotto la mia personale responsabilità che mio figlio Alessandro iscritto alla quarta classe di codesto R. Istituto superiore tecnico, non è figlio di entrambi i genitori di razza ebraica”. Evidentemente questa precisazione non cambia lo stato delle cose. La legge del 17 novembre 1938 considera infatti ebreo anche colui che è nato da un solo genitore israelita, purché professi la religione ebraica.
Questo è il caso dello studente del “Bandini” (come testimonia la scheda d’iscrizione presentata al preside), costretto così a cambiare città ed istituto. Di lui sappiamo solo che nel 1939 frequenta la scuola israelitica di Roma. Dopo la Liberazione di Siena, con l’anno scolastico 1944-1945 che conta 390 iscritti distribuiti su 18 classi, tornano al “Bandini” anche gli ebrei, espulsi dalle scuole del Regno nell’autunno 1938. Si iscrive, ad esempio, alla prima classe del ripristinato corso inferiore, Guido Papini, scampato insieme alla famiglia alle deportazioni nei campi di sterminio nazisti. Il bambino, residente presso la sinagoga di Siena, presenta la pagella della quinta elementare rilasciata nell’a.s. 1942-1943 dalla scuola “Peruzzi” dove nel 1938, in seguito ai decreti per la “difesa della razza”, era stata istituita la classe speciale per alunni ebrei. Finalmente al “Bandini” l’allievo Papini può frequentare una normalissima classe dove nessuno è più discriminato. Sempre nell’autunno 1944 torna all’Istituto, in qualità di docente incaricato, Mario Geremia Castelnuovo (anch’egli scampato alla Shoah), il quale collaborava con la scuola prima dell’applicazione dei decreti razziali. Purtroppo, la studentessa 14enne Graziella Nissim, che nell’ottobre 1943 si presenta come privatista a sostenere un esame al “Bandini”, verrà caricata, il mese dopo, su un carro piombato – insieme agli altri ebrei senesi arrestati il 6 novembre – per morire al suo arrivo ad Auschwitz.
Katiuscia Vaselli

Nata nel cuore di Siena, giornalista e contradaiola fervente. Ora Capo-redattorice di Siena News e Presidentessa di Dinamo Digitale.

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Katiuscia Vaselli

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