In questi giorni, durante i lavori per l’elaborazione del programma della lista civica 53100 a sostegno di Alessandro Corsini sindaco, abbiamo letto (e ascoltato) con attenzione le dichiarazioni dei candidati a sindaco su Banca Mps. In generale, l’impressione che abbiamo avuto è che, stante la delicatezza degli argomenti e le evidenti necessità di ricerca di consenso elettorale, le posizioni espresse si siano limitate a sostenere prospettive alcune francamente un po’ aleatorie, altre condivisibili: in ogni caso, peraltro, senza accennare alle problematicità che si presentano e quindi non fornendo ai senesi un sufficiente contributo di chiarezza circa l’oggi e soprattutto il domani. Di queste problematicità vorremmo brevemente parlare, anche perché purtroppo sono dati di fatto che la Banca Mps: da un lato, per errori e malversazioni, non è più la rassicurante potenza economica che siamo stati abituati a conoscere; dall’altro lato, per la prima volta nella sua storia ha dovuto fare massiccio ricorso allo Stato, così inevitabilmente entrando in una più ampia logica concettuale, ma anche operativa, non sempre facilmente coniugabile con aspettative locali.
Nelle settimane scorse, ad esempio, è stata ventilata da qualche candidato sindaco l’ipotesi di dividere Banca Mps in due realtà giuridiche, una delle quali con operatività regionale a larga partecipazione della Fondazione Mps: peraltro non sono stati forniti studi di fattibilità. Poiché una Banca più piccola significa ovviamente minori possibilità di intervento, sembra allora legittimo avanzare alcune domande. Quale sarebbe l’impatto sull’occupazione? E quale sostegno creditizio darebbe all’economia? Quale maggior apporto ne deriverebbe per la Fondazione? Da considerare poi, per un verso, che la Fondazione, prevedibilmente, dovrebbe scendere ancora nella quota di partecipazione in Banca Mps, creandosi così ulteriori ostacoli all’operazione; e che, per un altro verso, quasi tutte le azioni della Fondazione sono vincolate in pegno a garanzia dei debiti contratti. Infine ci chiediamo: lo Stato acconsentirebbe mai ad un’operazione che, modificando pesantemente la struttura della Banca, società quotata in Borsa, potrebbe diminuire la garanzia per il rimborso dei Monti Bond?
Molte delle prese di posizione hanno riguardato l’argomento del 4 per cento, cioè la percentuale massima di detenibilità del capitale sociale di Banca Mps (eccezion fatta per la fondazione Mps), limite pensato come elemento di difesa della senesità della Banca e del suo rapporto con il territorio, nel quadro di una Fondazione padrona assoluta della Banca. In merito, e in via di principio, qual è il senese che non sia contrario alla sua abolizione? Nessuno! Peraltro, adesso, gli attuali vertici della Banca (anche su sollecitazione della Banca d’Italia) ritengono che la patrimonializzazione della Banca passi necessariamente dalla eliminazione del 4 per cento indicato come un’anomalia nel contesto bancario italiano ed europeo. Ora: come rispondiamo alle non dubbie esigenze di consolidamento patrimoniale della Banca? Si pensa davvero, ad esempio, che possano essere i piccoli azionisti (magari tutti di Siena) a patrimonializzare la Banca? Riuscirà la comunità senese a contrapporre qualcosa di concreto alle motivazioni che, al momento della decisione, ci verranno buttate addosso a sostegno dell’eliminazione del limite del 4 per cento? Perché temiamo proprio che con la sola enunciazione dei principi non si salva la Banca, né si salvano i circa trentamila dipendenti, i milioni di clienti e gli azionisti, grandi o piccoli che siano. Purtroppo, sul punto, un altro dato di fatto è che il dibattito appare già superato quanto meno nei confronti dello Stato, sottoscrittore di oltre 4 miliardi di euro di Monti Bond: qualora infatti Banca Mps non riuscisse a rimborsare, alle previste scadenze, i Monti bond e i relativi interessi, lo Stato arriverebbe a detenere ben oltre il 4 per cento dell’intero capitale sociale, fino al possibile concretizzarsi della cosiddetta “nazionalizzazione”, cioè l’ingresso maggioritario dello Stato nel capitale sociale della Banca.
In questo difficile percorso la Banca si è trovata ad affrontare situazioni non previste e di eccezionale gravità, in un contesto nazionale e internazionale di sfiducia nei suoi confronti. Oggi ci aspettiamo che, chiuso quanto prima il tempo del contenimento dei costi, si dia avvio finalmente alla fase di rilancio e di recupero di credibilità nei confronti dei clienti e dei mercati. Un percorso che sarà reso possibile anche grazie ai sacrifici sopportati dai dipendenti del gruppo Mps, i quali ancora una volta hanno dimostrato grande attaccamento all’azienda e particolare forza di identità in un momento difficilissimo. E’ quindi ad ognuno di questi lavoratori che il nuovo gruppo dirigente deve guardare con un atteggiamento rispettoso. E siamo al punto più delicato e doloroso, quello della cosiddetta esternalizzazione. E’ stato davvero fatto tutto il possibile nella ricerca di soluzioni alternative? Non lo sappiamo: in ogni caso siamo con convinzione dalla parte dei lavoratori che si battono per il loro posto di lavoro. E diciamo che ad ogni costo va evitato il rischio (purtroppo non teorico in quanto autorevolmente già accennato in sedi ufficiali)che questi lavoratori diventino “esuberi”: perché “esubero”, nella situazione attuale di Banca Mps, è sinonimo di “licenziamento”, puramente e semplicemente. Verso uno sbocco giusto e in ogni caso garantito debbono dunque impegnarsi tutte le autorità interessate; così come le organizzazioni sindacali, sia quelle che hanno sottoscritto l’accordo con la Banca, sia quelle che non l’hanno sottoscritto.
L’auspicio di tutti i senesi è che la Banca torni ad essere il grande punto di riferimento della nostra comunità cittadina; e non solo. La speranza è che la Fondazione continui ad operare per l’indipendenza della Banca e lo storico legame con il territorio. Il ritorno della Banca alla redditività e il suo consolidamento patrimoniale, sono elementi irrinunciabili per vincere questa difficilissima sfida.
Fabio Giustarini, Alfredo Mandarini, Roberto Martinelli, Renzo Marzucchi, Duccio Zanchi
Soci del Movimento 53100
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