Quasi 587 milioni di euro in un anno per il lavoro, nonostante la crisi economica.
E’ la ricchezza creata dalle cooperative di servizi in Toscana, circa 400 imprese in cui sono impiegate 25.550 persone in tutta la regione. Un risultato raggiunto malgrado l’incremento del costo del lavoro, che in appena tre anni è cresciuto di oltre il 5%, e nonostante l’aumento costante dei crediti verso i clienti.
Sono alcuni dei dati del Rapporto sociale 2011 che è stato presentato oggi all’auditorium di Santa Apollonia di Firenze da Legacoop Servizi Toscana, l’associazione di Legacoop a cui aderiscono le cooperative di logistica e trasporti, sociali, multiservizi, turismo e servizi culturali, ristorazione, di medici di medicina generale, sapere, vigilanza e altri servizi.
E’ una “fotografia” dello stato del settore dopo i primi tre anni di crisi, un settore che inizialmente ha tenuto meglio di altri ma ora sente tutto il peso delle gravi difficoltà economiche e finanziarie. A fronte dei 587 milioni di euro di ricchezza prodotta e redistribuita tra soci e lavoratori (il cosiddetto VAES, il Valore Aggiunto Economico e Sociale) e del fatto che il 91% dei loro occupati è a tempo indeterminato, le cooperative hanno visto infatti aumentare il costo del lavoro, i crediti verso i clienti e i debiti verso le banche.
Ed è da notare che il settore numericamente più consistente, che quindi contribuisce di più alla ricchezza prodotta, è quello delle cooperative sociali che si occupano di servizi socio-sanitari, educativi e del reinserimento delle persone svantaggiate.
In tre anni, per il mondo cooperativo dei servizi, il costo del lavoro è passato da 481 milioni a quasi 512 milioni di euro, i crediti da 337 milioni a 366 milioni, i debiti verso il sistema bancario da 164 milioni a quasi 185 milioni di euro. E i numeri, frutto dell’analisi aggregata dei bilanci di circa 320 cooperative toscane, si riferiscono solo al periodo compreso tra il 2008 e il 2010.
“In passato si moriva di debiti, oggi si muore di crediti – dice il presidente di Legacoop Servizi Toscana Angelo Migliarini –. Ci sono cooperative che non sono state ancora pagate per lavori che hanno fatto oltre un anno fa. Quanto ancora dobbiamo subire, anche in Toscana, il ritardo dei pagamenti, lo sblocco di questo incomprensibile e iniquo ‘patto di stabilità’? Siamo di fronte a risorse che ci sono, non a risorse da rintracciare, e che potrebbero far ripartire edilizia e costruzioni con tutto l’indotto di servizi che le accompagna, se è vero com’è vero che il 70% delle opere pubbliche in Italia le cantierizzano Comuni, Province e Regioni. E siamo di fronte – continua Migliarini – al paradosso di un governo che usa ogni mezzo per la lotta all’evasione fiscale (compresa la gogna mediatica, i blitz su Ponte Vecchio, gli estratti conto bancari da spedire alla Guardia di Finanza) ma che non paga i propri debiti”.
Il ritardo nei pagamenti è uno degli elementi che hanno portato ad un preoccupante peggioramento della situazione anche per le cooperative del terziario.
“Nell’ultimo anno – dice Eleonora Vanni di Legacoop Servizi Toscana, che si è occupata del Rapporto sociale 2011 presentato oggi – c’è stato un aggravamento forte e rapido. Dopo averle a lungo nominate, le ricadute della crisi sono arrivate pesantemente anche sulle imprese cooperative che sono state messe di fronte ad una drastica riduzione della produzione economica e delle risorse nel suo complesso. Per tornare a crescere – conclude Vanni – crediamo però che non basti aspettare una ripresa economica che appare comunque lontana. La sfida non più rinviabile, anche per le cooperative, è accrescere la competitività”.
“La Toscana – dice il presidente Migliarini – ha davanti a sé grandi sfide: dalla gestione dei servizi idrici a quella del sistema integrato dei rifiuti, senza dimenticare la partita decisiva dell’ammodernamento delle infrastrutture, tra cui l’integrazione degli aeroporti di Pisa e Firenze, la “Due Mari” e la “Tirrenica”, il porto e le strutture intermodali di Guasticce e di Gonfienti. Noi vogliamo provare a giocare un ruolo di affidabile partner industriale per la nostra regione, ma per farlo dobbiamo prima di tutto guardarci allo specchio”.
“Il nostro settore – conclude Migliarini – sconta un’eccessiva frammentazione, pur nelle singole specificità: la gran parte delle cooperative di servizi è di media e piccola dimensione. Una soluzione c’è e sono le fusioni, il principale strumento per aumentare la scala dell’impresa, così come esistono nuovi strumenti normativi che rendono possibili altre forme di integrazione, dai gruppi cooperativi alle reti per ottimizzare filiere produttive e commerciali, ai consorzi d’impresa. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, noi stessi per primi”.
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