Allarme fauna selvatica: la Provincia al fianco della Regione

cinghiali

“Le norme e i regolamenti in materia di gestione della fauna selvatica non sono più adeguati alla situazione attuale e non consentono di mantenere densità sostenibili e giusto equilibrio fra le specie, con l’ambiente circostante e con l’attività agricola. L’appello della Regione, che chiama in causa lo Stato, conta sul sostegno della Provincia di Siena e delle Province toscane, pronte a dare il loro contributo per affrontare in maniera concreta l’emergenza”. Con queste parole Anna Maria Betti, assessore all’agricoltura e caccia della Provincia di Siena e coordinatore Upi Toscana interviene sulla gestione della fauna selvatica a supporto del grido di allarme lanciato nei giorni scorsi dall’assessore regionale Gianni Salvadori.

“Il quadro in cui ci troviamo ad operare su questo tema – continua Betti – è caratterizzato da un complesso intreccio di norme nazionali e regionali, disposizioni e direttive comunitarie, strumenti di pianificazione e linee guida spesso distanti e contraddittori fra loro. Il rischio maggiore è quello di scaricare gli effetti di tutto ciò su chi opera sul campo e di allontanare, piuttosto che favorire, l’obiettivo di una gestione equilibrata e sostenibile della fauna selvatica, materia divenuta, ormai, terreno fertile per ricorsi sempre più numerosi ai Tar e alla Corte Costituzionale, a Siena come in Toscana e in Italia, creando paralisi, inefficienza e incertezza”.

“Negli ultimi anni – dice ancora Betti – la Provincia di Siena e tutte le altre Province toscane hanno fatto ogni sforzo possibile, insieme agli ATC e ai tanti soggetti coinvolti, per arginare il fenomeno, segnalando la crescente difficoltà di gestire un patrimonio faunistico che da ‘bene comune’ è diventato una vera e propria emergenza. Lo abbiamo fatto con il senso di responsabilità di chi ogni giorno è chiamato a confrontarsi con problemi sempre più severi, dagli incidenti stradali ai danni all’agricoltura e ai boschi, vedendo, però, ridursi sempre di più i margini di intervento”.

“Oggi la Regione chiama in causa lo Stato – continua l’assessore provinciale – con un appello che trova tutto il nostro apprezzamento e sostegno, oltre che la consueta collaborazione, mettendo a disposizione conoscenze ed esperienze maturate nei nostri territori. In gioco non c’è solo la qualità dell’impianto gestionale e di programmazione toscano, ma anche la sopravvivenza di equilibri vitali per territori a matrice rurale come i nostri. La Provincia di Siena ha una percentuale di superficie agricola e forestale pari a circa il 95 per cento, costituito per quasi un quarto da aree a tutela ambientale con indici di biodiversità fra i più elevati d’Italia. L’organizzazione territoriale e colturale vede nell’alternanza fra bosco e coltivato, pressochè senza soluzione di continuità, la matrice di un paesaggio di grande valore che, unito alle produzioni agricole di pregio, consente reddito e sopravvivenza a un’agricoltura di qualità che è un asset strategico dell’economia locale. Partendo da questo grande patrimonio da tutelare, denunciamo da tempo l’insostenibilità della gestione della fauna selvatica con l’attuale quadro normativo, segnalando ingenti danni all’agricoltura che accanto alle perdite di produzione annuale portano danni strutturali a vigneti e a oliveti, oltre che sui rimboschimenti; il proliferare di costose recinzioni che chiudono territori ‘aperti’ e sottraggono paradossalmente spazi di movimento agli animali; incidenti stradali; criticità per gli argini dei fiumi e uno squilibrio fra le specie e nell’ecosistema che ci preoccupa e che dovrebbe preoccupare quanti hanno ruolo e titolo per intervenire, a partire dallo Stato, ‘proprietario’ della fauna”.

“Consapevoli di una situazione sempre più critica e interpretando il sentimento dei colleghi assessori provinciali – conclude Betti – propongo all’assessore Salvadori di convocare un incontro operativo per definire ogni iniziativa utile ad affrontare l’emergenza, una sorta di tavolo di crisi aziendale perché ambiente, uomini, animali e piante sono l’azienda più grande della nostra terra, un’azienda che sta soffrendo pesantemente e di cui non possiamo né vogliamo fare a meno”.