di Mariella Baccheschi
Sempre suggestivo e accattivante lo spettacolo che la piccola comunità di Tre Case (Piancastagnaio) offre la sera/notte fra il 5 e il 6 gennaio per rievocare “I befani”, la bella tradizione del passato, attualizzandola e modellandola secondo le esigenze e i sentimenti dei nostri giorni. Anche l’altra notte, nonostante le condizioni atmosferiche avverse e la pioggia battente, l’allegro corteo, dopo aver compiuto il lungo cerimoniale di questua nelle campagne (Casa Pacelli e poi le frazioni di Casa Eufemia, Quaranta, Capannacce, Casetta) è apparso nell’abitato di Tre Case, completamente illuminato, per fare visita prima ai bimbi del luogo e , secondariamente, a quelli di Buche di Rocco, la frazioncina della parte più alta, immersa nel bosco. Visita e sosta obbligatoria, anche all’interno del Bar di Tre Case, cuore pulsante e quartier generale della manifestazione, dove da giorni il gruppo si era riunito per preparare la nuova edizione. Nella Befana di Tre Case, tuttavia, come per altro là dove questa tradizione è ancora viva, permangono alcuni elementi cristallizzati, come il canto itinerante di questua, agito da una squadra, composta per lo più da uomini, i quali fanno visita alle famiglie, proponendo loro una allegra canzoncina, accompagnata da strumenti musicali (chitarra, fisarmonica), in cambio di una offerta (oggi in denaro), che servirà per allestire la grande tavolata della cena finale. I personaggi centrali restano comunque la befana, il befano e la figlia da maritare, i quali svolgono il ruolo di intrattenimento dei bambini e dei familiari che li ospitano (anche facendo fare loro un giro di ballo). Altro ruolo importante, quello della mascotte, che apre solitamente il corteo e dei due frati da cerca, incaricati di distribuire le immancabili calze con doni e dolciumi e ricevere le offerte. Ogni casa si apre al loro passaggio, con i bambini svegli a attenderli. E ovunque c’è un piccolo buffet per rifocillarli. I vari personaggi sono vestiti goffamente e truccati in maniera grottesca e tale da renderli irriconoscibili, anche se in questa picola comunità non è facile far durare a lungo il gioco. Vengono scambiate battute spiritose e tutto è pervaso da grande affettuosità e cordialità. La canzone, ripetuta all’infinito, viene modificata nel testo a seconda che sia diretta a “vecchiarelle”, “giovanette” o “giovinotti”, perché il regalo per il nuovo anno è diverso. Intimamente sentita e partecipata anche dai ragazzi e dalle ragazze questa tradizione, che coniuga più esigenze da salvaguardare: la memoria e il ricco patrimonio culturale, la funzione socializzante e il carattere propiziatorio e augurale della festa, la identità culturale di questo mondo che resiste in località Tre Case.