«Un serio e profondo percorso di innovazione è quello che attende la caccia senese per difendere il modello attuale. Con la convinzione che solo precorrendo i tempi si possano mantenere le conquiste del passato». Queste le prime parole di Alessandro Ferretti dopo la conferma a presidente di Arci Caccia Siena per un secondo mandato quadriennale. L’elezione all’unanimità si è svolta durante il congresso provinciale “Scegliere oggi la caccia di domani”. L’iniziativa è stata l’occasione per fare il punto sul presente e sul futuro dell’attività venatoria senese alle prese anche con il riordino delle Province. «All’unione con il territorio grossetano dovremo arrivare con in dote il nuovo Piano Faunistico – ha dichiarato Ferretti – e non semplicemente con l’evocazione, per quanto suggestiva, di ciò che ha rappresentato Siena per la buona caccia. Il Piano dovrà affrontare il tema degli ungulati e dei danni partendo dalla necessità di una effettiva gestione unitaria di tutto il territorio e non limitarsi solamente alla sua enunciazione. Dovrà contenere degli spunti forti e coraggiosi per il rilancio della gestione della piccola selvaggina stanziale e degli istituti faunistici pubblici. Dovrà porsi il problema di innovare il modello gestionale attuale anche attraverso forme sperimentali che modifichino, rafforzino e migliorino il concetto di legame cacciatore – territorio». E in vista del nuovo assetto provinciale il presidente ha auspicato maggiore semplificazione burocratica: «Anche se le nuove macro province manterranno delle deleghe in materia di caccia dovremo comunque individuare forme di coordinamento a livello di ATC. Tali strutture dovranno comunque essere snelle e leggere a livello organizzativo ed amministrativo mentre dovranno investire tutte le energie per la gestione attiva e di rapporto con i cacciatori». Durante il suo intervento Ferretti ha anche tracciato una panoramica della situazione toscana dove, oltre al taglio delle risorse economiche provenienti dalle tasse sulla caccia e pertanto destinate a tale comparto per legge, «in questi ultimi anni la Regione ha abdicato al ruolo di modello trainante, cessando di tessere la tela di un ragionamento politico di ampio respiro in nome di un pragmatismo incapace di far fronte, non tanto alle situazioni contingenti, quanto alla sfida superiore di dare nuovo slancio al modello di caccia basato sulla programmazione pubblica. Con il riordino delle Province, invece, la Regione dovrà ancor più assumersi l’onere di guida ed indirizzo per la materia. Sarà pertanto necessario dare vita, in tempi rapidi, ad un confronto che, oltre ad affrontare la situazione toscana possa assumere la funzione di traino a livello nazionale per ricomporre un dialogo costruttivo tra le parti portatrici di interessi. La caccia sta vivendo un periodo di gravi difficoltà – ha conseguito il presidente -, schiacciata com’è tra gli opposti estremismi che non fanno altro che ridurne la credibilità sociale portando inoltre la sede del dibattito nelle aule dei tribunali. Crediamo che sia giunto il momento di un’analisi critica da parte di tutte le associazioni in modo da evidenziare gli errori del passato anche recente e porre le basi per un nuovo e diverso dialogo isolando le parti estreme che tanti mali hanno portato alla caccia in questi anni».
All’assemblea, oltre ai 70 delegati dei circoli provinciali, erano presenti esponenti istituzionali, del mondo agricolo e numerosi cacciatori.