“Come l’Arci e gli altri organizzatori siamo profondamente rammaricati per la mancata concessione degli spazi della tenuta di Suvignano per l’organizzazione del progetto “LiberArci dalle spine” all’interno dell’azienda agricola che sorge nel nostro comune ed è stata confiscata alla mafia dal 2007. Sono passati quasi
6 anni, decisamente troppi, da quel giorno ma ancora oggi non riusciamo neanche ad allestire progetti importanti, di natura educativa, sociale e didattica come questo, e che rientrerebbero a pieno titolo all’interno delle tipologie di riutilizzo che, assieme agli altri attori locali, abbiamo immaginato nel tornare a sollecitare lo sblocco, attraverso un progetto dettagliato e fattivo, di una situazione completamente ingessata da troppe lungaggini burocratiche”.
Con queste parole il Sindaco di Monteroni d’Arbia, Jacopo Armini, commenta il rifiuto, da parte dell’Amministratore finanziario, di concedere gli spazi dell’azienda agricola di Suvignano all’Arci regionale Toscana per l’organizzazione, assieme a Libera e Cgil, di uno dei campi di lavoro dell’edizione 2013 del progetto “LiberArci dalle spine”, “Quella patrocinato dalla Regione Toscana ormai da diversi anni – prosegue Armini – rappresenta un progetto molto importante che permette di sviluppare lavoro, studio, formazione e soprattutto consapevolezze a favore dei beni confiscati alle mafie. Purtroppo, dal positivo confronto avuto lo scorso mese di gennaio con il Ministro Anna Maria Cancellieri, durante il quale presentammo un importante progetto di valorizzazione, pienamente condiviso con la Regione Toscana e con la Provincia di Siena, non siamo ancora riusciti a sbloccare gli indispensabili aspetti di carattere tecnico e formale per consentire che il principio del riutilizzo sociale dei beni confiscati venga rispettato”.
“L’empasse governativo attualmente in atto a Roma – conclude Armini – rischia di complicare ulteriormente il nostro percorso, nei confronti del quale non intendiamo però affatto arrenderci, convinti di quanto Suvignano possa rappresentare in termini di progettualità a favore della nostra collettività e del nostro territorio. Per questo desideriamo ripartire dalle parole pronunciate da Don Ciotti in occasione della sua recente visita a Siena nella speranza di riuscire a far sentire la nostra voce anche a Roma e quindi riaprire rapidamente i margini di confronto prima che sia troppo tardi”.