Il documento declina le linee strategiche e operative del Piano di Ristrutturazione presentato il 7 ottobre 2013 e approvato dalla Commissione Europea il 27 novembre 2013.
Il Piano prevede una trasformazione radicale del “modo di fare banca”. Nel 2017 Banca Monte dei Paschi di Siena sarà una Banca profondamente diversa passando da 2.750 a 2.200 filiali, da 31mila[1] a 23mila dipendenti, con un fatturato per risorsa in crescita da 165mila a 225mila euro, un cost/income dal 66% al 50% e con il 10% di clienti digitali, contro l’attuale 1%.
Tra i principali obiettivi al 2017: l’incremento del margine di interesse (+390 milioni di euro rispetto al dato dei 9 mesi 2013 annualizzato), l’incremento delle commissioni (+767 milioni di euro rispetto al 2012), la riduzione dei costi operativi (-713 milioni di euro rispetto al 2012) ed un miglioramento del costo del credito che si dovrebbe attestare a 90 punti base; il ritorno ad un livello di profittabilità sostenibile (utile netto di circa 900 milioni di euro e RoTE di circa 9% entro il 2017).
Capitale regolamentare conforme ai requisiti regolamentari (circa 10% CET1 “phased in” nel 2017).
Siena, 28 novembre 2013 – Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte Paschi di Siena ha approvato in data odierna il Piano Industriale 2013-2017. Il documento declina le linee strategiche e operative del Piano di Ristrutturazione approvato da Banca Monte dei Paschi di Siena il 7 ottobre scorso e presentato, per il tramite del Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla Commissione Europea ed approvato nella giornata di ieri dalla stessa.
Il Piano punta ad una trasformazione radicale del “modo di fare banca” e, anticipa un cambiamento in atto nel settore bancario, che muterà il conto economico e il modello di business di Banca Monte dei Paschi di Siena. In particolare, il Piano Industriale 2013-2017 dettaglia le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi del Piano di Ristrutturazione, che si sviluppano su tre direttrici principali:
- il raggiungimento di livelli sostenibili di redditività (RoTE del 9% al 2017);
- il rafforzamento della quantità e qualità del capitale (Common Equity Basilea 3 del 10% al 2017);
- il riequilibrio strutturale di liquidità (rapporto impieghi/depositi[2] del 90% al 2017).
Su queste direttrici il nuovo Piano Industriale 2013-2017 innesta elementi di significativa discontinuità e di cambiamento, ovvero la trasformazione industriale della Banca con alcune azioni manageriali che avranno effetti positivi già nel breve periodo.
La trasformazione industriale della banca è basata su:
- Un nuovo modello distributivo, più accessibile ai clienti e meno costoso per la banca, con meno filiali, ma con punti vendita più orientati alla relazione e flessibili e con più interazione con i clienti;
- L’evoluzione del modello d’intermediazione, con più prodotti intermediati e meno masse sul bilancio, puntando sull’ampliamento degli accordi distributivi con partner terzi (credito al consumo, leasing), su un’ulteriore spinta al settore “bancassurance“ e su soluzioni innovative per supportare il mondo PMI (ad esempio, di recente è stato lanciato il primo fondo italiano Minibond);
- Il miglioramento dell’operatività, con azioni tese a rendere la Banca più snella, produttiva e “digitale”;
- Politiche di valorizzazione e sviluppo del capitale umano in ottica meritocratica.
Le azioni manageriali, che la Banca ritiene possano avere effetti positivi già nel breve periodo, riguardano:
- L’incremento della produttività commerciale nei segmenti Retail, Private e Corporate, con l’obiettivo di diventare la banca di riferimento delle PMI;
- Il miglioramento della qualità del portafoglio credito attraverso il rafforzamento del processo di monitoraggio e azioni di prevenzione dei crediti in bonis, la riduzione dello stock dei crediti incagliati/in sofferenza, la massimizzazione dei recuperi ed un nuovo assetto organizzativo del processo di erogazione e monitoraggio del credito;
- L’aumento della quantità e della qualità del capitale, con un aumento di capitale fino a 3 miliardi di euro, il rimborso totale dei Nuovi Strumenti Finanziari entro il 2017;
- Una prudente strategia di risk management e la razionalizzazione del portafoglio di attivi, con la riduzione del portafoglio di titoli di Stato nel portafoglio AFS da 23 miliardi a 17 miliardi di euro nel 2017;
- Il proseguimento dell’incisiva azione sul rinnovamento dei modelli operativi e del cost management, con un consistente recupero di efficienza e una sostenibile ottimizzazione dell’intera base costi operativi.
Si tratta di una trasformazione radicale che permetterà a Banca Monte dei Paschi di Siena di anticipare il futuro, ovvero il cambio strutturale del modo di “fare banca”, nel rispetto delle linee guida dettate dalla Commissione Europea. Il Piano prevede una struttura efficiente e produttiva con 2.200 filiali al 2017 (rispetto alle 2.750 al 2012, di cui circa 400 già chiuse al 30 settembre 2013) e 23mila dipendenti al 2017 (rispetto ai 31mila al 2011) con un fatturato per dipendente in crescita da 165mila a 225mila euro, un cost/income dal 66% al 50% e con il 10% di clienti digitali, contro l’attuale 1%.
L’afflusso di clientela in filiale sarà in diminuzione e le interazioni tra cliente e banca diventeranno sempre più multicanale (filiale, bancomat, telefono, internet), con un servizio disegnato per anticipare le nuove richieste del mercato e per rafforzare i contatti commerciali.
Redditività
Tra i principali obiettivi a fine Piano (2017) sono inclusi:
- l’incremento del margine di interesse di 390 milioni di euro rispetto al dato dei 9 mesi 2013 annualizzato, grazie alla riduzione del costo del funding e l’aumento dei tassi di interesse di mercato, parzialmente assorbiti dagli impatti negativi derivanti dal deleveraging del portafoglio crediti e delle attività finanziarie;
- l’incremento delle commissioni di 767 milioni di euro rispetto al 2012 (+8% medio annuo), attraverso l’aumento delle commissioni di asset management, di bancassurance, dei servizi di pagamento, di distribuzione (soprattutto nei settori del leasing e del credito al consumo), dal segmento corporate e la riduzione delle commissioni passive sulle obbligazioni garantite dallo Stato italiano;
- la riduzione dei costi operativi di 713 milioni rispetto al 2012 (-4,8% medio annuo), in seguito alla riduzione degli oneri amministrativi (-433 milioni al 2017) e del costo del personale (-288 milioni al 2017). Il personale diminuirà da 31mila risorse di fine 2011 (30mila a fine 2012) a 23mila al 2017 in seguito all’accesso al Fondo di solidarietà, all’esternalizzazione dell’attività di back office, alle cessioni di attività non strategiche ed al normale turnover;
- il miglioramento del costo del credito con un obiettivo 2017 di 90 punti base, rispetto ai 191 punti base del 2012, in seguito all’atteso miglioramento del contesto macroeconomico ed alla riduzione del profilo di rischio del portafoglio crediti della banca.
Gli obiettivi di Piano sono supportati dal “track record” positivo di questi ultimi due anni in cui è stata raggiunta una significativa riduzione dei costi operativi (-11,4% rispetto al 30 settembre 2012), delle attività finanziarie (-16,6% rispetto al 2011) e del totale attivo (-14,1% dal 2011), oltre al completamento di un nuovo management team, con 20 nuovi dirigenti inseriti in ruoli chiave.
Capitale
Come già reso noto al mercato, Banca Monte dei Paschi di Siena ha deliberato il 26 novembre 2013 di proporre all’Assemblea un aumento di capitale sino ad un ammontare massimo di 3 miliardi di euro. Con l’integrale esecuzione dell’aumento di capitale, l’obiettivo è raggiungere un common equity Basilea 3 (phased in) del 10% al 2017.
Liquidità e ristrutturazione dell’attivo e del passivo
Il citato aumento di capitale, il deleverage e l’incremento della raccolta commerciale permetteranno di migliorare la struttura delle fonti di finanziamento e di rafforzare la counterbalancing capacity, con l’obiettivo di impieghi/depositi[3] totale del 90% nel 2017.
La Banca proseguirà inoltre nella sua politica di contenimento del rischio attraverso la riduzione del portafoglio titoli governativi in AFS da 23 miliardi a 17 miliardi di euro e del rischio del portafoglio di negoziazione (VAR).