“Se ieri essere virtuosi voleva dire raggiungere l’autosufficienza con il Piano Provinciale dei Rifiuti, cioè riuscire a trattare e smaltire la totalità dei rifiuti prodotti sul nostro territorio senza essere costretti a portarli altrove, oggi, che questo risultato lo abbiamo già raggiunto da tempo, essere virtuosi significa contenere i costi e ridurre le tariffe a vantaggio di famiglie e imprese”.
Interviene così Maurizio Caldi, in merito al Piano Provinciale dei rifiuti che sta sollevando molte proteste da parte dei sindaci del territorio, viste le onerose ricadute che avrebbe sui cittadini.
“Che il contratto di appalto dei servizi tra ATO e SEI Toscana preveda l’adeguamento all’indice ISTAT del corrispettivo è un fatto normale, direi tipico di tutti i contratti di servizio di durata pluriennale – continua Caldi – ma quando ci troviamo in una evidente situazione di sofferenza delle famiglie e delle imprese, buon senso impone di trovare rimedio agli aumenti e di provare ad evitarli, anzi, bisognerebbe tirare la cinghia e lavorare per ridurre le tariffe a vantaggio di chi la crisi la patisce sulla propria pelle”.
“A nulla serve rimpallare le responsabilità sulla determinazione delle tariffe. In questi anni di crisi tutti sono stati costretti a sacrifici: le famiglie, i commercianti, gli artigiani e persino gli enti locali con i vincoli imposti dal Patto di Stabilità. Dovranno farli anche le aziende che gestiscono i servizi a rete, e se ciò andrà a discapito della remunerazione del capitale privato oltre che di quello pubblico, pazienza. Ai Comuni interessano buoni servizi a prezzi contenuti, non i dividendi. Sono convinto che in un bilancio con 160 mln € di ricavi, SEI Toscana possa trovare economie del 2% capaci di neutralizzare gli effetti dell’inflazione”.
“A breve sarà necessario porsi la domanda se i Comuni, con le loro ridottissime quote di partecipazione, siano ancora in grado di esercitare la funzione di indirizzo, programmazione e controllo, tipica dei soci, o se non sia giunto il momento di mettere in campo una diversa organizzazione della presenza del pubblico in queste società – conclude Caldi – onde evitare che finiscano completamente fuori controllo, privando i cittadini della provincia di Siena di un patrimonio che è loro perché costruito con i proventi della tariffa pagata in tutti questi anni”.