In Aula si discute sull’approvazione del disegno di legge in materia sanitaria, quello a cui comunemente ci si è riferiti come Decreto Balduzzi.
Il punto di particolare importanza, discusso ed emendato rispetto al testo approvato al Senato, riguarda la possibilità di accedere a protocolli medici che non sono stati validati attraverso le procedure riconosciute dalle agenzie di controllo del servizio sanitario e dell’Associazione Italiana per il Farmaco. Si discute dunque del cosiddetto Metodo Stamina.
Questo caso è balzato agli onori della cronaca per via della richiesta angosciata di famiglie disperate e la speranza di curare bimbi laddove cura non c’è. La richiesta da parte delle famiglie in casi disperati è comprensibile, ritengo molto grave che aspetti medici molto specifici possano essere utilizzati per condizionare una legislazione che lascia ampio margine alla possibilità di sperimentazione.
Le posizioni degli schieramenti politici sono variegate e spesso pagano il prezzo di una diffusa mancanza di cultura scientifica nel nostro Paese. Ma in questo caso non è accaduta nessuna differenziazione, e anzi mi piace spendere una parola di particolare apprezzamento per l’intervento della deputata Silvia Giordano (M5S) per la sensibilità e la correttezza politica delle posizioni espresse, segno evidente che il confronto ed il lavoro nelle commissioni crea ponti che i vessilli e la propaganda spesso rendono impercorribili.
Occorre essere intellettualmente onesti di fronte a casi come questo, ed occorre farlo con umiltà e senso di responsabilità. Si tratta infatti di atti legislativi che investono direttamente la qualità di vita di persone che soffrono, e per le quali non si può giudicare sulla base di convincimenti emotivi; tantomeno sulla base di superficialità e di rigidità dettate dalla convinzione che tutto possa essere codificato senza tener conto dell’evoluzione rapidissima che la ricerca medica può produrre. E tuttavia, di fronte a fatti come questi è importante per il Pese che il Parlamento si esprima in maniera chiara.
Per poter utilizzare farmaci occorre rispettare regole approvate dalla comunità scientifica internazionale. Per iniettare cellule in un paziente occorre che queste siano coltivate e trattate usando protocolli approvati internazionalmente secondo la “good manufacturing practice” (GMP). Al contrario, permettere trattamenti non approvati e potenzialmente pericolosi determina innanzitutto un danno ai pazienti, oltre che alla credibilità di chi dedica le proprie energie per produrre scoperte in campo scientifico da mettere al servizio della comunità. E’ inquietante che in questo paese non si consideri il parere degli esperti internazionalmente riconosciuti e si dia credito a terapie miracolose senza l’ausilio di dimostrazioni, sperimentazioni e protocolli approvati. Anche il ricorso al concetto di terapia compassionevole è improprio, in quanto questi trattamenti non hanno superato nessuna fase sperimentale preclinica o clinica.
La soluzione legislativa adottata, forse non potrà essere considerata rigorosissima, perché in qualche misura deroga dalle strette indicazioni scientifiche. E tuttavia essa non deroga rispetto ai canoni richiesti in tema di sicurezza sanitaria. In aggiunta, pur dentro un quadro economicamente molto ristretto, il Ministro ha destinato circa tre milioni di euro per i protocolli di sperimentazione in strutture pubbliche, per 18 mesi, per i malati già in cura, sotto il controllo delle agenzie pubbliche preposte.
Un altro punto fondamentale del provvedimento in discussione è stato quello inerente il rinvio di un anno del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e della conseguente dimissione di tutte le persone internate per le quali l’autorità giudiziaria escluda l’esistenza di pericolosità sociale. Insieme a questo, l’obbligo per le ASL di presa in carico dei medesimi soggetti all’interno di progetti terapeutici e riabilitativi che assicurino loro cure e re-inserimento sociale. Il parere certamente favorevole a questo provvedimento non può ignorare che i tagli economici al sistema sanitario nazionale operati negli anni possono oggettivamente compromettere l’effettiva realizzazione dei principi che ispirano questo atto legislativo. Rimane la speranza che i sistemi sanitari regionali, di cui conosciamo le condizioni di sofferenza economica, possano effettivamente attuare i percorsi di assistenza alternativa a cui sono affidati i pazienti degli OPG e che gli operatori siano messi in condizioni di lavorare in condizioni migliori di quanto hanno potuto fare finora. Non credo sia giusto affidarsi costantemente all’abnegazione del personale medico senza accendere la luce sulle storture e sulle inaccettabili rendite di posizione che ancora esistono nel sistema sanitario.
Usciamo da queste votazioni unanimi con uno spirito di collaborazione politica che ancora non avevamo potuto sperimentare, e con tutta onestà, con un senso di speranza forse non eccessivo rispetto allo “scongelamento del M5S”. Il futuro dirà se questa sensazione avrà un seguito politico oppure ognuno rimarrà confinato nei propri recinti. Per entrambi i punti vale la chiusura dell’intervento di Ileana Argentin: La speranza si costruisce sulla verità.
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