“Non avevo nessun interesse a nascondere Alexandria, non ho mai avuto interesse a nascondere questo né nient’altro”. Lo ha detto l’ex presidente di banca Mps, Giuseppe Mussari, rispondendo in aula a una domanda del suo difensore Fabio Pisillo. “Il primo che mi parlò di Alexandria – ha ricordato – fu Vigni, nei termini in cui ne ha parlato oggi al tribunale. Il titolo era stato acquistato nel 2005 prima che io divenissi presidente. Aveva come base titoli di aziende finanziarie americane. Se parliamo di queste cose oggi senza considerare quello che accadde tra il 2008 e il 2009 facciamo solo un ragionamento astratto. Era in atto un fenomeno di psicosi collettiva, per cui tutto quello che proveniva dagli Usa sembrava tossico”, ha detto ancora Mussari, spiegando che la banca iniziò a valutare il “rischio che l’aggravarsi crisi americana poteva comportare. Il titolo Alexandria reggeva – ha raccontato Mussari – ma in prospettiva, ci chiedevamo, se la dinamica continua in questo modo quanto rischiamo a tenerlo? Se ti scoppiava in mano una cosa del genere tutti avrebbero cominciato a ritenere che tu non eri immune dalla peste. Tutto questo oggi sembra abbastanza incredibile: se non si contestualizza sembra un racconto di fantascienza ma nel 2010 siamo andati a letto una sera di venerdì senza sapere se il lunedì le borse sarebbero state aperte”. Ribadendo quanto già detto in aula stamattina dall’ex direttore generale, Antonio Vigni, Mussari ha detto che “Alexandria non aveva un problema di perdita da scontare nel bilancio 2009, e questo non solo grazie alla modifica dello IAS 39: “Questa modifica – ha detto – segna la drammaticità del periodo, le autorità sovranazionali furono costrette a riscrivere le regole contabilizzazione per non far collassare il mercato. Così consentirono a tutte le banche di classificare questi prodotti nei crediti: Alexandria aveva questa classficazione e non presentava nel breve rischi di impairment”. A proposito dei rapporti con l’ex direttore generale, Mussari ha detto che “con Vigni ho collaborato benissimo, era un uomo leale ed estremamente legato alla banca. Voglio precisare che fino a oggi non parlavo con Vigni dall’aprile 2012”.
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