Dino e Vilmano si erano conosciuti da bambini, loro malgrado, settanta anni fa. La storia li aveva messi con le spalle al muro di una chiesa, di fronte alla furia nazista. Oggi si sono ritrovati, dopo tutto il tempo trascorso, con i capelli bianchi e gli occhi lucidi, a ricordare quella tragica giornata.
Vilmano Cecchini (a sinistra nella foto) nei giorni scorsi è tornato a Castiglioncello, dove il 16 giugno 1944 era stato schierato di fronte alla chiesa di Sant’Andrea, assieme a tutta la popolazione del borgo, per essere fucilato dai soldati tedeschi. Si salvarono quasi tutti grazie alla mediazione di suo padre Giuseppe che, parlando un po’ tedesco, riuscì a far capire che quelli che stavano per essere fucilati non erano altro che civili inermi e innocenti. In quella tragica circostanza rimase ucciso un abitante, Quirino Salvadori, il padre di Dino (a destra nella foto).
Dopo quasi settant’anni, i due bambini di allora si sono ritrovati faccia a faccia. Il figlio della vittima, ed il figlio di quell’eroe normale. Vilmano se n’era andato poco dopo, mentre Dino ha continuato a vivere con la propria famiglia per tutti questi anni nella piccola frazione di Sarteano affacciata sulla Val d’Orcia, che oggi è diventato un piccolo gioiello grazie ad un importante investimento ricettivo privato che ne ha riqualificato il patrimonio architettonico.
“Questo episodio non va dimenticato – osserva il sindaco Francesco Landi – insieme al legame di questo territorio con la guerra per la Liberazione. Quando ricorreranno i settant’anni da quel 16 giugno, il Comune ha l’obbligo di ricordare nella maniera più adeguata questo tragico episodio”.
La storia della strage, ricordata dai due protagonisti alle loro famiglie riunitesi per l’occasione, è raccontata su una lapide di marmo posta sulla facciata della chiesa di Sant’Andrea, all’indomani della guerra: “Il popolo di Castiglioncello (…) porterà scolpiti nell’anima porterà i nomi di Bai Amerigo e Salvadori Quirino, vittime innocenti di quel giorno. Riconoscente affetto serberà all’interprete Cecchini Giuseppe che con coraggio e fermezza si adoperò per limitare l’ingiusto e barbaro eccidio”.