Chiusura del Santa Maria. Intervento di Gianni Resti, presidente Fondazione Musei Senesi

La crisi economica che interessa oggi la città di Siena e la sua provincia non è un semplice impasse. E’ una crisi profonda, evidente, che sta dentro alle vicende economiche negative che attanagliano in questo momento storico il nostro Paese e buona parte dell’Europa. Per Siena ed i senesi si tratta della prima vera crisi finanziaria vissuta dal dopoguerra ad oggi; essa colpisce ed interessa un ampio numero di cittadini e ha reso improvvisamente più povero il tessuto sociale, culturale ed imprenditoriale senese. L’interruzione del gettito delle risorse straordinarie annuali, elargite dalla Fondazione MPS alla città e a molte istituzioni del territorio – attraverso un impianto istituzionale peculiare – ha bruscamente svegliato Siena da un sonno dorato e ha mandato all’aria un “privilegio” collettivo preziosissimo.

In questi ultimi mesi ho visto e vissuto una città confusa, impacciata, disorientata e alla ricerca di un pertugio per imboccare una nuova strada. Alle difficoltà economiche, si sono aggiunti problemi in ambito universitario e della salute pubblica. Certamente chi nei decenni passati ha coltivato con puntiglio il proprio orticello personale e familiare, nonostante la crisi economica attuale, continua a dormire sonni tranquilli e vive senza dubbio una vita meno opaca di altri; per molte famiglie senesi, invece le cose non stanno così e le prospettive sono meno rosee di appena qualche anno fa.

La crisi imprevista al vertice dell’amministrazione comunale ha quindi appesantito una situazione già difficile ed ha interrotto una filiera di atti e di scelte istituzionali che sono perennemente necessari alla delicata vita degli organismi istituzionali pubblici con particolare riguardo a quelli culturali. A questa regola aurea non poteva sfuggire nemmeno la complessa struttura museale del Santa Maria della Scala che, attraverso la propria attività culturale, ha fatto conoscere Siena in Italia e nel mondo.

Lo dico con sincerità: mi fa male pensare al vecchio ospedale di piazza del Duomo chiuso per alcuni giorni o alcuni mesi dell’anno. Le risorse straordinarie impegnate nei decenni scorsi sono servite certamente a recuperare architettonicamente buona parte della piccola città museale aperta sull’acropoli della città, ma non hanno aiutato il progetto originario ad assumere un profilo culturale aperto e riconoscibile per ricerca culturale, creatività laboratoriale, direzione scientifica e manageriale. Anche il il Santa Maria della Scala ha dovuto farsi contenitore delle piccole e spesso incomprensibili esigenze della politica locale.

A Siena, diversi anni fa, era già possibile istituire anche per il museo del Santa Maria della Scala una Fondazione di partecipazione. Le Fondazioni di partecipazione non sono meri strumenti giuridici alla moda, ma al contrario e in molti casi (oggi rivedibili e adattabili sulla scorta di varie esperienze nazionali) permettono di coniugare economicamente la dimensione privata con alcuni contenuti della pubblica amministrazione. In tal caso, occorre però fare scelte direzionali e professionali adeguate, frutto di selezioni concorsuali pubbliche almeno a livello nazionale.

Quando quattro anni fa, mi fu chiesto di rimettere le cose a posto alla Fondazione Musei Senesi, ho lottato con tutte le mie forze per avere un direttore generale vincitore di un vero concorso bandito a livello nazionale: avevo bisogno estremo di avere al mio fianco una persona preparata in storia dell’arte, ma anche esperta in scienze economiche legate ai beni culturali e conoscitrice soprattutto delle politiche manageriali, di marketing e di progettualità informatica. Così è stato, e oggi grazie ad un riconoscibile staff, la Fondazione Musei Senesi presenta un buon livello di organizzazione.

La mancanza delle ultime risorse straordinarie ha ovviamente tarpato le ali anche alla nostra Fondazione e al proprio volo culturale che cominciava ad essere alto. Ma senza farsi prendere dalla pigrizia e dallo scoramento, la Fondazione Musei Senesi non ha mai smesso di cercare e di ottenere risorse esterne a Siena: risorse regionali, nazionali ed europee.

Bisogna quindi lavorare con lena, passione, competenza e senza sosta per disegnare un possibile futuro. In questa occasione di riflessione sulle prospettive future del Santa Maria della Scala, non occorre ricordare che il patrimonio di risorse umane ed intellettuali presenti nella vasta cerchia di persone e di istituzioni che compongono il mondo di Fondazione Musei Senesi è ed è sempre stato a disposizione anche della città capoluogo.

Unire culturalmente la città con il proprio territorio in un unico organismo di gestione, oltre a dare vita a probabili e auspicabili economie di scala, potrebbe rivelarsi una saggia occasione per Siena capitale europea della cultura. Siena, possibile, futura capitale culturale europea, di quella vecchia e cara Europa che da secoli, e adesso attraverso i cittadini degli anni Duemila, continua a visitare le sale imponenti e splendide del vecchio ospedale medievale di Santa Maria della Scala.

 

 

 

 

Gianni Resti

Presidente Fondazione Musei Senesi