Ritenere che liberalizzare gli orari delle attività commerciali siano un incentivo alla ripresa economica è una convinzione tipica di chi ha scarsa dimestichezza con la vita reale e con le difficoltà che questa pone quotidianamente a chi svolge un’attività di impresa. L’unico motivo logico che vediamo in questo provvedimento governativo è il tentativo di alzare una cortina fumogena che nasconde i problemi di altre ben più significative liberalizzazioni di cui l’Italia ha bisogno e che ancora nemmeno il governo in loden ha il coraggio di affrontare. Bene ha fatto la Regione Toscana in questo caso a prendere posizione chiarendo che la norma regionale in materia, entrata in vigore il 27 dicembre 2011 (e quindi successiva alla norma governativa) è pienamente vigente ed efficace e prevede la potestà comunale in materia di programmazione degli orari di apertura di attività commerciali e di somministrazione. Vediamo poi se il Governo avrà voglia di impugnare il provvedimento regionale che, è opportuno precisarlo, ha il consenso di Associazioni datoriali e sindacali di settore. Sarebbe bene che tutti, a partire dal Governo, ricordassero che il settore del commercio è stato sinora l’unico interessato ad un percorso di liberalizzazione sin dal 1998 (Decreto Bersani). Il calo del numero degli esercizi ed il calo dei consumi sono a dimostrare quanta demagogia e populismo possano essere dannosi ed inutili specie quando è in atto una crisi economica come quella attuale e quando l’azione del Governo è tesa a togliere risorse a famiglie e imprese senza nessuna contropartita e senza incidere sui bubboni della spesa pubblica.
Daniele Pracchia Direttore Confcommercio Siena