Solo una impresa su 100 afferma di aver migliorato il proprio rapporto con le banche negli ultimi tre mesi, mentre la soglia di chi ritiene di averlo mantenuto ‘costante’ non va oltre il 36 per cento. A fronte di una richiesta di finanziamenti , quasi 3/10 del campione dice di aver incontrato ‘molte difficoltà’, 1/5 di loro dichiara che è stato “impossibile ottenerli”. Tra i fattori di criticità spicca l’incremento di tassi e costi di istruttoria (motivo principale in quasi la metà dei casi), la richiesta di maggiori garanzie (31 per cento), il veto su nuovi prestiti e le richieste di rientro su precedenti affidamenti. I dati di visione prospettica che risultano dall’indagine risultano tutt’altro che migliorativi: il 57 per cento delle aziende non farà ricorso al credito nei prossimi tre mesi, un altro 13 per cento valuterà se farlo o meno e solo il 30 per cento è motivato a provarci. Chi lo farà, tuttavia, ha obiettivi di sviluppo solo nel 37 per cento dei casi (per ampliamento o nuovi investimenti in genere) mentre il 63 per cento avrà come unico obiettivo il mantenimento in vita dell’impresa.
I segnali raccolti nel settore commerciale-ricettivo della provincia di Siena ricalcano in parte i risultati di analoghe indagini condotte su scala nazionale. Il trend recente del rapporto tra banche e imprese appare due volte peggiore rispetto a quello ricostruito recentemente dalla Cgia di Mestre; per contro, la frazione di aziende senesi che torneranno a ‘bussare’ agli sportelli entro breve appare maggiore in confronto a quella (86 per cento) riscontrata a fine 2011 dal centro ricerche mestrino. “Lo scenario senese – commenta il Direttore di Confesercenti Siena, Valter Fucecchi – appare in linea con il quadro di contrazione del sistema creditizio certificato dal più recente Bollettino economico della Banca d’Italia: -1,5 per cento di crediti erogati nel trimestre finale del 2011, -2,5 nel solo mese di dicembre. E accredita indirettamente non solo i timori di ‘credit crunch’, o blocco della liquidità, che riecheggiano da più parti, quanto anche le perplessità per un atteggiamento del sistema bancario italiano che, a fronte del denaro ottenuto dalla Banca Centrale Europea, preferisce ‘parcheggiare’ tali disponibilità piuttosto che impiegarlo in nuovi stimoli al tessuto imprenditoriale”. Sul territorio senese allo stato attuale appaiono sterili anche i diversi protocolli d’intesa stipulati più o meno recentemente tra banche, istituzioni e forze economiche, mentre parallelamente si avvalora il timore che ‘sottotraccia’ si stia facendo largo un fenomeno già affacciatosi in passato: quello dell’usura. “Va considerato il prezioso ruolo della Fises, ma non basta. chiediamo alle banche attive sul territorio di farsi carico con urgenza di questa situazione”.
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