Sullo sfondo, Confesercenti rilancia la necessità di interventi strutturali che interessino altri settori rispetto a quello del commercio: “i titoli della stampa odierna sono lì a testimoniarlo – nota Becchetti – le misure più necessarie in questo momento sono quelle di stimolo per la domanda di beni e servizi, molto più che per l’allargamento dell’offerta degli stessi beni. E’ per lo più inutile moltiplicare le occasioni di acquisto, se la capacità di spesa rimane la stessa o addirittura continua a diminuire. Le liberalizzazioni veramente necessarie sarebbero quelle capaci di intaccare settori storicamente ‘chiusi’, come le professioni, i servizi finanziari o postali, in modo tale da favorire nuova occupazione e quindi far ripartire la capacità di spesa. Senza questo, si rischia il paradosso di vedere negozi ‘costretti’ a stare aperti no stop, ma sempre più deserti”.
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