«La sanità senese deve tornare nei programmi di tutte le forze politiche, perché dobbiamo ricordare le tante eccellenze e professionalità che vi sono occupate ed anche i limiti che le sono stati imposti negli ultimi anni: limiti economici, politici e di sviluppo.
Da molti anni il livello di finanziamento regionale del nostro Ospedale e molto più basso rispetto a quello delle altre due Aziende Ospedaliere-Universitarie di Firenze e Pisa, con l’alibi della presenza dei finanziamenti della Fondazione MPS, peraltro irrisori rispetto alla riduzione dei trasferimenti regionali, siamo stati marginalizzati rispetto alle altre due Aziende Ospedaliere-Universitarie».
Interviene così Pasquale D’Onofrio sul sistema sanitario senese facendo le proposte elaborate dal programma elettorale di Sinistra Ecologia e Libertà per le elezioni amministrative di Siena.
«La crisi della nostra Università e l’impoverimento dell’offerta formativa ha contribuito ad abbassare ulteriormente il nostro livello di competitività. Abbiamo già perso molte scuole di specializzazione e corriamo il serio rischio di perderne altre .La qualità del nostro Ospedale non può prescindere dalla qualità della nostra Università superando il provincialismo e l’autoreferenzialità che spesso ha abbassato il livello di quella Istituzione, in passato vissuta più come centro di potere che come servizio alla comunità».
«Avere il coraggio di superare i vizi del passato, la chiusura autoreferenziale, l’autocrazia, il titanismo velleitario, utilizzando al massimo il privilegio che le università hanno di selezionare i migliori talenti nella consapevolezza che è il fattore umano a fare sempre la differenza. È necessario difendere il nostro Ospedale chiedendo un livello di finanziamento congruo al suo rango ed anche maggiore per superare il gap accumulato in passato, in modo da avviare un programma di investimenti sia di tipo strutturale (sale operatorie, reparti ecc..) che di tipo tecnologico. Ma occorre anche difendere i nostri corsi di laurea e di specializzazione attribuendo le risorse necessarie per acquisire le docenze con un unico vincolo: che siano docenti capaci non i figli dei soliti noti».
«Bisognerà poi adoperarsi per garantire la presenza del Presidente della Conferenza dei sindaci all’interno dell’Organo di indirizzo regionale. I sindaci, in generale, sono quelli che sentono le lamentele e le critiche dei cittadini ed è quindi corretto e necessario che partecipino alle scelte degli indirizzi delle Strutture sanitarie del proprio territorio congiuntamente ai rappresentanti della Regione e dell’Università che ne fanno già parte.
«La politica deve dare indirizzi e controllo ma la gestione sanitaria non è materia che le compete. Non è il politico di turno a decidere chi deve essere assunto o chi deve fare carriera. Va rispettata la relazione tra esercizio del potere di scelta e responsabilità. La Direzione è chiamata a rispondere delle proprie scelte e deve essere messa, pertanto, nelle condizioni di esercitarle in autonomia. Alla Direzione quindi chiediamo l’autorevolezza necessaria a resistere alle ingerenze della politica per tutelare la comunità tutelando la qualità dell’Istituzione che non può essere ridotta a luogo di contesa politica, di compravendita di consenso, faide o epurazioni».
«Ci vuole trasparenza nelle scelte, la stessa che è ancora più necessaria rispetto ai cittadini utenti attraverso un Cup che abbia in rete di tutte le prestazioni ed il numero di prestazioni quotidiane che ciascuna struttura eroga allo scopo di verificare se le liste di attesa sono frutto di eccessiva o inappropriata richiesta oppure da scarse prestazioni in regime istituzionale. Inoltre, assicurare la trasparenza di tutti i percorsi assistenziali, primo tra tutti quello chirurgico, allo scopo di garantire a tutti le stesse opportunità di accesso in base a presupposti di tipo esclusivamente clinico».
«Importante sarà poi il tema della deospedalizzazione, in gran parte frutto del progresso tecnico e tecnologico, che non potrà prescindere dal potenziamento delle cure primarie e secondarie sul territorio. Lo formazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali dei Medici di famiglia e lo sviluppo delle “case della Salute” sono un necessario tassello organizzativo di questo nuovo concetto, previsto dalle norme, di una sanità che dagli ospedali si sposta sul territorio. Posti letto territoriali a bassa intensità sono necessari per garantire un passaggio graduale dei pazienti dalle strutture ospedaliere al domicilio. La creazione di Hospice in un ambiente idoneo tra il verde rappresenta un necessario salto di qualità e di civiltà per garantire il rispetto della dignità e della qualità della vita dei pazienti terminali fino alla fine».