“Sessantasette anni fa al di là del cancello di Auschwitz, oltre la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), apparve l’inferno. Era il 27 gennaio, quando le Forze Alleate entrarono nel campo di concentramento situato nel sud della Polonia. Da allora il mondo vide, per la prima volta, da vicino quello che era successo e conobbe lo sterminio in tutta la sua realtà. Da allora, e per sempre il dovere, civile e politico, di tutti e del Partito democratico, che rappresento, è quello di ricordare lo sterminio del popolo ebraico e le abominevoli leggi razziali che portarono alla deportazione, alla prigionia e alla morte milione di persone: ebrei, polacchi, zingari, russi, ma anche intellettuali e omosessuali. Quella di oggi, però non è solo un’occasione commemorativa, perché dobbiamo non solo ricordare, ma anche, e soprattutto capire e riflettere su quante e quali nefandezze siamo andati incontro. La Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. C’è tutto questo nella ricorrenza di oggi, che ci mette davanti alla necessità di dare un senso alla memoria, affinché alla funzione conoscitiva si possa associare quella etica, a mio parere molto più capace di smuovere le coscienze. Come ha scritto Primo Levi, di cui proprio quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario dalla scomparsa:’ciò che è accaduto può ritornare, pur assurdo e impensabile che appaia’, per questa ragione occorre, proprio in questa giornata, anche e soprattutto rivolgersi ai giovani, affinché si facciano carico di continuare ad alimentare una coscienza umanitaria che rifugga dalla guerra, dall’odio razziale e dal fanatismo, sia esso religioso che politico. Il buio della mente, quello che Hannah Arendt chiama ‘banalità del male’ devono farci imparare a essere più coscienti del valore della nostra democrazia. Non basta non dimenticare, ma occorre anche costruire percorsi di approfondimento in ogni momento della nostra vita civile e politica, per fare in modo che la democrazia sia sempre più salda, invincibile e rispettosa delle persone. Il 27 gennaio, celebriamo per la dodicesima volta in Italia il Giorno della Memoria, per comunicare che, accanto all’immane genocidio di sei milioni di ebrei, esiste ancora oggi un olocausto culturale, silenzioso e sotterraneo, che va scoperto e smascherato: il massacro costato la vita a Samb e Diop a Firenze, gli attacchi ai campi nomadi o anche l’intolleranza verso ogni opinione che non sia la nostra. Non è solo un invito al raccoglimento e alla riflessione. Noi non possiamo ridurre questa giornata a una pura e semplice celebrazione retorica. Dobbiamo cogliere quest’occasione per continuare a edificare, ogni giorno, un presidio morale e civile, utile a immettere nel corpo sociale di questo nostro Paese solidi anticorpi democratici. Con questo spirito Siena ospita, presso la sala consiliare della Provincia, una seduta solenne del Consiglio regionale per non dimenticare l’Olocausto e per celebrare il Giorno della Memoria, anche attraverso le testimonianze di chi ha vissuto la tragica esperienza della deportazione, come Antonio Ceseri, marinaio e prigioniero tedesco a Treblince insieme a 130 compagni, che dopo 50 anni di silenzio ha trovato la forza di raccontare la tragica esperienza di deportato. Il suo racconto di violenza e di speranza si unisce alle voci e alle immagini protagoniste delle tante manifestazioni organizzate su tutto il territorio provinciale. Insieme al racconto di tutte le vittime e dei superstiti non perde forza l’ammonimento di Primo Levi: ‘Se capire è impossibile, conoscere è necessario. Chi nega Auschwitz – disse Levi- è pronto a rifarlo’. Spetta a tutti, alla politica, alla famiglia, alla scuola, alle istituzioni nazionali e internazionali, custodire il patrimonio morale che ci deriva dalla lezione della storia e diffondere nelle generazioni future una cultura dell’accoglienza e del rispetto delle diversità”.
Elisa Meloni, segretario provinciale del Pd di Siena