E’ l’invito che il presidente Enrico Rossi ha rivolto stamani agli oltre diecimila giovani presenti al Nelson MandelaForum in occasione del Giorno della Memoria.
“In una giornata come quella di oggi – ha proseguito Rossi – dedicata ai due cittadini senegalesi uccisi a Firenze, vi invito a sostenere la campagna nazionale per i diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”. Ci bastano 50mila firme ma se ne raccogliamo 100mila è meglio. La Toscana promuoverà anche una legge di iniziativa regionale e proporrà alle altre Regioni di fare la stessa cosa in modo da sollecitare il Parlamento perché intervenga a favore del riconoscimento della cittadinanza e del diritto al voto a chi nasce nel nostro Paese. In Italia sono più di un milione coloro che aspettano la cittadinanza. E in Toscana ci sono più di 60mila giovani che amano e soffrono come voi, che sono già fratelli d’Italia ma che attendono solo il diritto di essere ufficialmente riconosciuti come tali”.
“Siamo qui per celebrare il giorno della Memoria, per ricordare l’Olocausto – ha poi osservato il presidente – una parola che deriva da due parole del greco antico, olos e kaio che vogliono dire: bruciato tutto intero. Un significato agghiacciante. Si è trattato di uno sterminio che ha riguardato oltre 6 milioni di ebrei, quasi il doppio dei cittadini della Toscana oggi. Uno sterminio di tipo industriale, concepito da una élite ma accettato da tante persone normali che hanno anche collaborato, o non si sono ribellate, perché questa organizzazione perfetta di morte funzionasse. Come è stato possibile? Quale lezione ci lascia la storia perché questo orrore non accada più? Bisogna innanzitutto ascoltare le testimonianze e riflettere”.
Il presidente ha quindi citato un brano di Primo Levi, “che è stato ebreo partigiano e deportato a Auschwitz” e in cui lo scrittore invita ad essere diffidenti verso chi cerca di convincere con mezzi diversi da quelli della regione. E’ meglio rifuggire dalle verità rivelate, anche se le troviamo comode ed è meglio accontentarsi di verità più modeste, meno entusiasmanti ma che si possano verificare.
Da qui i due messaggi di Rossi ai giovani, a ragionare sempre con la propria testa e a non cercare scorciatoie “perché siamo tutti responsabili dei nostri atti, e ci sono situazioni in cui è giusto disubbidire se ci vengono imposte azioni contro la libertà e il rispetto della persona”.
E poi a fare molta attenzione a come si usano le parole che possono racchiudere il germe del razzismo, che così lentamente si insinua nella società o nella nostra testa. “Dopo l’uccisione dei due senegalesi e il ferimento degli altri tre, ho letto e sentito commenti che mi hanno fatto rabbrividire – ha ricordato Rossi – Per fortuna la Toscana ha fatto una grande manifestazione di civiltà che ci ha riscattato. Ma sulla strada di questo razzismo sottile siamo andati fin troppo avanti. Ecco dunque il mio contributo: eliminiamo frasi pericolose come ‘i neri sono svogliati ma ci rubano il lavoro’, ‘i cinesi lavorano tanto ma non si integrano’, ‘i rom non si lavano’, ma soprattutto la frase ‘farebbero bene a rimandarli tutti a casa’.
“Impegniamoci per questo obiettivo di eguaglianza e democrazia – ha concluso Rossi – , per essere protagonisti e pensare con la nostra testa. Perché la civiltà del futuro non sia fatta da razze, ma da una sola razza, la razza umana, in cui siamo tutti uguali e tutti diversi”.
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