Il drappellone con richiami a S. Francesco di Assisi, a ricordo dell’ottavo centenario della sua prima venuta a Siena (1212), è stato realizzato da Claudio Carli, nato nella stessa terra che dette i natali a questo grande personaggio della Chiesa cattolica e dell’umanità tutta.
L’opera realizzata da Carli richiama la vita del “poverello”. Essenziale e, al contempo, ricca. In primo piano la riproposizione del saio del religioso. <<Un cencio sul cencio – come ha spiegato l’artista – >>. Una trama di lana grigia. Grezza. Povera. In contrapposizione alle ricchezze terrene che aveva rifiutato. Sulla destra un bastone, quello che la tradizione vuole che Francesco abbia piantato in terra, nei pressi di un eremo fuori Porta Ovile, durante la sua prima visita a Siena, per sedare una serie di sanguinosi scontri tra nobili e popolani. E da quel bastone ecco nascere un leccio carico di ghiande, realizzate, nella parte alta (la cupola), in rame e con il frutto dipinto con i colori delle 10 Contrade che prenderanno parte al Palio del 2 luglio.
Nell’estremità superiore del drappo di seta, sulla sinistra, l’immagine della Madonna, con il simbolo del Santo di Assisi riportato nella corona.
La vergine, ritratta in età giovanile, ha lineamenti dolci, come una fanciulla. Il suo viso traspira e richiama la pace, la stessa professata dal Santo.
Con il suo lavoro artistico Claudio Carli, ha saputo, in maniera tutt’altro che semplice, rendere omaggio a S. Francesco, che sul concetto di povertà aveva impostato la sua regola; e sulla Festa di Siena, dove la bellezza, veicolata dalla magnificenza dei costumi, sfila nel Corteo storico che precede la corsa.
Alternanza di contrapposti, per tecniche e materiali, all’interno di un’ambientazione fortemente significante e ricca di memorie, dove la creatività sollecita una riflessione sul tema della committenza.
Sulla seta, volutamente lasciata grezza, per esaltarne ancor di più la preziosa consistenza, la tavolozza di Carli ha lavorato con le sole tonalità del grigio. Colore non colore, in grado di sprigionare i richiami ed i rimandi simbolici che solo l’arte riesce a trasmettere, ma con una profondità ed uno spessore concettuale che il cromatismo, talvolta, annulla.
I rami del leccio continuano anche sul retro del drappellone. Lo avviluppano in un abbraccio di continuità. Qui trovano spazio le Contrade che non partecipano al Palio. In basso un brano tratto dal Cantico delle creature: “ Laudato sii mi Signore per sora nostra madre terra la quale ne sostenta et governa et produce diversi frutti con coloriti fiori et herba”. Una preghiera, al tempo stesso inno alla vita, che suggella la fratellanza tra l’uomo e la natura.
Un richiamo alla terra senese e al suo Palio. All’unicità di una ripetizione da secoli rivissuta, e da secoli in grado di proporre, ogni volta, squarci temporali in bilico tra il passato e il presente.
<<L’ho realizzato con amore, gioia e felicità, perché sono innamorato di Siena, delle sue Contrade e del suo Palio>>. Questo il commento dell’artista che vede in questa città <<una comunità straordinaria, un modello per altre realtà>>.
di Roberta Ferri