Con cinque vittorie su quarantuno Palii disputati, Rosario Pecoraro detto Tristezza è uno dei più vittoriosi fantini del XX secolo. Ha regalato la gioia del successo ad Aquila, Selva, Istrice, Giraffa e Lupa. Ha corso almeno una volta per tutte le contrade, eccezion fatta per Drago, Oca ed Onda. E’ per il Palio del 2 luglio 1955 che Tristezza fa il suo esordio in Piazza del Campo: la dirigenza della Pantera gli affida il cavallo Rondello. La prima vittoria arriva dopo soli quattro anni dal debutto, il 2 luglio 1959 per i colori dell’Aquila su Salomè de Mores. Altro sigillo importante dopo solo un anno, il 2 luglio 1960 nella Selva va in sorte la forte Tanaquilla già due volte vittoriosa e la contrada di Vallepiatta sceglie Tristezza per puntare alla vittoria che arriva impeccabilmente.
Altra vittoria il 2 luglio 1961 per l’Istrice, strafavorito soprattutto per il fatto che la cavallina arrivata nella stalla – Uberta – ha vinto gli ultimi tre Palii consecutivi. La strepitosa cavalla non delude le aspettative neanche stavolta: Tristezza pare lanciato verso prossime vittorie, ma i periodi a seguire non saranno facili. Enorme la delusione al successivo Palio dell’Assunta, quando la Tartuca, che ha ricevuto in sorte Uberta, gli riaffida la monta della cavalla. In effetti alla mossa Tristezza scatta in testa e conduce in sicurezza fino al terzo San Martino: qui però cade e lascia via libera alla Torre, con Vittorino su Salomè, che vincono il Palio. Dopo ben sei anni dall’ultima vittoria, Tristezza torna a sorridere in occasione del Palio straordinario del 24 settembre 1967, indetto in occasione del LIX Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Il fantino siciliano corre per la Giraffae le chances di vittoria ci sono tutte, data la potenza del barbero da montare: Topolone. L’ormai indubbia classe di Tristezza non sortisce però nuove vittorie per molti anni. Il 2 luglio 1972 ha luogo una nuova grossa delusione. Tristezza corre per il Montone sul forte Orbello, ma deve fare i conti con l’altra grande favorita, la Tartuca, con Aceto su Mirabella. La lotta tra i due fantini è accesissima, finché al secondo giro Tristezza prende il comando. Sembra fatta, ma all’ultimo San Martino Orbello non curva, lasciando via libera ad Aceto. Tristezza non si arrende e l’anno dopo vince una gran Carriera, 2 luglio 1973, con Panezio per i colori della Lupa. Un successo indimenticabile che Tristezza ancora oggi porta nel cuore: “E’ impossibile dimenticare le vittorie al Palio – racconta Rosario Pecoraro – Io li ricordo tutti con grande passione anche perchè le mie vittorie me le sono sudate non sono state dettate solo dalla fortuna come invece è capitato ad altri”.
Lei adesso allena i suoi cavalli a Livorno. E’ rimasto in contatto con i senesi ed il Palio?
“Certamente, Siena è stata la mia casa per moltissimi anni. Continuo a seguire il Palio e spesso vado a fare anche due chiacchiere nella Lupa e nella Selva. Due contrade alle quali sono molto legato”.
Quanto è cambiato il Palio rispetto a quando correva lei?
“Molte cose sono diverse a partire dalle prove di notte. Oggi vengono fatte la mattina alle 5, sono regolamentate con tanto di vigili urbani, veterinari e addetti al tufo. Ai miei tempi si portavano i cavalli in Piazza alle 2 del mattino alla luce dei lampioni. Veniva sempre pochissima gente a vedere. Ad ogni modo anche se le cose sono cambiate la terra di Piazza è sempre la stessa e i palchi anche. Il Palio è sempre il Palio insomma”.
Molta la differenza rispetto a quando correvate solo con i purosangue?
“Sì la differenza è notevole. I mezzosangue sono decisamente più indicati ed adatti al tipo di corsa che prevede il Palio. Ai miei tempi c’erano pochissimi mezzosangue e visto l’incremento attuale si può dire che il Comune di Siena ha fatto bene a intraprendere questa strada. Ai miei tempi in generale i cavalli erano pochissimi, mica come oggi che c’è l’imbarazzo vero della scelta”:
Oggi il Palio è più equilirato dunque?
“Sì, i cavalli bene o male si equivalgono abbastanza e quasi tutte le contrade possono provare a vincere. Ai miei tempi c’erano due o tre soggetti forti a Palio come Guadenzia, Tanaquilla e Belfiore. Quindi solo due o tre contrade potevano ambire alla vittoria le altre facevano davvero solo numero”.
Tristezza come Trecciolino che poteva scegliere il cavallo migliore?
“Bhè diciamo che me la cavavo. Negli anni 60′ eravamo io, Vittorino e Gentili a essere cercati per primi dalle contrade quindi sì, ho avuto la possibilità di scelta in alcune occasioni. Salomè ed Uberta ad esempio, e con loro ci ho anche vinto”.
Ma la differenza più lampante che nota oggi rispetto ad allora quale è?
“Diciamo che al giorno d’oggi il Palio è più regolamentato in tutto. Le regole sono più ferree. Ai miei tempi volano più cazzotti tra le rivali ma non venivano poi squalificate. Al canape, tra fantini, ci davamo più noia. Disturbavamo di più la nemica. Oggi raramente si assiste a nerbate in corsa. E’ diventato tutto un po’ più lineare. La mossa è rapida, hanno tutti fretta di partire”:
Secondo lei perchè cavalli esperti come Istriceddu non vengono scelti dai capitani?
“Perchè se effettivamente un cavallo è più forte e si disttingue in questo dagli altri, se venisse preso solo una contrada su dieci potrebbe provare a vincere. Credo che i capitani preferiscano avere più possibilità di lottare per il Palio e non giocarsi tutto al momento dell’assegnazione”.
Trecciolino batterà il record di Aceto?
“Sì, credo che ce la possa fare. E’ ancora un ragazzo valido e in gamba”.
Trecciolino come Aceto?
“Ogni campione ha il suo tempo.Diciamo che oggi va di moda lui, domani andrà di moda un altro. Così come è successo a me e agli altri che han corso con me”.
Elena Casi