Si inaugura sabato 6 aprile alle ore 11, all’Università di Siena, la mostra “Il radar: una storia italiana”. L’esposizione racconta la storia di “Gufo”, il primo radar italiano realizzato tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento dall’ingegnere e ufficiale della Regia Marina Ugo Tiberio insieme a Nello Carrara, padre delle microonde.
La mostra, realizzata nell’ambito della manifestazione regionale “Pianeta Galileo”, è allestita al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e di Scienze matematiche dell’Ateneo di Siena, presso il Complesso San Niccolò, in via Roma 56, e sarà visitabile fino al 24 aprile.
Ugo Tiberio e Nello Carrara, realizzando con successo il primo radar, ne hanno posto le basi teoriche e formulato il modello di calcolo della portata. La mostra ripercorre la storia e il progresso scientifico legati a questo strumento, mostrando il grande impatto nello sviluppo industriale che le ricerche sul radar hanno avuto nel nostro Paese.
La nascita del radar è una storia toscana, che si svolge principalmente a Livorno, dove Tiberio e Carrara operarono negli anni ’30 del secolo scorso, e a Pisa e Firenze, dove la loro scuola ha prodotto allievi e risultati che hanno tutt’oggi un posto di primo piano nel panorama scientifico e tecnologico. Uno dei motivi che lega la storia di “Gufo” all’Università di Siena è che Roberto Tiberio, figlio di Ugo, è stato professore dell’Ateneo e preside della neo nata facoltà di Ingegneria per 6 anni, a partire dal 1993. Scomparso nel 2005, Roberto Tiberio è stato un eminente studioso nell’ambito di ricerca che era stato di suo padre, sviluppando una nuova “Teoria incrementale della diffrazione”. L’altro figlio di Tiberio, Paolo, professore all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha contribuito a realizzare la mostra e sarà presente all’inaugurazione.
Alla giornata di apertura parteciperanno anche i rappresentanti del Consiglio regionale della Toscana, delle Università di Siena e di Firenze e dell’Associazione LUDICA onlus, che hanno collaborato per curare l’esposizione. Il professor Stefano Maci terrà una conferenza sulle moderne tecnologie per antenne radar, mentre altre conferenze divulgative sui temi della fisica applicata e delle tecnologie radar si terranno ’11 e il 17 aprile.
Il percorso della mostra e gli oggetti esposti
Nel 1996 a Livorno, Paolo e Roberto Tiberio, figli di Ugo, ritrovano in vecchio baule di famiglia un manoscritto del padre del 1936, in cui si anticipano molti delle basi concettuali e delle soluzioni tecniche dei futuri radar, in particolare del primo radar italiano, il “Gufo”.
Il racconto del “manoscritto ritrovato” può essere letto come un flash-back che ci riporta agli anni ’30 del secolo scorso e, prima ancora, agli inizi del secolo, a pochi anni dall’invenzione della radio da parte di Guglielmo Marconi. La mostra è un percorso che da quegli anni si sviluppa fino ad oggi.
Destano ammirazione i risultati scientifici e tecnologici conseguiti da Ugo Tiberio, ingegnere e ufficiale della Regia Marina, insieme a Nello Carrara, il padre delle microonde: due isolati pionieri della ricerca sul radar in Italia, mentre su questo tema all’estero si confrontavano folti gruppi di scienziati, sostenuti da cospicui supporti economici.
Il racconto è scandito da pannelli didattici con foto e descrizioni ed è corredato da una serie di oggetti e documenti di valore storico.
Tra Dal Museo della Selex Galileo e dalla società SMA di Firenze provengono l’antenna di un radar, la console di comando di un radar, la testata di un missile.
E’ esposta la “pentola di Carrara”, un amplificatore di potenza del segnale radar.
L’allestimento comprende libri, articoli scientifici originali, documenti sulla storia del radar durante la guerra e nel primo dopoguerra, e una copia del “manoscritto ritrovato”, il testo scritto da Ugo Tiberio nel 1936, da cui prende il via il percorso della mostra, il cui originale si trova
all’accademia navale di Livorno.
Il percorso espositivo segue uno schema suggerito dal volume “Cent’anni di radar” di Gaspare Galati (Aracne Editrice, 2013).
Il contributo principale alla mostra proviene dal professor Paolo Tiberio, figlio di Ugo di Tiberio, che ha offerto la sua collaborazione assidua e ha fornito importanti documenti.
Altri contributi di rilievo sono venuti dalla SMA di Firenze, da Mariteleradar-Istituto Vallauri e da Eugenio Carrara, figlio di Nello Carrara.
Il materiale esposto proviene anche dal Museo della Selex Galileo, e dal Museo della Scienza e Tecnologia di Milano.
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