di Fabio Di Meo *
In questi giorni stanno cominciando, con una rapidità sorprendente, i consueti posizionamenti in vista del Congresso del Pd, con tanto di salti sul carro e tatticismi da due soldi. Spero che il Congresso sarà molto altro rispetto a questo… Perciò sento l’esigenza di dire subito come la penso, come si suol dire senza se e senza ma, prima che le dichiarazioni di ognuno di noi finiscano dentro il tritacarne delle interpretazioni opportunistiche.
“Errori imperdonabili” Al Congresso Pd sosterrò la candidatura di Pippo Civati perché penso che tutta l’attuale classe dirigente del nostro partito abbia compiuto errori storici imperdonabili, fin dal giorno in cui scelse di dare vita al Governo Monti invece che andare ad elezioni e assumersi l’onere di guidare il Paese, abdicando così drammaticamente al proprio ruolo di partito di governo, alla proprio natura costitutiva. Errori come la rinuncia a tentare fino in fondo la strada di un “governo di cambiamento” bocciando la candidatura di Stefano Rodotà per proporre quella, rilevatasi clamorosamente sbagliata, di Franco Marini.
Per arrivare fino a quando ha consentito la nascita di un Governo di “larghe intese” che invece che un mero Governo di scopo è diventato una scelta di prospettiva, paludosa e punitiva per il centrosinistra. E facendo tutto questo in palese contraddizione con ogni promessa fatta poco prima agli elettori.
“Dall’altra parte” Pippo Civati in tutte queste circostanze era dall’altra parte, era fermamente contrario, ed esprimeva un’idea ed una interpretazione della situazione politica alternativa alla vulgata del “non ci sono alternative”.
Sosterrò Civati perché ho la certezza che lui non fosse tra i 101 che in una notte sono quasi riusciti ad uccidere il nostro partito, affossando nel segreto dell’urna, dopo una finta acclamazione pubblica, la candidatura alla Presidenza della Repubblica di uno dei padri fondatori del Pd.
Su nessuno degli altri posso mettere la mano sul fuoco, visto che dentro quel gruppo stavano un parlamentare su quattro, provenienti da ogni corrente. E lo sosterrò perché Civati ha sempre promosso una concezione della militanza politica che si esprima “dentro” e “per” il Partito Democratico, mai parallelamente ad esso ed in nome di progetti ed ambizioni solo personali. Ha sempre esposto le sue idee e le sue posizioni all’interno degli organismi del partito, nelle sedi deputate, riconoscendo piena legittimità ai meccanismi decisionali e di partecipazione democratica, senza velleità populistiche od eccessi di personalismo, senza facili e comode semplificazioni.
“Idea della politica” Il mio non è il sostegno da tifoso ad una persona, non è l’adesione fideistica ad un personaggio politico, ma la sincera ed entusiastica adesione ad una precisa idea della politica e del partito, che da un lato vuole difendere e proiettare nel futuro le tradizioni riformiste della sinistra liberale, socialista, ambientalista e democratica evitando che si disperdano dentro un neocentrismo pervasivo ed indistinto; e che dall’altro vuole tornare all’elaborazione politica, allo studio, all’approfondimento, alla previsione di scenari, insomma ad un partito che voglia occuparsi di formare un cultura politica, una piattaforma ideale e programmatica, impedendo che la politica si risolva tutta e solo nell’azione amministrativa e di Governo. La fatica di trovare soluzioni per i più bisognosi, nella complessa articolazione della realtà, questa è la sinistra. Non la semplificazione e il ridurre tutto all’esercizio del potere, tipici della destra.
Il nuovo non sta nell’abbandonare l’elaborazione politica in quanto troppo complessa e implicante, nel rinunciare alla cultura politica in nome dello strabordare della comunicazione e della macchina del consenso. Il nuovo a sinistra è sempre stato, e vorremmo che fosse ancora, nella novità delle idee al servizio della trasformazione della società.
* Sindaco di Cetona