Sono stato sollecitato ripetutamente in queste ultime ore ad intervenire sulle vicende, sulle notizie di stampa che interessano la Fondazione Monte dei Paschi. Ho ritenuto, tuttavia, doveroso e corretto, sul piano istituzionale, attendere la riunione del Consiglio Comunale, per intervenire su questo delicatissimo momento che sta vivendo la Fondazione Monte dei Paschi. Lo faccio approfittando di questa mozione, senza ricorrere ad altri strumenti, come una comunicazione, per non limitare la possibilità di intervento dei Consiglieri.
Il contenuto di questo messaggio riguarda i beni più preziosi di questa comunità, un patrimonio che i senesi hanno custodito ed accresciuto per secoli, beni che ora si trovano sempre più esposti ad un duraturo ed, almeno per il momento, sembra inarrestabile deterioramento della situazione economica, purtroppo non solo dell’Italia, dell’intero emisfero occidentale e, in forma ancora più accentuata, nell’area Euro.
Mi sia consentita questa premessa, prima di arrivare a parlare delle nostre vicende, perché la crisi, scoppiata nel settembre 2008, ha prodotto una rottura irreversibile del meccanismo, che per decenni è stato alla base del funzionamento delle nostre economie e dei bilanci pubblici, economie e bilanci pubblici che si sono alimentati a debito, con la sicurezza che la leva finanziaria sarebbe sempre stata riassorbita con la crescita.
Gli eccessi sui mercati, sia con la ricerca del profitto a breve, che con sfrenate logiche speculative, purtroppo si sono combinati e si stanno tuttora combinando con l’incapacità delle autorità politiche e sovranazionali, un’incapacità che perdura tuttora, di porre argine e regole ad un liberismo sfrenato. Questi fenomeni, non regolati, hanno finito per produrre un vulnus molto forte, a tutte le economie occidentali, nessuna esclusa, e soprattutto a come le stesse si erano sviluppate ed avevano funzionato, a partire dal secondo dopoguerra.
Sono venute meno, in un solo momento, le certezze alla base della tenuta stessa di un’economia moderna, come la fiducia su una crescita, che sino ad ora era sempre stata stimata come illimitata; la credibilità di pagatori degli Stati sul debito sovrano, ed in particolare purtroppo nel nostro Paese; la consistenza della moneta unica e la capacità di una risposta unitaria dell’Europa. Gli analisti, come abbiamo letto purtroppo, tratteggiano scenari ancora più traumatici, quali il default di alcuni Paesi, speriamo di no, dell’area Euro, tra cui l’Italia, e persino la rottura della moneta unica, rispetto alla quale alcune banche di affari statunitensi hanno prodotto dei report molto dettagliati.
In questo scenario è stato ipotizzato un prestito da 600 miliardi di euro da parte del Fondo Monetario Internazionale nei confronti del nostro Paese, interessato, purtroppo, per il 2012, da ipotesi di piena recessione. Infatti si prevede un’ulteriore restrizione del PIL di mezzo punto. Questo ci deve rendere consapevoli della quantità, della qualità e dell’entità dei problemi che dovremo affrontare anche in questa città nel corso del prossimo anno.
Non dobbiamo avere paura di pronunciare la parola “crisi”, non dobbiamo avere paura di affrontare la crisi, perché non è allontanandoli che si esorcizzano o si risolvono i problemi. L’Italia deve rinnovare, ogni sette anni, 1.900 miliardi di debito pubblico, finanziato con l’emissione di titoli di Stato, la cui remunerazione agli investitori produce altro deficit.
La leva finanziaria è essenziale per garantire tutte le funzioni esercitate dallo Stato, a partire, naturalmente, dal pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici. La folle corsa dello spread, ai livelli di oggi, poi espone lo Stato a costi insostenibili per il pagamento degli interessi, e sottopone l’economia reale, e dunque tutte le attività produttive, ad una mancanza di liquidità che logora anche le aziende più sane e patrimonializzate.
In un primo momento sono intervenuti gli Stati per salvare o sostenere le banche, oggi assistiamo al processo inverso, per il quale sono le banche a prestare aiuti agli Stati, sottoscrivendo titoli di Stato, ma rimanendone, a loro volta, pesantemente invischiate. Una situazione che penalizza fortemente l’attività creditizia, e soprattutto le banche commerciali, che operano solo con l’economia reale, e non hanno attivi dalla finanza speculativa, come la Banca Monte dei Paschi.
E’ per questo, ed anche per lealtà storica, che non poteva venir meno, e che non è mai venuto meno nell’attività della Fondazione, e nell’attività della stessa città a sostegno della Banca. In questo Consiglio comunale, ed in particolare con il documento approvato a settembre, abbiamo sostenuto la decisione della Fondazione, di sottoscrivere l’aumento di capitale di Banca MPS. Una decisione assunta in coerenza con il mandato espresso, non soltanto con la mozione approvata a settembre, ma approvata dal Consiglio comunale nel 2009, e con tutte le mozioni che le hanno precedute, sin dal 1995, anno di nascita della Fondazione.
Il Comune di Siena, infatti, ha sempre espresso – e credo che non si possa sostenere il contrario – un indirizzo finalizzato a garantire l’indipendenza strategica della banca e la sua non scalabilità attraverso il mantenimento di una partecipazione nella conferitaria, che equivalesse alla quota massima consentita dalla legislazione vigente. Questa quota massima è sempre stata comunemente denominata “del 50 per cento”.
Certamente una diluizione sarebbe stata un’opzione strategica preferibile, ma non a ridosso di un aumento di capitale sociale, che avrebbe potuto essere letto come una sorta di disimpegno di non convinzione nei confronti delle necessità della conferitaria. Forse alcuni anni fa, in corrispondenza del precedente aumento di capitale sociale, fatto all’indomani dell’acquisto di Banca Antonveneta, avrebbe potuto, sì, in quel momento, produrre uno spiegabile al mercato diluizione.
Quella diluizione è un tema che è stato proposto da alcuni Consiglieri. L’ha proposto il consigliere Meacci, l il consigliere Corradi. E’ un tema che dovrà interessare il Consiglio comunale molto presto. A mio parere già nella mozione che abbiamo approvato a settembre non ci sono espressioni che si riferiscono al “50 per cento”, anche perché dobbiamo stare attenti in ciò che si scrive, a rispettare la legge, che è cosa diversa dalle consuetudini con le quali questa comunità si è approcciata al tema del 50 per cento ed al tema del controllo che, sappiamo, ha delle definizioni diverse da quelle che comunemente noi utilizziamo.
Se si ritenesse, tuttavia, che quella mozione non fosse direttamente esplicita, sarà necessario presentare, in un’occasione molto ravvicinata, una mozione ancora più esplicita che possa delineare un indirizzo più chiaro. Qualche giorno fa con una battuta ho detto “La Fondazione può fare da sola”. L’ho detto non per scaricare le responsabilità, quanto perché se gli organi avessero ritenuto, in una fase di straordinarietà, di dover procedere ad atti importanti, a mio parere l’avrebbero potuto fare, perché, se si rilegge la mozione, ci sono dei passaggi che indicano una certa elasticità.
E’ chiaro che l’aumento di capitale sociale è stata una decisione che ha comportato profili di criticità, in ordine soprattutto ad una gestione diversificata del patrimonio, profili di criticità anche alle mutate esigenze di redditività, accresciute da esigenze di redditività legate ad un piano industriale, collocato, invece, in un mercato che continua a non dare segnali di ripresa. Questi temi sono stati trattati dalla mozione e da tali indirizzi la Fondazione ha anche tratto spunto per elaborare, certo autonomamente, il suo documento strategico triennale e procedere alla valorizzazione di alcuni asset al servizio dell’aumento di capitale.
Lo scenario da allora, purtroppo, è mutato ancora più rapidamente. Le previsione dell’Autorità Europea, EBA, sulla necessità di ricapitalizzazione, che seppur non dimostrate, e noi riteniamo, che si possono non dimostrare, hanno, tuttavia, influenzato negativamente i mercati nel giudizio su Banca Monte Paschi ed anche sulle altre banche italiane. Le forti perdite sui listini registrati nelle ultime settimane, la discesa del valore del titolo della banca, l’ipotesi della non distribuzione del dividendo, così come indica EBA, per mettere al servizio della patrimonializzazione, hanno portato la Fondazione alla necessità di rinegoziare il finanziamento stipulato per sostenere l’aumento di capitale, una procedura che, come abbiamo letto dal comunicato stampa diffuso ieri, si trova in una fase avanzata, e che naturalmente auspichiamo possa produrre, quanto prima, i risultati attesi.
Siamo in contatto costante con gli organi della Fondazione per seguire gli sviluppi e riferire prontamente alla Conferenza dei Capigruppo e, qualora necessario, per informare il Consiglio comunale, ed in caso, come ho anticipato poc’anzi, sottoporre proposte di deliberazione che vadano ad aggiornare le mozioni di indirizzo del 2009 e del settembre scorso.
Ritengo, quindi, di chiedere al Consiglio un mandato formale, in questo senso, ma mi sembra che sono già stati presentati i documenti che colgono in maniera chiara e puntuale queste esigenze.
Ieri ho informato, a Roma, le autorità competenti, su come noi intendiamo seguire, con grande attenzione, la vicenda. La situazione è certamente molto difficile e, come tale, deve essere considerata. La deputazione amministratrice si è riunita venerdì scorso e nella giornata di ieri, per deliberare le iniziative più opportune, per tutelare e valorizzare il patrimonio della Fondazione. Le stesse, nella giornata di ieri, sono state sottoposte all’esame ed all’approvazione della deputazione generale, nel rispetto delle sue prerogative statutarie.
A quest’ultima riunione ha potuto partecipare anche l’Avvocato Duccio Panti, a seguito della nomina disposta dal Comune, nei giorni scorsi, all’indomani della scadenza dell’apposito bando. Colgo l’occasione per augurargli buon lavoro, sottolineando che si tratta di una scelta adeguata, per competenza, esperienza ed attaccamento alla città, per svolgere un ruolo in cui debbono essere coinvolte tutte – e dico tutte – le forze cittadine, senza esclusione alcuna.
La deputazione generale tornerà a riunirsi lunedì 5 dicembre. Seguiamo con grandissima attenzione l’evoluzione di queste ore davvero difficili, il cui superamento è essenziale per assumere tutte le iniziative più opportune, che introducano tutte le discontinuità necessarie – tutte le discontinuità necessarie – nel supremo interesse della Fondazione, del suo patrimonio e della sua partecipazione alla banca e nel legame della banca con la comunità senese.
Come diceva il consigliere Corradi, anch’io sono un senese d’adozione, sento molto la responsabilità di questo momento, la sento fisicamente, la sento intellettualmente, la sento per l’attaccamento che ho nei confronti di questa città. Un anno fa ero lontano da qui e, certamente, se fossi ancora lì, vivrei con drammaticità allo stesso modo queste ore, sicuramente con la stessa partecipazione, ma senza questo peso sulle spalle che mi sento addosso. Da me avrete, anche nelle prossime ore, massima dedizione e massima lealtà al mandato che i cittadini senesi mi hanno assegnato, ed io cercherò di svolgerlo al meglio. Chiedo a tutti, davvero, la collaborazione per superare questo momento, che è difficile, poi sarà il tempo di scrivere la storia e di assumersi, ciascuno, le proprie responsabilità.
Franco Ceccuzzi, Sindaco di Siena