La formazione professionale aiuta a trovare lavoro? A questa domanda ha provato a rispondere Cefoart – l’ente bilaterale di Cna, Confartigianato e sindacati Cgil-Cisl-Uil di Siena- che da anni forma centinaia di persone per il settore dell’artigianato. L’agenzia formativa senese ha svolto un’indagine per analizzare l’efficacia dei corsi erogati tra il 2005 e il 2012. Intervistando circa 400 ex corsisti, l’obiettivo era capire se dopo il corso frequentato a Cefoart l’allievo aveva o meno trovato occupazione. Per quanto riguarda i diplomati nei corsi a pagamento (sostanzialmente parrucchieri ed estetisti), quasi il 70 per cento degli intervistati dichiara di essere occupato. “Circa il 68 per cento di coloro che frequentano un corso pagandoselo trova occupazione – spiega Claudio Franci, presidente di Cefoart – nei successivi 6 mesi, in attività strettamente attinenti alla formazione espletata. La nostra agenzia ha ormai raggiunto un ottimo livello di competenza nel settore dei servizi alla persona, in particolare parrucchieri ed estetisti. C’è poi da evidenziare come il risultato occupazionale appaia più dinamico per coloro che scelgono di partecipare a iniziative formative a pagamento, rispetto a chi frequenta i corsi gratuiti, forse – conclude Franci – per una più attenta valutazione del mercato del lavoro e delle proprie attitudini”. In un contesto difficile, con la disoccupazione crescente, i dati che emergono dalla ricerca di Cefoart fanno ben sperare, almeno per il settore dell’artigianato. “Anche la provincia senese – spiega Antonio Parlapiano, direttore di Cefoart – attraversa un periodo complesso dal punto di vista occupazionale, con alti livelli di disoccupazione, specie tra i giovani. Speriamo di favorire, con la nostra attività, una controtendenza rispetto a questi drammatici dati. L’analisi che abbiamo condotto, per capire l’efficacia della formazione in termini di occupazione, fornisce sicuramente un quadro positivo ed evidenzia la posizione di rilievo che la formazione professionale assume facilitando l’occupabilità e quindi riducendo i rischi di marginalità economica e sociale. La centralità della persona e l’investimento sulle sue attitudini individuali determina – conclude Parlapiano – l’acquisizione di quelle abilità, conoscenze e competenze spendibili per l’esercizio del lavoro”.