Intervento assessore Mauro Lenzi sul Comune unico in Valdelsa

Poggibonsi

Ho fatto un sogno. Eravamo in un anno prossimo non troppo lontano e rivivevo la mia esperienza di amministratore e militante politico-sociale in un modo diverso, più maturo. In Valdelsa avevamo un unico Comune. Grazie a ciò avevamo superato i vincoli sui dipendenti per popolazione e liberato energie intellettuali e professionali inespresse e insospettabili, allargando e qualificando il rapporto con i livelli regionale, nazionale ed europeo. La partecipazione politica si era ampliata (a sinistra, a destra e nel centro indistinto) e aveva prodotto una qualificazione e un’autorevolezza che facevano scuola in Toscana. I problemi degli anni precedenti non erano stati risolti. Anzi, era emerso con nettezza che si trattava di un “passaggio d’epoca” e suonava comico come questo termine, nel periodo precedente (quello attuale), venisse usato con abitudinaria leggerezza, mentre, invece, richiamava la drammaticità dell’epoca di mezzo, del passaggio tra la società feudale e quella borghese, di cui vivevamo la decomposizione dopo secoli di sviluppo.

 

Il nuovo Comune ci consentiva di affrontare meglio gli effetti di politiche cieche che avevano ulteriormente impoverito l’Europa. I vincoli del Patto di Stabilità non avevano più effetti devastanti, le risorse che prima non era possibile impiegare ora lo erano e addirittura, grazie alla maggiore capacità d’interazione, era garantito un flusso di risorse aggiuntive per gli investimenti. Avevamo un unico strumento di programmazione urbanistica. Il poco costruito in più sapeva ricucire il tessuto urbano nei punti strategici, il resto degli interventi edili era recupero di aree ex industriali o abitative fatiscenti, pronte ad accogliere servizi avanzati, come l’agognato centro congressi polivalente in Pian dei Peschi e/o rinaturalizzate. Erano state, poi, sviluppate infrastrutture importanti, come il Parco dell’Elsa, che dalla sorgente di Casole si estendeva fino a tutto il territorio di San Gimignano, e anche la pista ciclo-pedonale era stata estesa. Era stato consolidato l’immenso patrimonio artistico, con il recupero dell’ex carcere di S.Gimignano e l’implementazione dell’offerta museale e culturale dell’intera area. Dopo la Fortezza e il Cassero di Poggibonsi, porta d’ingresso del turismo in Valdelsa, anche il S.Pietro di Colle aveva potuto decollare. Il biglietto unico per ogni struttura aveva prodotto una moltiplicazione di permanenze medie e un turismo consapevole, in controtendenza rispetto al contesto generale grazie a un’offerta a 360 gradi capace di fare sistema con Firenze, Siena e l’intera Toscana.

 

 

 

Il trasporto pubblico su rotaia aveva integrato, anche urbanisticamente, Poggibonsi e Colle, con un sistema circolare, e ridotto le auto private per abitanti ai livelli di alcune città e aree nord-europee. I minori costi per il mantenimento di un parco auto più sostenibile, compresa l’offerta di auto a noleggio, e i diminuiti consumi di carburanti avevano compensato i falcidiati redditi da lavoro dipendente e autonomo. La capacità di reperire finanziamenti straordinari aveva consentito non solo il raddoppio di case popolari – recuperando un patrimonio abitativo già esistente rimasto invenduto e acquisito a prezzi non speculativi – ma anche la ristrutturazione di tutto il patrimonio Erp finalizzato al risparmio di energia, consentendo alle famiglie più disagiate di risparmiare sulle bollette energetiche. La maggiore autorevolezza del nuovo Comune aveva arricchito anche l’orientamento strategico nella gestione di acqua, rifiuti, trasporti e altri servizi. Non era stato così, invece, per i servizi sociali, dove la nostra FTSA aveva fatto da apripista per l’integrazione tra sanità e sociale, con livelli di servizi qualificati ed estesi. Insieme alla cultura, i servizi alla persona erano i settori che avevano rappresentato le maggiori possibilità di aumento delle opportunità occupazionali e questo aveva consentito un incremento di popolazione residente, dopo anni di contrazione, con nuovi residenti e nuove nascite.

 

 

 

Poi mi sono svegliato. La realtà è più tosta dei sogni e non può conformarsi alle idee. Viviamo un “passaggio d’epoca”, il vecchio non tiene più ma si aggrappa al conosciuto e induce paura nel nuovo, da costruire ma sconosciuto e, pertanto, temuto come un vuoto. Producendo cultura, conoscenza, riflessione e, perché no, conflitto, si può costituire un “movimento reale” che incida, lasci un segno, cambi le abitudini e introduca nuovi rapporti. La borghesia, per costruire i propri rapporti in alternativa a quelli feudali, “inventò” il Comune. Oggi si può ripensarlo, muovendosi verso quello che ci indica l’esperienza? Siamo in una zona dove le persone vivono, abitano, studiano, lavorano, soffrono e gioiscono in modo integrato, con ritmi corrispondenti all’evoluzione economica, sociale e politica. Oggi i cambiamenti, disgregativi, tendono ad accelerarsi e gli strumenti di governo in grado di affrontarne la complessità sono inadeguati. Siamo a un punto per cui o diamo seguito alle nostre intuizioni ed esperienze più avanzate oppure rischiamo un balzo all’indietro, disgregando quello che abbiamo costruito finora. La realtà non può conformarsi alle idee, ma è anche vero che sulla base dell’esperienza le persone, con la loro determinazione, possono produrre decisioni che prefigurano il futuro.

 

 

 

Mauro Lenzi

assessore alle politiche sociali di Colle di Val d’Elsa