Alessandro Piccini parte da questo fondamentale punto di argomentazione per illustrare la posizione di Nero su Bianco per quanto concerne uno dei più importanti settori produttivi cittadini. “Nel 2010, la permanenza media nelle strutture ricettive del Comune di Siena è inferiore di 0,54 giorni rispetto alla media provinciale, e di ben 1,02 giorni inferiore alla media italiana – prosegue Piccini – Lo scostamento rispetto alla media italiana nel 2011 si amplia ulteriormente, ammontando a 1,09 giorni. Questo significa che a Siena c’è un turismo superficiale, che di conseguenza non lascia molto sul territorio”. Dopo questa istantanea supportata dai numeri Piccini indica la strada da seguire, individuandola nella “sistematizzazione del turismo. L’offerta senese è stata sempre troppo disomogenea e slegata tra le sue parti. Occorre creare le basi per una vera e propria industria del turismo. Nei suoi paper monografici consultabili sul blog, Nero su Bianco ha proposto l’adozione del destination management come strumento per giungere alla sistematizzazione del comparto turistico”. Una visione d’insieme, dunque, che punta a organizzare in modo integrato tutte le varie componenti di un settore “così variegato e poliedrico, anche con l’obiettivo di intercettare i potenziali visitatori direttamente al luogo di origine con un’offerta specifica costruita su misura. Da considerare inoltre, anche altre facce del turismo. Facce che a Siena sono poco valorizzate nonostante la città abbia molto da offrire. Sto pensando al turismo religioso. Visitatori, pellegrini, studiosi e ricercatori non sono solo attratti dalla grandezza di Santa Caterina patrona d’Europa, ma anche da San Bernardino, San Bernardo Tolomei, il Beato Pier Pettinaio, il Beato Ambrogio Sansedoni, la Beata Savina Petrilli e molti altri che ci ricordano le radici religiose della città. Figure che, prima ancora di essere state canonizzate come Beati e Santi, sono stati grandi personaggi. L’influenza delle loro azioni caritatevoli e sociali non ha permeato solo la politica e l’economia locale, ma quella dell’Europa intera. Siena non può e non deve ignorare quest’aspetto della propria storia e della propria cultura. Aspetto da tradurre in un’ offerta che non può che giovare anche all’economia della città”.
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