Intervento del rettore Riccaboni per l’inaugurazione dell’anno accademico

Angelo Riccaboni

Quando ebbi l’onore di essere eletto a questa alta carica nell’estate del 2010, la condizione finanziaria dell’Ateneo senese era drammatica. Il rischio di fallimento, parola difficile da pronunciarsi per un’istituzione universitaria, tanto che ancora manca sostanzialmente il relativo quadro normativo, era prossimo e reale.

Le emergenze operative si susseguivano pressoché giornalmente. Le criticità di tipo organizzativo e procedurale erano davanti agli occhi di tutti.

Ebbene, oggi, esattamente due anni dopo, si può sostenere che la fase più acuta della crisi è stata superata e che la nostra antica Università è in grado di continuare la sua vita, di proseguire a svolgere quel ruolo di formazione dei giovani e di produzione di nuova conoscenza che fin dal Medioevo le viene riconosciuto.

E lo fa, lo dico con l’orgoglio e la sicurezza consentiti dall’unanime responso positivo di indicatori nazionali e internazionali, mantenendo un alto standard di servizi, circondata da una stima e da un rispetto che solo qualche tempo fa sembravano ormai perduti, perché travolti dalle cifre impietose di una situazione finanziaria ai limiti dell’insostenibile.

La conferma di questo quadro positivo ci è fornita anche dagli studenti, che ancora una volta hanno ritenuto di concederci fiducia, consentendo al nostro Ateneo di mantenere stabile il numero degli immatricolati, pur in un quadro nazionale che registra un calo di iscrizioni.

Non starò qui a fornire un’analisi completa della situazione finanziaria, che necessariamente occuperebbe troppo tempo.

Bastino alcune cifre:

pur a fronte di una diminuzione del FFO di circa 7 milioni di euro rispetto al 2008 e dell’azzeramento dei contributi della Fondazione MPS, che nell’anno 2008 avevano sfiorato i 10 milioni di euro,

il 2011 ha visto per la prima volta il segno positivo nel risultato della gestione caratteristica.

Questo significa che le entrate di competenza del 2011 inerenti all’assolvimento delle funzioni istituzionali dell’Ateneo sono state maggiori delle relative uscite.

Come noto, il conto consuntivo risulta però fortemente appesantito dalle rate di restituzione dei mutui, pari a circa 10 milioni di euro all’anno.

Mutui che sono stati contratti in passato per consentire la formazione del patrimonio immobiliare che qualifica il nostro Ateneo. Un patrimonio ingente, sovradimensionato ormai rispetto alle odierne esigenze (avendo 200 docenti in meno rispetto ai massimi del 2006) ma purtroppo difficile da valorizzare, per gli effetti di una delle crisi immobiliari più pesanti degli ultimi decenni.

Per ridurre il notevole peso di tali rate annuali, è in atto un complesso percorso di rimodulazione dei mutui che, riducendo i rischi di pericolose crisi di liquidità, porterà maggior tranquillità a tutti gli operatori dell’Ateneo.

Ma il segnale veramente confortante è dato dall’indicatore inerente alla sostenibilità del costo del personale, che per il 2011 è risultato pari al 77.5%, inferiore dunque al valore di riferimento dell’80% indicato dal MIUR. E questo avviene, lo ricordiamo tutti, dopo che per anni l’Università di Siena ha registrato valori ben sopra della soglia di legge e dei risultati di tutti gli altri Atenei italiani.

In sintesi, la nostra situazione economico-finanziaria presenta oggi caratteri assai simili a quelli rilevabili in molti altri Atenei. Si tratta di un risultato di cui la nostra comunità, che ne è stata l’artefice principale grazie all’atteggiamento responsabile mostrato in questi difficili anni, deve essere particolarmente fiera. Specialmente se si rammentano la criticità e le turbolenze di un passato non certo distante.

Chi ha vissuto in prima persona questi anni sa che questo è successo perché pressoché ogni aspetto della vita della nostra comunità è stato investito dalla necessità di ottimizzare la struttura dei relativi costi e di rivedere i processi interni, mantenendo, al contempo, la qualità delle attività svolte.

Nessuno è rimasto immune da questa tempesta, tutti hanno dato il loro contributo.

I docenti, cui è stato chiesto un più elevato carico didattico, hanno continuato ad impegnarsi attivamente nonostante l’impossibilità, stante la situazione finanziaria dell’Ateneo, di soddisfare legittime aspettative di carriera e nonostante le difficoltà inevitabilmente derivanti dalle molteplici innovazioni introdotte nelle procedure interne.

Il Personale Tecnico ed Amministrativo, che non ha mai fatto mancare il proprio prezioso contributo e ha affrontato con professionalità una vera e propria rivoluzione amministrativa e organizzativa, pur in presenza di un delicato contenzioso relativo al salario accessorio, che ha purtroppo comportato dolorosi sacrifici economici.

A proposito di tale delicata vicenda, sono lieto di affermare che, grazie al senso di responsabilità delle Parti, nelle prossime settimane riusciremo a superare anche questa pesante eredità.

Nello stesso lasso di tempo, siamo riusciti, nel pieno rispetto delle scadenze e delle procedure stabilite, ad attuare la legge di riforma dell’organizzazione delle Università, approvata alla fine del 2010.

Una riforma complessa e controversa, che ha indotto cambiamenti profondi nell’assetto della governance e dell’amministrazione delle Università italiane.

Basti ricordare in questa sede, senza entrare in inutili tecnicismi, che le strutture organizzative del nostro Ateneo sono passate da 52 a 15, con la cessazione delle Facoltà e il varo di 15 macro-Dipartimenti cui vengono affidati l’organizzazione e il controllo dell’attività didattica (prima spettante alle Facoltà) e dell’attività di ricerca (prima gestita da Dipartimenti spesso assai fragili per dimensioni e capacità organizzative).

Questo profondo cambiamento ha richiesto, fra l’altro,
— il varo del nuovo Statuto, definitivamente approvato dal Ministero nel febbraio scorso, strumento agile e meditato, realizzato in pochi mesi grazie all’impegno di una Commissione alla quale tutte le componenti d’Ateneo hanno contribuito con passione ed efficacia. Consentitemi di cogliere quest’occasione per sottolineare ancora una volta il prezioso lavoro svolto dai colleghi e dagli studenti impegnati in tale Commissione;

– l’adozione di numerosi atti indispensabili per garantire lo svolgimento ordinato della vita della nostra comunità, fra i quali molteplici nuovi Regolamenti ed il Codice Etico,

oltre che

– un articolato ed assai ampio riassetto organizzativo, avvenuto in poco tempo e largamente condiviso dagli stessi protagonisti, attraverso un complesso e continuo confronto.

I nuovi organi ora sono pronti a iniziare il loro cammino. Oltre ai 15 Dipartimenti, i cui Direttori eletti alla fine di ottobre sono oggi qui al mio fianco, il nuovo Senato Accademico è convocato per metà dicembre e il nuovo Consiglio d’Amministrazione sarà costituito immediatamente dopo.

Considerata la portata dei cambiamenti introdotti, è inevitabile che vi sia qualche questione ancora aperta, che verrà affrontata e risolta nei prossimi mesi.

Ciò che conta, è che siamo riusciti a completare nei termini previsti e in maniera ottimale un cambiamento organizzativo di portata storica.

Come più volte ribadito, questa Amministrazione ha sempre ritenuto essenziale accoppiare le iniziative di risanamento con quelle di rilancio.

E così è stato fatto.

In quest’occasione mi limito a ricordare

le molteplici procedure amministrative finalmente introdotte; il rafforzamento della cooperazione fra gli atenei toscani; l’inizio del percorso di rafforzamento del supporto ai docenti nella ricerca e nella gestione dei finanziamenti internazionali; l’integrazione e l’aggiornamento dei sistemi informativi interni; l’adozione di una nuova pianificazione edilizia; l’introduzione di molteplici servizi digitali, ed in primis la verbalizzazione online degli esami; l’attenzione prontamente fornita, appena le condizioni finanziarie hanno mostrato uno spiraglio di luce, alla riattivazione dei programmi di dottorato; la creazione, grazie al determinante contributo della Regione Toscana, dei primi dottorati regionali.

Vorrei sottolineare, a proposito del tema cruciale dell’apertura alle energie più giovani, il grande sforzo compiuto in questi mesi dai dipartimenti nel rinvenire risorse esterne in grado di finanziare nuovi ricercatori a tempo determinato, assegni di ricerca e borse di dottorato.

Se è stato possibile, contemporaneamente, fornire un contributo determinante al risanamento finanziario di questa nostra antica istituzione, attuare il cambiamento completo dell’organizzazione interna ed iniziare il percorso di rilancio,

si deve allo sforzo congiunto di tutte le componenti del nostro Ateneo, che con l’occasione voglio sentitamente ringraziare per il senso di responsabilità, la partecipazione, e anche la pazienza, che hanno dimostrato in una fase così importante per il nostro futuro.

Non posso esimermi, in questa sede, dal rendere merito a chi ha fatto parte degli organi di governo in questi due anni, contribuendo, con abnegazione e spirito istituzionale, a gestire la situazione ereditata, estremamente difficile da un punto di vista finanziario, organizzativo e di clima interno, povera di gratificazioni, in un contesto ancora turbato da tensioni, sospetti e disillusioni.

Colgo l’occasione per esprimere, altresì, un esplicito ringraziamento al Prorettore vicario, al Direttore amministrativo e a tutti quelli che, e sono molti, hanno affrontato, e superato con me momenti francamente assai pesanti, non solo dal punto di vista professionale ma anche da quello umano.

Sono stati mesi difficili per tutti. Ma per qualcuno lo sono stati in maniera ancor più marcata. E di questo non mi posso dimenticare.

Lo ripeto. Non siamo ancora usciti completamente dalle difficoltà. Anche perché le questioni emerse erano talmente gravi che ci vorrà tempo prima di poter affermare che la profonda ferita che quest’Ateneo ha sofferto è stata rimarginata completamente. Peraltro siamo tutti in attesa che siano chiarite le responsabilità giuridiche per quanto accaduto e abbiamo piena fiducia che la Giustizia arrivi in tempi brevi a importanti chiarimenti.

Tuttavia, anche se la gestione annuale presenta e presenterà ancora per qualche anno risultati negativi e i disavanzi accumulati in passato si avvertono in maniera pesante, la situazione finanziaria ora è sufficientemente sotto controllo, le performance di ricerca e didattica si mantengono elevate, abbiamo recuperato credibilità e rispetto, e non siamo più il riferimento negativo di qualsiasi indagine scandalistica.

Si può dunque sostenere che una prima fase si è conclusa. Abbiamo dimostrato alla nostra comunità e ai nostri portatori di interesse, locali e nazionali, che ce la possiamo fare e che ce la faremo.

Con una metafora facile da richiamare, “abbiamo rimesso il treno sui binari”.

Il treno sta ripartendo.

Il problema, però, a questo punto, non è più il treno.

Sono i binari, che reggono a stento.

Sono le condizioni di contesto, adesso, che rendono difficile il viaggio.

Sembra di rivivere il destino della Regina Rossa, il personaggio di Lewis Carrol caro a Leigh Van Valen e ai biologi evoluzionisti: essere costretti a correre sempre per mantenere la propria posizione.

L’improrogabile necessità di rimettere in sesto velocemente una finanza pubblica per troppo tempo basata in maniera irresponsabile sulla creazione di nuovo debito, infatti, costringe ora tutti gli atenei italiani a confrontarsi con una sempre più marcata riduzione dei finanziamenti pubblici.

Grande preoccupazione si rileva, in particolare, per gli annunciati tagli al FFO 2013 che, se fossero confermati, metterebbero in chiara difficoltà tutte le Università pubbliche. Ad oggi la riduzione prevista è di ben 400 milioni di euro l’anno, pari al 6% di un FFO già da tempo in contrazione.

La diminuzione dei trasferimenti agli enti pubblici sta interessando anche la Regione Toscana. Voglio ringraziare, in questa occasione, il Presidente per gli sforzi che, all’interno di un quadro economico assai complesso, sta esercitando per evitare che siano penalizzati eccessivamente gli interventi a favore della ricerca universitaria. Interventi che, specialmente con riferimento a quelli inerenti al DIPINT (struttura di supporto alla ricerca e alla didattica biomedica), sono centrali per consentire al nostro Ateneo di conseguire, nel medio termine, una situazione economico-finanziari più equilibrata.

Al di là di una crisi economica di cui non si riesce a vedere la fine, e che il nostro Paese affronta, per molti aspetti, da un inquietante posto di prima fila, siamo di fronte a cambiamenti sociali e tecnologici che stanno trasformando gli assetti istituzionali ed economici a livello locale e globale.

I cambiamenti in corso inducono certamente preoccupazioni e vincoli.

Come evidenzia Zygmunt Bauman, il progresso in cui una volta credevamo è diventato una sorta di ‘gioco delle sedie’ senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in una sconfitta irreversibile, e in cui l’immagine del futuro rischia di evocare un’insonnia piena di incubi di essere lasciati indietro, di perdere il treno.

Allo stesso tempo, però, è innegabile che si stanno esprimendo anche interessanti potenzialità di sviluppo individuale e opportunità di miglioramento per le condizioni di vita di molte comunità.

In maniera analoga, preoccupazioni e opportunità discendono da quanto sta avvenendo nel settore dell’alta formazione,
a partire dall’assegnazione all’Istituzione universitaria del compito di fornire non solo un contributo allo sviluppo culturale e sociale delle nostre comunità ma anche un apporto a fronteggiare la gravissima questione della disoccupazione giovanile, che rischia di minare la coesione sociale del nostro Continente.

Altre trasformazioni di rilievo sono poi costituite dalla crescente competizione fra Atenei, anche appartenenti a Paesi assai distanti fra loro, dall’ingresso, nel mondo della formazione, di nuovi concorrenti e di nuove tecnologie nonché dall’emergere di differenti modi di concepire la produzione e l’uso della conoscenza.

Di fronte a cambiamenti generali e di settore così complessi, quali traiettorie operative si aprono per un’Università di qualità e di grandi tradizioni come la nostra?

Noi siamo orgogliosi di un sistema che ha al suo centro l’Università pubblica, Istituzione che si è rivelata determinante per il progresso economico e sociale del nostro Paese nella seconda parte del XX secolo e lo vorrebbe essere anche in questo secolo.

Questa affermazione, peraltro, non dovrebbe significare il riconoscimento di un modello monolitico di Università pubblica. La scarsità delle risorse disponibili e le nuove esigenze cui far fronte non possono che implicare un ancor più esplicito riconoscimento di intensità diverse con le quali i diversi Atenei svolgono le loro attività istituzionali.

Così come avviene in altri Paesi, sarebbe opportuno che le Università particolarmente vocate all’attività di ricerca fossero in qualche modo distinte da quelle che si impegnano principalmente nella didattica, così come quelle in grado di attrarre studenti da territori distanti dovrebbero essere considerate in maniera diversa da quelle che forniscono i propri servizi essenzialmente a studenti locali.

Ci preoccupano, a tal proposito, alcune proposte che mirano a collegare il finanziamento pubblico fondamentalmente al numero degli studenti, mediante miopi algoritmi che probabilmente porterebbero soltanto ad esasperare la competizione per acquisire immatricolati, e a ridurre la qualità dell’offerta didattica complessiva.

Un secondo punto che mi permetto di sottolineare è l’esigenza di una tregua normativa.
Il quadro regolamentare all’interno del quale delineare la governance d’Ateneo, organizzare l’offerta formativa dei Corsi di Studio e le richieste di finanziamenti alla ricerca, calibrare gli strumenti amministrativi, cambia continuamente, costringendo a un reiterato sforzo che spesso va ben al di là del doveroso impegno quotidiano cui ciascuno è chiamato in relazione alla sua posizione.

Solo la certezza di una stabilità in tale campo ci permetterà di rivolgere le nostre non inesauribili forze al consolidamento dei risultati raggiunti, al miglioramento e all’innovazione.

E proprio l’innovazione credo sia la strada che il nostro Ateneo debba percorrere, per continuare ad essere un’istituzione che gode di prestigio nazionale ed internazionale e svolgere al meglio la funzione di supporto allo sviluppo economico e sociale.

Le ragioni per cui ritengo che il nostro Ateneo sia in grado di percorrere in maniera fruttuosa tale cammino sono due.

La prima discende dalla consapevolezza che l’innovazione richiede, innanzitutto, che all’interno dell’organizzazione vengano messi in discussione il modo di pensare e di operare preesistenti.

Quanto avvenuto in questi anni, costringendoci a rivedere tutte le nostre certezze, in qualche modo ci aiuta ad affrontare tale percorso.

La seconda ragione risiede nell’attenzione che questa Amministrazione intende porre affinché i dipartimenti siano veramente al centro dell’attività istituzionale, così come previsto dalla legge di riforma della governance degli atenei.

L’occasione fornita dall’assegnazione ai dipartimenti della responsabilità di programmare e attuare le attività di didattica e ricerca va assolutamente colta, in quanto consentirà alle nostre strutture più reattive di sfruttare le opportunità che comunque continuano a essere presenti nello scenario universitario nazionale ed internazionale.

L’innovazione, dunque, è la sfida che ci aspetta nei prossimi anni.

Per innovare bisogna aver coraggio. Coraggio non tanto come assenza di paura ma, ci ricorda Nelson Mandela, come capacità di ispirare gli altri ad andare oltre la paura.

E proprio di questo abbiamo bisogno. Osare, sperimentare, innovare. Creare un clima interno dove non ci sia la paura di sbagliare ma solo la voglia di andare oltre ai paradigmi tradizionali, che le dinamiche globali hanno ormai sconfitto definitivamente.

Ritengo che l’innovazione debba riguardare sia il modo di svolgere le nostre attività istituzionali sia le forme di relazione e collaborazione con gli interlocutori esterni.

Per quanto riguarda la dimensione interna, l’Ateneo dovrà ulteriormente rafforzare, in particolare, le iniziative che riguardano quattro temi, per noi sempre più centrali:

a. continua attenzione nei confronti delle esigenze degli studenti,
b. internazionalizzazione delle attività istituzionali,
c. promozione e valorizzazione dei temi della sostenibilità,
d. supporto alla diffusione di capacità e spirito imprenditoriali.

Il fatto che in questi mesi si stiano già riscontrando in Ateneo alcuni importanti risultati con riferimento a queste tematiche costituisce importante prova di coerenza fra pianificazione ed azione, oltre che buon viatico per ulteriori avanzamenti.

Il primo tema è quello dell’attenzione nei confronti delle esigenze degli studenti.

Ho più volte evidenziato come il nostro sia uno dei primi Atenei italiani per numero di studenti iscritti che proviene da fuori regione. Questo è sicuramente un indicatore di qualità. Allo stesso tempo, però, dobbiamo essere consapevoli che le crescenti difficoltà delle famiglie italiane e la riduzione dei finanziamenti al diritto allo studio potrebbero influire negativamente sulla mobilità degli studenti.

Per questo motivo non dobbiamo deflettere dai nostri sforzi per assicurare il livello qualitativo che ha sempre caratterizzato la nostra offerta formativa, e anzi dobbiamo preoccuparci di innalzarlo.

Questo può avvenire, innanzitutto, facendo tesoro della valutazione della didattica da parte degli studenti. A tal proposito vorrei ricordare che, in una logica di responsabilità e trasparenza, la percentuale di docenti che nel nostro Ateneo hanno accettato di mettere online gli esiti delle loro valutazioni è fra le più alte di Italia, con un valore pari al 97%.

E’ indispensabile, inoltre, progredire ulteriormente nel progetto di cittadinanza studentesca, che prevede anche una maggiore integrazione fra i servizi dell’Università e quelli offerti dalle Istituzioni locali. Particolarmente proficua, su tali temi, si prospetta la relazione con l’amministrazione comunale, iniziata con alcuni progetti ad hoc già nel 2010. Di rilievo appare anche l’accordo in fase di realizzazione con la Curia arcivescovile e l’Opera del Duomo, che ringrazio sentitamente, in virtù del quale, ai fini dell’accesso ai musei dell’Opera, verrà esteso agli studenti lo stesso status riconosciuto ai residenti.

L’ottimo risultato attribuito a Siena nella recente classifica elaborata dal Sole 24 Ore con riferimento alla qualità della vita costituisce un riconoscimento importante per la città, di cui, come cittadini, siamo ben lieti. Allo stesso tempo, costituisce un prezioso contributo alla promozione del nostro Ateneo, in quanto supporta la percezione di qualità tradizionalmente connessa al vivere ed allo studiare in questo luogo così ospitale.

E siamo talmente convinti dell’attrattività di Siena a livello nazionale ed internazionale, che il nuovo logotipo dell’Ateneo evidenzia con particolare chiarezza il nome della nostra affascinante città.

Internazionalizzazione

L’ulteriore rafforzamento della progettualità e della presenza internazionale sarà determinante per il rilancio dell’Ateneo, in linea, peraltro, con quanto auspicabile per l’intero Paese, così come autorevolmente evidenziato dal Presidente Napolitano proprio su questo palco poche settimane fa.

L’Università di Siena ha una notevole reputazione internazionale, come testimoniato anche dalla mia recente elezione in qualità di rettore nel Board dell’International Association of Universities, la più internazionale delle associazioni fra Università, formata da atenei di più di 120 Paesi; elezione che restituisce al nostro Ateneo un ruolo che gli è sempre stato proprio, all’interno degli organi di governo delle Istituzioni universitarie internazionali.

Far leva su tale profilo è indispensabile, ormai, non solo per l’avanzamento della ricerca ma anche per qualificare ulteriormente la vita culturale dei nostri dipartimenti.

Bisogna impegnarsi con determinazione su tale argomento, basandosi sulla valorizzazione dei nostri punti di forza e degli elementi distintivi, senza appiattirsi sui modelli culturali dominanti nelle singole aree didattico-scientifiche, e perseguendo obiettivi di qualità, di cui sono chiari esempi il clima cosmopolita e l’eterogeneità culturale riscontrabili nelle strutture dove già sono stati attivati corsi di studio in inglese e le molteplici ricadute positive derivanti per il nostro Ateneo dall’aver contribuito ad organizzare la Pontignano Conference, nello scorso mese di settembre.

Sostenibilità

Il nostro Ateneo vanta una qualificata tradizione di studi e di formazione sui temi della sostenibilità, analizzata nei suoi profili ambientale, sociale ed economico. E’ sembrato coerente, pertanto, porre particolare attenzione alla valorizzazione delle competenze esistenti e alla loro promozione all’esterno. Ne è derivata, fra l’altro, la costituzione del Network NESSO, le cui iniziative coinvolgono docenti, personale tecnico ed amministrativo, studenti ed esperti esterni.

Un prezioso supporto al nostro progetto è giunto innanzitutto dal Ministero nelle forme di un importante finanziamento al progetto di creazione di una rete nazionale di competenze scientifiche e di esperienze didattiche sui temi della sostenibilità.

Un altro contributo di cui siamo particolarmente orgogliosi discende dalla partecipazione dell’Università di Siena al progetto Sustainable Development Solutions Network che, sotto gli auspici del Segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, è condotto dalla Columbia University. Siena rappresenta, infatti, uno dei Centri di riferimento del progetto, con il compito di coordinare le attività nell’area del Mediterraneo.
Tale ruolo, insieme alla partecipazione al Leadership Council del Network, promuoverà certamente la nostra visibilità internazionale sui temi dello sviluppo sostenibile, di rilievo sempre maggiore all’interno del dibattito scientifico, sociale ed economico.

E’ intenzione dell’Ateneo porre al centro della propria progettualità in materia di sostenibilità la Certosa di Pontignano, per la testimonianza che questa struttura fornisce in termini di relazione positiva fra l’uomo e il suo ambiente. Relazione che nel nostro territorio è confermata, fra l’altro, anche dal progetto Carbon Free 2015 con il quale la Provincia di Siena, contando anche sulla collaborazione di docenti dell’Ateneo, promuove la drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Imprenditorialità

L’Ateneo si sta impegnando con decisione nello sforzo a supporto della creazione di nuove opportunità di impiego per i suoi laureati, specialmente in aree culturali tradizionalmente meno vocate allo sviluppo d’impresa.

A tal fine è stato concepito il progetto USienaOpen, che mira a fornire agli studenti di tutte le aree scientifico-didattiche una serie di strumenti ed opportunità a supporto della diffusione dei principi e degli strumenti imprenditoriali, cercando in particolare di promuovere settori dove si potrebbero generare nuove ed interessanti opportunità di lavoro, come quelli dell’economia creativa e quelli all’intersezione fra la valorizzazione del patrimonio artistico e l’applicazione di tecnologie digitali.

Nella convinzione che, in un contesto globale dove la ricchezza si crea solo con la valorizzazione dei propri tratti distintivi, interessanti opportunità di sviluppo economico e sociale possono provenire proprio dal riferimento al nostro patrimonio culturale, unico elemento che ci distingue nettamente dagli altri Paesi e che non può essere copiato o trasportato altrove.

A riconoscimento dei nostri sforzi in questa direzione, l’Ateneo è stato recentemente coinvolto da parte del Ministero dello Sviluppo economico nella costituzione dei cosiddetti Contamination Lab, luoghi di interscambio di conoscenze ed esperienze fra Università e imprese ai fini del supporto alla crescita della nostra economia. Si tratta di un progetto molto innovativo, che ci stimola a proseguire nella direzione intrapresa.

Sono pienamente d’accordo con chi ritiene che le Università, interfaccia culturali in grado di portare le esperienze e le competenze globali nel contesto locale e la realtà locale in una dimensione globale, sono in grado di fornire un prezioso contributo allo sviluppo economico delle aree di riferimento. Il nostro impegno a tal riguardo è testimoniato anche dalle molteplici iniziative di questi ultimi mesi sui temi dell’imprenditorialità digitale e dello sviluppo delle PMI creative.

La convinta partecipazione dell’Ateneo alla candidatura di Siena a Capitale europea della Cultura 2019 è coerente con tale asse, quello della promozione di iniziative che, basandosi sulla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e sociale della città, possano promuovere nuova ricchezza, nuova imprenditorialità, nuovo entusiasmo, nuovo coraggio, nuova fiducia.

Contribuendo così al rilancio della città e del suo territorio.

A fianco della dimensione interna di cui ho appena trattato, l’altra prospettiva nella quale occorre agire con determinazione in termini innovativi non può che essere quella delle relazioni e delle alleanze con partner ed interlocutori esterni.

Per affrontare lo scenario in via di affermazione gli Atenei devono maturare la capacità di definire accordi a geometria variabile, stabilendo eterogenee tipologie di relazioni con i diversi soggetti e istituzioni con cui interagiscono.

Si tratta di uno dei temi di particolare rilievo, oggi, a livello nazionale ed internazionale.

La crisi della finanza pubblica e la crescente competizione accademica obbligano infatti gli Atenei a prestare particolare attenzione alla cosiddetta capacity building, ovvero ad accrescere le proprie potenzialità attraverso più intense modalità di collaborazione con partner ritenuti strategici e la creazione di alleanze con altre istituzioni universitarie.

Anche su questo versante si rilevano già risultati di particolare rilievo.

Penso, innanzitutto, al livello regionale, dove, in conseguenza dell’intenso rapporto di collaborazione attivato in questi ultimi anni fra i quattro Atenei più grandi e fra questi e la Regione Toscana si sono definite proficue iniziative sui temi del dottorato, dei tirocini formativi attivi per i professori delle scuole medie e superiori, della partecipazione ai bandi nazionali per il finanziamento della ricerca e della promozione internazionale dello studiare in Toscana.

Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare la Regione Toscana per il contributo fornito in passato a quest’Ateneo per superare il suo periodo finanziario più difficile, e per il continuo confronto su un argomento che a questo Ateneo sta particolarmente a cuore, rappresentato dall’inscindibilità fra attività assistenziale, ricerca e didattica nell’area sanitaria.

Ritornando all’argomento dell’innovazione nelle relazioni con i nostri interlocutori, una nuova esperienza è in corso anche con la Fondazione MPS, che, impossibilitata a erogare risorse finanziarie, sta mettendoci a disposizione preziose competenze professionali e il proprio patrimonio relazionale. Positive collaborazioni sono attive con la Cassa Depositi e Prestiti e con Sansedoni Immobiliare, che ringrazio per l’attenzione che da tempo ci rivolgono sui temi di comune interesse.

Altri progetti sono in corso, miranti a definire alleanze più forti con Università italiane e straniere.

Su questa strada bisogna continuare con determinazione, così come avviene negli Atenei di qualità di tutto il mondo. Sono certo che i nuovi dipartimenti sapranno cogliere le opportunità che si presenteranno loro in Italia ed all’estero.

Posso garantire che l’impegno su questo versante sarà massimo, facendo leva, in particolare, sui nostri punti di forza. Punti di forza di cui abbiamo consapevolezza, anche se deprecabili ritardi nelle precedenti amministrazioni ministeriali fanno sì che solo nel corso del 2013 saranno disponibili i primi risultati della valutazione della ricerca, dopo quelli relativi al 2001-2003.

Mi avvio ora alle conclusioni ricordando che viviamo in un tempo caratterizzato da evidenti difficoltà generali ma anche da sorprendenti innovazioni scientifiche e tecnologiche.

Vorrei ricordare a questo proposito le parole di Jeffrey Sachs, secondo il quale solo nella ricerca e nelle nuove tecnologie si possono trovare le risposte alle grandi questioni ambientali e sociali che assillano la nostra società.
Oggi più che mai credere nella ricerca e nell’alta formazione è determinante per il nostro futuro.

Purtroppo, la continua riduzione dei finanziamenti rende più difficile per le università pubbliche perseguire le fondamentali missioni loro affidate.

Tornando alla metafora già utilizzata, questo significa, per il nostro Ateneo che, dopo aver rimesso, tutti insieme, il treno sui binari, ora sono i binari che rischiano di collassare.

Fronteggiare efficacemente tale rischio, mantenendo alta la reputazione della nostra Università e garantendo le condizioni di successo nel medio-lungo termine non sarà un obiettivo facile da perseguire.

Henry David Thoreau sosteneva che il segreto per il raggiungimento degli obiettivi è di aver ben presente in mente la fotografia dei risultati che ci si attendono.

E allora, in linea con quanto suggerito dal filosofo americano, consentitemi di chiudere questa relazione certo che, così come con il contributo di tutte le componenti della nostra comunità è stata superata la fase finanziaria più difficile degli ultimi decenni, insieme saremo tutti impegnati nel definire un nuovo Ateneo che guardi con fiducia al futuro, caratterizzato

dalla centralità dei dipartimenti,
dalla definizione di innovative forme di relazione e di alleanza con partner ed interlocutori esterni,
dall’attenzione per i servizi per gli studenti,
da un esplicito orientamento internazionale in tutte le nostre attività istituzionali,
dalla promozione della sostenibilità economica, sociale ed ambientale.
dalla diffusione, presso i nostri studenti, dei principi e degli strumenti dell’imprenditorialità.

E avendo tale fotografia ben impressa in mente, sono lieto ed onorato di
dichiarare aperto il 772° anno accademico dell’Università di Siena.