Intervista al sindaco di Poggibonsi Coccheri: ‘Il Governo faccia di più per gli enti locali’

lucia coccheri
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Lucia Coccheri – sindaco di Poggibonsi

“Dobbiamo guardare avanti e darci da fare ma serve decisamente un cambio di marcia”. Il Sindaco di Poggibonsi Lucia Coccheri si prepara ad affrontare un autunno che non si prospetta facile perché, come ci dice, molto semplicemente, ‘c’è una difficoltà che accomuna tutti, famiglie, aziende, lavoratori, enti pubblici. Mancano le risorse sia pubbliche che private”.

Che succederà nei prossimi mesi?

Per quanto riguarda il Comune avremo momenti importanti. Presto apriremo l’ex ospedale, altro intervento concluso dopo i recenti via Carducci, parco urbano, parcheggio del Vallone. Proprio perché questi lavori sono finiti siamo riusciti a ‘liberare’ una minima parte di risorse per sistemare alcuni manti stradali, ma la verità è che ai Comuni mancano i soldi per fare qualsiasi cosa perché il patto di stabilità ingessa tutti gli Enti Locali, anche quelli come il nostro che hanno il bilancio in ordine. Questo è il meccanismo perverso: o si sta fermi e si perdono i contributi ottenuti privando il territorio di risorse che potrebbero essere messe in circolazione, oppure ci si ritrova a decidere cosa o chi pagare con le risorse ‘libere’. Noi abbiamo scelto di pagare le ditte che stavano lavorando nei cantieri aperti, per evitare loro conseguenze negative, ma questo ha impedito di fare altri interventi anche di piccole manutenzioni.

Questo non è bello per la città e i cittadini si lamentano.

I cittadini hanno ragione. Oggi paradossalmente è più semplice fare le opere che mantenerle in maniera adeguata. Faccio un esempio. A breve partiranno i lavori di restauro e ripristino delle mura della Fortezza, l’intervento più grande fra quelli finanziati dai contributi europei del Piuss. Questo è un bene perché importanti risorse arriveranno sul territorio (e quindi lavoro) ma resta il fatto che abbiamo difficoltà a trovare soldi da spendere per fare i bagni pubblici, sistemare le strade ed eseguire tanti altri piccoli interventi di manutenzione come imbiancare le scuole.

Accanto al pubblico anche il privato soffre.

Certamente. Le difficoltà maggiori sono quelle del lavoro, che vede la nostra zona in grande sofferenza. Le aziende, come gli enti pubblici, sono a secco di liquidità e non hanno accesso al credito. Queste sono situazioni in cui alla fine inevitabilmente calano gli investimenti e cala anche l’accesso al credito sia per il cosiddetto  ‘credit crunch’ che soffoca il nostro sistema economico sia per la debolezza della domanda. Stiamo parlando di una crisi strutturale che dura ormai da cinque anni. Uno dei settori che qui è maggiormente in sofferenza è quello della camperistica, a partire da aziende leader come la Rimor. Ma insieme al camper è tutto l’indotto e sono tutti i comparti importanti del nostro sistema produttivo a soffrire. La nostra autentica ricchezza è sempre stata quella del lavoro, dell’iniziativa privata (piccole e medie imprese), del commercio. Oggi la maggior parte delle attività non riescono ad andare avanti o lo fanno con sempre maggiore difficoltà.

Il governo ha destinato ulteriori 500milioni di euro alla CIG (Cassa integrazione guadagni, ndr).

Meno male! Senza dimenticare che tanti lavoratori non hanno nemmeno la CIG, riconosciamo che la decisione del Governo è stata intanto una risposta, anche se insufficiente. Mi chiedo, e credo sia una preoccupazione condivisa, quanto si potrà reggere a forza di ‘rattoppamenti’ anche perché la CIG non è nata per contrastare le crisi strutturali e le risorse pubbliche diminuiscono costantemente. E’ imprescindibile per dare ossigeno ma non basta e non può bastare. Credo serva più coraggio ma soprattutto servono meccanismi nuovi per valorizzare al massimo anche tutte le risorse pubbliche spese, legandole fortemente alla creazione di nuova produttività e ‘lavoro’, sia pubblico che privato. Dobbiamo ridisegnare il futuro, produrre lavoro e una nuova ‘etica del lavoro’ uscendo da questa fase che a me pare devastante sia sotto il profilo economico, che sociale che ‘morale’.

E il futuro di Poggibonsi, come sarà?

Il futuro di Poggibonsi è quello del nostro ‘sistema paese’. Va disegnato partendo dalle cosa che dicevo prima, vanno adeguati e innovati gli strumenti di governo e di ‘governance’. Il primo imperativo è innovare e questo è anche, e soprattutto, una questione politico-culturale perché l’innovazione non è solo quella di ‘processo e di prodotto’, come del resto la tanto discussa competitività del sistema economico non è solo un fatto tecnico e/o tecnologico. Poggibonsi è sempre stata una città che ha saputo innovarsi rinascendo su se stessa, forte di una grande mobilità sociale, che ha sempre  saputo dare a questa città una classe dirigente diffusa, all’altezza delle sfide da affrontare. E sarà così anche nel futuro.