Il presidente della Provincia, Simone Bezzini: “Se non si salva la Fondazione non c’é vincolo che tenga”

Simone Bezzini

Le decisioni assunte giovedì dal Cda di Banca Mps stanno generando nella comunità senese una forte inquietudine. Un sentimento comprensibile, legato alla preoccupazione di veder venire meno, nuovamente, alcune sicurezze che, fino poco tempo fa, sembravano inattaccabili. Credo però che, in un momento così delicato, sia necessario evitare, soprattutto da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali, logiche pregiudiziali e una guerra tra fazioni che può solo indebolire ulteriormente la città e il territorio. E’ giusto che il dibattito sia contraddistinto da più voci, ma occorre anche che le diverse posizioni siano portate avanti con spirito costruttivo, senza intenti propagandistici o, peggio, toni populistici da campagna elettorale.

Le questioni di cui si discute in questi giorni, per essere affrontate correttamente, hanno bisogno di essere contestualizzate. Oltre un anno fa abbiamo sviluppato una profonda analisi critica e autocritica su Banca e Fondazione Mps, che ha preso a riferimento il corto circuito determinatosi da un mix tra scelte sbagliate, la crisi economica e finanziaria più grave dal dopo guerra ad oggi e la rigidità ideologica degli indirizzi politici, ampiamente condivisi. A ciò si aggiunge l’avvio delle inchieste della magistratura, che dovranno appurare se queste scelte sbagliate siano state anche accompagnate da responsabilità di natura penale.

In questo quadro, va inserita la forte spinta al rinnovamento portata avanti dal Comune e dalla Provincia di Siena che, pur in presenza di forti resistenze di varia natura, ha contribuito a creare le condizioni affinché si avviasse una fase di cambiamento, a partire dal radicale rinnovamento dei vertici della Banca. Un anno fa veniva avviato da Banca Mps il percorso per ottenere un prestito dallo Stato, finalizzato a coprire i Tremonti bond, le richieste di irrobustimento patrimoniale formulate dall’Eba e i fabbisogni imprevisti, derivanti da alcune operazioni finanziarie oggetto anche di indagine da parte dell’autorità giudiziaria e di azioni legali intraprese dal nuovo management. A questo difficile quadro, si sono aggiunte le ingenti perdite emerse negli ultimi due bilanci.

Oggi il perfezionamento della procedura per il prestito dallo Stato, che dovrebbe avvenire di fronte all’Unione Europea, rappresenta un passaggio vitale per il futuro della Banca che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare. Stabilizzata la condizione patrimoniale, la partita diventa quella dell’indipendenza e dell’integrità della Banca. Una partita che passerà, inevitabilmente, dalla capacità di rimborsare il prestito attraverso il recupero di redditività, operazioni di revisione del perimetro operativo e aumento di capitale. Il recupero di redditività rappresenta la via maestra su cui concentrare tutti gli sforzi in termini di efficienza, produttività, penetrazione commerciale e innovazione, cercando sempre di coniugare questi aspetti con la sostenibilità sociale degli interventi e con la ricerca di percorsi condivisi con le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori. Ovviamente, tutto ciò è condizionato da variabili esterne, quali il perdurare della recessione e l’andamento dello spread.

A questa situazione drammaticamente complessa, si aggiunge la delicata condizione patrimoniale della Fondazione Mps, che presenta ancora fattori di rischio tali da poterne minarne l’esistenza. Per questo, continuo a ripetere da mesi, senza mai stancarmi, che la tutela del patrimonio della Fondazione è la priorità assoluta affinché essa possa tornare a espletare la sua mission istituzionale a servizio della comunità e continuare a esercitare un ruolo significativo nella compagine azionaria della Banca. Questo passa, nel breve periodo, dal progressivo rientro dal debito e, nel medio-lungo termine, da una graduale diversificazione dei suoi asset.

E’ in questo quadro che va ricondotta la discussione sulla cancellazione del vincolo del 4% al diritto di voto dei soci, su cui la prossima assemblea della Banca sarà chiamata a esprimersi. La decisione che la Fondazione prenderà dovrà basarsi su un’autonoma valutazione dell’utilità di tale misura per tutelare il proprio patrimonio. E’ bene chiarire, infatti, che se non si salva la Fondazione non c’é soglia che tenga. Solo se verrà tutelato il patrimonio della Fondazione, Siena potrà continuare a svolgere un ruolo rispetto alla Banca. Questo è il punto vero sul quale chi ha responsabilità di governo deve ragionare, senza pensare di alimentare guerre laceranti che vanno contro l’interesse della comunità senese. Allo stesso tempo mi aspetto che la Fondazione riesca a sviluppare un proprio punto di vista e una propria strategia sulla futura governancedella Banca, in termini di regole e di alleanze, con una visione di lungo periodo e una nuova classe dirigente per affrontare le sfide del futuro.